lunedì 10 novembre 2008

L'ERETCO JON SOBRINO

Notificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede su alcune affermazioni erronee del padre gesuita Jon Sobrino

La Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato una Notificazione su alcune opere del padre Jon Sobrino, della Compagnia di Gesù. Il padre gesuita è nato 68 anni fa in Spagna e da 50 anni vive in Salvador. “Diverse proposizioni” di padre Sobrino – afferma la Notificazione – “possono nuocere ai fedeli, a causa della loro erroneità o pericolosità”: tra queste il concetto di Chiesa dei poveri e di opzione esclusiva a loro favore, la negazione del valore normativo delle affermazioni del Nuovo Testamento e dei grandi Concili della Chiesa antica mettendo in dubbio punti cruciali della fede, come la divinità di Gesù Cristo, l’Incarnazione del Figlio di Dio, la relazione di Gesù con il Regno di Dio, la sua autocoscienza ed il valore salvifico della sua morte.
Le opere in questione sono due: Jesucristo liberador. Lectura històrico-teològica de Jesùs de Nazaret (Jesucristo) e La fe en Jesucristo. Ensayo desde las vìctimas (La fe).
Sui contenuti della Notificazione Giovanni Peduto ha intervistato il teologo professor don Donato Valentini:

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R. – Padre Sobrino dà rilievo alla esperienza; si precisa da parte della Congregazione: esperienza sì, ma “letta” secondo la autentica dottrina della Chiesa. Padre Sobrino afferma che “la Chiesa dei poveri” è il luogo ecclesiale per interpretare Cristo e per configurare “fondamentalmente” la cristologia. Si risponde: la Chiesa deve certo prestare attenzione e amore, in senso privilegiato, ma non esclusivo, ai poveri; però il luogo teologico fondamentale per la conoscenza della dottrina della Chiesa è la fede apostolica secondo la Vivente Tradizione della Chiesa. Padre Sobrino sostiene che le formule dogmatiche dei Concili sono “limitate e pericolose”. Si nota: esse sono limitate quanto al loro contenuto; non dicono tutto, né possono dirlo. Però, per il carisma del Magistero ecclesiastico, esprimono realmente verità cristiane e non sono “pericolose” ai fini della reale conoscenza ecclesiale della Parola. Si osserva che i “difetti” metodologici nei due scritti di padre Sobrino sono all’origine di alcuni suoi errori su Cristo.

D. - Dal punto di vista contenutistico, quali sono, secondo la Notificazione, gli errori circa la divinità di Gesù Cristo e la Incarnazione del Figlio di Dio?

R. - Primo: contrariamente alla dottrina cattolica, padre Sobrino scrive che nel Nuovo Testamento la divinità di Gesù Cristo è presente solo “in germe”; non ritiene con la “dovuta chiarezza” che in passi dello stesso Nuovo Testamento è affermata la divinità di Gesù in senso stretto e che, perciò, lo sviluppo dogmatico è in una chiara continuità con il Nuovo Testamento. Quanto all’Incarnazione del Figlio di Dio, padre Sobrino “stabilisce una distinzione fra il Figlio e Gesù, che suggerisce al lettore la presenza di due soggetti /due individui/ in Cristo: il Figlio assume la realtà di Gesù; il Figlio sperimenta l’umanità, la vita, il destino e la morte di Gesù. Non risulta con chiarezza che il Figlio è Gesù e Gesù è il Figlio”. Secondo: contrariamente alla errata nota teologia dell’ “homo assumptus” in cui l’Autore appare collocarsi, la Fede cattolica afferma l’unità della persona di Gesù in due nature, quella divina e quella umana (Concili di Efeso e soprattutto di Calcedonia). Gesù di Nazaret è vero perfetto Dio e vero perfetto uomo. L’unità della persona di Cristo “in due nature” fonda in Gesù la cosiddetta comunicatio idiomatum, ossia “la possibilità di riferire le proprietà della divinità all’umanità e viceversa”. Solo sulla base di questa possibilità, Maria è “genitrice di Dio”, Madre di Dio (Concilio di Efeso).

D. - Quali sono, secondo la Notificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, gli errori che seguono dalla precedente visione cristologica errata di padre Sobrino?

