lunedì 10 novembre 2008

Violenze contro i cristiani e dialoghi di pace con gli indù in India

Violenze contro i cristiani e dialoghi di pace con gli indù in India
Il CEC chiede l’intervento del governo per il rispetto delle minoranze religiose



08 ottobre 2008 - (ve/nev) Il 1. ottobre leader della comunità cristiana e di quella hindu della regione indiana di Kerala si sono incontrati per la prima volta nell’ambito di un’iniziativa a carattere interreligioso. “Non ci può essere alcuna giustificazione della violenza nel nome della religione” ha affermato a conclusione dell’incontro Andrews Thazhath, arcivescovo cattolico di Thrissur segretario della Conferenza episcopale della regione di Kerala.
La delegazione hindu era composta da 14 personalità sia religiose - monaci - che laiche; tra di essi anche alcuni esponenti del Vishwa Hindu Parishad (Consiglio mondiale hindu), l’organismo accusato di avere precise responsabilità negli attentati che hanno colpito la comunità cristiana della regione di Orissa e in altre parti del subcontinente indiano.

Toni concilianti
“La violenza non ha parte in alcuna religione”, si legge in un comunicato congiunto approvato a conclusione dell’incontro, “ogni azione che pavimenta la strada dell’odio religioso e della disarmonia non solo non dovrebbe essere promossa ma, al contrario, dovrebbe essere fermata”. Il comunicato condanna anche le “conversioni forzate” che non sono vere conversioni e deplora “l’utilizzo della fede per scopi politici”.

Cronologia degli scontri
Le violenze nella regione dell’Orissa erano esplose dopo l’uccisione del leader Hindu Swami Laxmanananda Saraswati, avvenuta nello scorso agosto. Le responsabilità di questo attentato, attribuito a un militante delle file maoiste, sono poi state dirottate sulla comunità cristiana, accusata di promuovere una vera e propria cospirazione contro gli hindu. Da allora la situazione ha continuato ad aggravarsi, anche per l’azione di formazioni fondamentaliste che, forte di crescenti consensi, rivendicano l’India come stato confessionale esclusivamente hindu e quindi promuovono veri e propri pogrom contro le minoranze cristiane e islamiche.

Scontri in Orissa e Kerala
Nel Tamil Nadu, secondo l’agenzia Asia News, sono state colpite e vandalizzate ben sei chiese protestanti, mentre nell’Orissa sarebbero ormai 50.000 le persone costrette alla fuga in seguito alle violenze commesse contro i cristiani; altre fonti indicano cifre di profughi ancora più elevate; secondo un reportage dell’agenzia ecumenica ENI, nella regione dell’Orissa sono ormai migliaia le case di cristiani che sono state date al fuoco nella città di Kandhamal e nell’area che la circonda.

Sforzi di pace
In questo quadro drammatico si spera che l’incontro del 1. ottobre possa aprire una fase di cooperazione interreligiosa per la pace e la convivenza. Tuttavia la situazione resta tesa: i consigli cristiani di chiese in India - che raggruppano varie denominazioni - denunciano infatti l’inefficacia degli interventi dei militari a protezione dei cristiani mentre il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), con sede a Ginevra, rivolge un invito esplicito al governo indiano “perché muova passi concreti per prevenire la violenza contro le minoranze cristiane nell’Orissa così come in altre regioni dell’india”. Il 2 ottobre, anniversario della morte di Gandhi, a New Delhi oltre 10.000 cristiani hanno digiunato e marciato per denunciare il clima di violenze nei loro confronti. “La situazione a Kandmahal resta molto negativa - afferma Subarna Gosh, uno dei promotori della dimostrazione che si è conclusa sotto la statua di Gandhi -, e noi vorremmo andare lì a promuovere la pace ma le autorità ci rifiutano l’autorizzazione a raggiungere la città”.



http://www.voceevangelica.ch/index.cfm?method=articoli.notizie_gen&id=8489

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