lunedì 10 novembre 2008

Messori: perché credo

Messori: perché credo



Un libro intervista con Andrea Tornielli racconta la singolare conversione dello scrittore in una Torino afosa di molti anni fa


"Qui sto. Non posso nient'altro": si rifa alla celebra risposta di Martin Lutero a Carlo V, che gli chiedeva di ritrattare Vittorio Messori per spiegare come all'improvviso un giovane universitario di origini, educazione e famiglia agnostica si è trovato a credere nel dio dei cristiani, e in Gesù Cristo. Senza che nessun evento particolare, nessun trauma emotivo, nessuna catastrofe, o la scomparsa repentina di una persona amata potessero servire da catalizzatore a un mutamento tanto radicale di orizznti e di vita. Perché credo (o perché non credo) è la domanda che milioni di persone si fanno, o dovrebbero farsi, ogni giorno. Una conversione che era stata preceduta, ma anni prima, da qualche segnale straordinario. "Erano gli anni del liceo, a Torino, ero ancora lontano dalla svolta che mi avrebbe “costretto”alla fede. I genitori e il fratello, ancora bambino, erano andati a Sassuolo, da dove veniamo, per il primo anniversario della morte di Aldo, lo zio materno morto giovane per un ictus cerebrale. Ero solo in casa, era notte, dormivo del sonno pesante di quel giovanotto in salute che ero, quando fui svegliato dal telefono. Ripresomi a fatica, ebbi però modo di svegliarmi del tutto con una piccola passeggiata, visto che l’apparecchio era all’altro capo dell’appartamento. Sai com’era una volta, la scatola nera appesa al muro, all’entrata… Alzai la cornetta: un gran caos di disturbi elettrici, di fischi, di raschi, i disturbi che c’erano allora sulle linee quando la chiamata era interurbana e veniva da molto lontano. Dopo qualche mio 'Pronto! Pronto!' mi arrivò – chiarissima, inconfondibile – la voce, che ben conoscevo, di mio zio. Mi disse, affannato, parole che ancora adesso ricordo come se le avessi udite ieri: 'Vittorio, Vittorio! Sono Aldo! Sto bene! Sto bene!'. Subito dopo, il rumore che annunciava la caduta della linea, la fine del collegamento. Guardai l’ora. Come mi confermarono poi i miei genitori, al loro ritorno, era quella – esatta al minuto – della morte dello zio, giusto un anno prima. Ho esaminato ogni altra possibilità e ho finito con l’arrendermi all’evidenza, non essendo come gli ideologi, gli atei in primis, che fanno prevalere sui fatti il loro schema aprioristico: era proprio zio Aldo, sua era la voce, non reggono ipotesi di scherzi macabri, equivoci, allucinazioni. Né mi è possibile pensare a un sogno, visto che ero ben sveglio sia durante sia dopo la telefonata: in effetti, quella notte non tornai più tra le coltri e attesi in piedi l’alba". Ma passata la sorpresa, l'episodio fu rimosso, dice Messori, anche se anni più tardi conobbe persone che raccontarono esperienze di queste genere. Ma un giorno, nel luglio e agosto del 1964, e Messori lavorava come centralinista alla Stipel, trovò in un armadio una copia "cheap" del Vangelo, lo lesse e qualche cosa accadde. "Luce esplosa all'improvviso" dice Messori. "Tutto questo è legato, nel ricordo indelebile, a una Torino semivuota sotto la cappa estiva, alla luce implacabile di un sole senza nubi, alle tenebre del lavoro in notti torride, alla solitudine umana e, al contempo, alla compagnia straripante di un Incontro misterioso. Un incontro – e uno scontro – con il Protagonista del Vangelo che mi sembrò uscire dalle pagine per divenire presente. Nel senso fisico, vero: tanto reale era la certezza di quella Presenza. Da carta che era, per me il Verbo si fece davvero carne, dandomi gioia e inquietudine, esultanza e timore, soddisfazione per il dovere compiuto e rimorso per le infedeltà. Ciò che posso testimoniare è almeno questo: ho provato su me stesso che la fede, per il cristiano, è imbattersi in una Persona al contempo misericordiosa e severa, umana e divina, subendo la necessità incoercibile di seguirLa e di obbedirLe. In una mescolanza di slancio e di affetto; ma anche di reverente soggezione, non esente da un enigmatico spavento". L'incontro con quello che sembra così Altro e distante, nella nostra quotidianità, è sempre interessante. In particolare nella sua inspiegabilità. "Ma poi: quel Vangelo che mi trovai fra le mani, da dove veniva, perché stava in un angolo dell’armadio che mi serviva da biblioteca? Forse lo avevo preso nel cassetto di un comodino di qualche albergo, chissà dove e chissà quando; o forse mi era stato allungato da non so chi: era una cosa in effetti, modesta, da distribuzione gratuita, un’edizione tascabile, di quelle regalate da pie associazioni cattoliche o, più spesso, dalle organizzazioni protestanti americane, fiduciose nella forza della sola Parola di Dio. Ricordo, in effetti alcune illustrazioni in bianco e nero (ma la copertina era a colori, il solito Gesù con i capelli lunghi dal biondo improbabile per un galileo) che richiamavano il kitsch delle sètte made in USA. Non credo che avessi mai preso in mano quel libretto".


http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=196&ID_articolo=157&ID_sezione=396&sezione=

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