R. - Nella Notificazione, se ne evidenziano tre: la relazione di Gesù con il Regno di Dio, la autocoscienza di Gesù e il valore salvifico della sua morte. Primo: padre Sobrino “afferma certamente l’esistenza di una relazione speciale fra Gesù Cristo (mediador) ed il Regno di Dio (mediación), in quanto Gesù è il mediatore definitivo, ultimo ed escatologico del Regno”. Però “Gesù e il Regno vengono distinti in modo tale che il vincolo fra essi risulta privato del suo contenuto peculiare e della sua peculiarità”. Nota la Congregazione: in un certo modo il Regno di Dio si identifica con Gesù; esso infatti è presente e si compie in Lui. Inoltre, data la divinità di Cristo, la sua mediazione salvifica è singolare, unica, cioè a Lui solo propria, e assoluta e universale. (Dichiarazione Dominus Jesus). Secondo: padre Sobrino afferma che Gesù di Nazaret è un “credente come ognuno di noi”. Si osserva: ciò non salva la particolare relazione filiale di Gesù con il Padre; essendo Gesù Figlio di Dio fatto uomo, Egli ha, fin dal primo istante della sua esistenza, una visione diretta e immediata del Padre, una visione beatifica. Terzo: padre Sobrino della morte di Cristo enfatizza il valore di esemplarità e non ne afferma sufficientemente, chiaramente il valore di efficacia salvifica. Ora, si rileva nella Notificazione, la morte di Gesù di Nazaret ha certo un valore esemplare, ma non solo esemplare; essendo Dio fatto uomo ha pure un singolare, particolare valore salvifico: è causa di salvezza per tutti gli uomini. Gesù, lo ripetiamo, è vero Dio e vero uomo.
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Sulla vicenda ascoltiamo la riflessione del nostro direttore generale padre Federico Lombardi:

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Per comprendere il significato della Notificazione della Congregazione della Fede su alcune opere del Padre Jon Sobrino, penso che sia opportuno ricordare l’importanza della giusta comprensione della natura e dell’opera di Gesù Cristo come cuore stesso della fede cristiana.

Gesù Cristo è per la Chiesa il “mediatore” fra Dio e l’uomo, è il “pontefice”, cioè il costruttore del ponte che permette agli uomini di rientrare in rapporto di amicizia e unione con Dio, superando la distanza, la impossibilità di comunicazione provocata da una intera storia di peccati.

Per essere mediatore e ponte, Gesù Cristo deve poggiare saldamente sia sul versante dell’umanità, sia su quello della divinità. Se no, il passaggio da un versante all’altro è interrotto, o perlomeno insicuro. Fin dai primi secoli del cristianesimo questa necessità del ponte è stata affermata con forza e difesa con decisione nei confronti di numerose teorie che di fatto negavano o l’uno o l’altro pilastro fondamentale del ponte stesso: o l’umanità, o viceversa la divinità. Negando l’uno o l’altro aspetto si mette in questione in realtà la stessa salvezza dell’uomo, poiché viene a mancare la via concreta, reale, attraverso cui l’uomo può comunicare con Dio.

La riflessione teologica su Gesù Cristo ha quindi sempre dovuto tenere in conto i due aspetti, ambedue essenziali, anche se i differenti contesti storici e culturali hanno influito dando toni e accentuazioni caratteristiche alle diverse correnti teologiche o spirituali.

Spesso il contesto della esperienza cristiana porta a insistere sulla solidarietà fra Gesù e gli uomini, sulla sua partecipazione alle vicende umane: le sue controversie, la sua passione, la sua morte violenta sono cruciali per l’annuncio e per l’accoglienza del Vangelo da parte dei poveri, di chi soffre per la fede e la giustizia.

Chi vive la sua fede partecipando alle esperienze più drammatiche del popolo, coltiva naturalmente una sintonia spirituale profonda con l’umanità di Cristo, e – se teologo – è portato ad approfondire una “cristologia dal basso”, che fonda in profondità il pilastro del ponte che sta sul versante dell’umanità. E’ certo questa la situazione del P. Sobrino, nel solco caratteristico della teologia latinoamericana, così attenta al contesto del cammino di liberazione umana e spirituale dei popoli del continente. Non dimentichiamo che il P. Sobrino è stato membro di quella équipe dell’Università Centro Americana di San Salvador, sei membri della quale furono barbaramente assassinati nel 1989 proprio per il loro impegno culturale in solidarietà con il popolo salvadoregno.
Allo stesso tempo, la insistenza sulla solidarietà fra Cristo e l’uomo non deve essere portata al punto da lasciare in ombra o sottovalutare la dimensione che unisce Cristo a Dio. Perché se Cristo non è allo stesso tempo uomo e Dio il ponte manca del suo secondo appoggio e la realtà della nostra comunicazione con Dio viene messa radicalmente in questione.

Questo è il problema su cui si sviluppa l’argomentazione della “Notificazione”, che manifesta rispetto per l’opera di Sobrino e le sue intenzioni, ma ritiene di non potersi esimere dal mettere in rilievo che in alcune sue opere certe affermazioni su alcuni argomenti cruciali – come la divinità di Cristo, la Incarnazione del Figlio di Dio, l’autocoscienza di Gesù Cristo e il valore salvifico della sua morte – mettono in questione punti veramente fondamentali della fede permanente della Chiesa.

In altre parole, mettono in questione l’integrità e la stabilità del ponte che permette la comunicazione fra gli uomini e Dio, anche quella dei poveri di tutti i tempi.

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