lunedì 10 novembre 2008

L'omosessualità e la religione ebraica

L'omosessualità e la religione ebraica

L'argomento dell’omosessualità nella religione ebraica affonda le sue radici nel libro del Levitico, che fa parte della Bibbia (Torah) e che definisce i rapporti sessuali tra uomini come «abominio», punibili come un crimine capitale, anche da più di duemila anni non esiste nessun tribunale rabbinico (Halachah) che possa infliggere la sentenza prevista. La visione storica prevalente tra gli ebrei, che non è mutata dal 1220 a .C. è stata di considerare i rapporti omosessuali immorali e peccaminosi, come prescritto nel testo biblico che abbiamo citato:

«Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna: è to'eva.» (Levitico, 18:22)

e ancora::

«Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro» (Levitico, 20:13)

Il termine to'eva è normalmente tradotto come «abominio» ed è utilizzato all'interno del testo sacro in riferimento a diversi atti proibiti che includono l'incesto, l'idolatria, il cibarsi di animali impuri e anche l'ingiustizia economica. Nel contesto delle proibizioni sessuali il termine della Torah è anche interpretato come la contrazione delle parole to'eh ata vah, che significano «deviate da ciò che è naturale».

Il lesbismo, pur non essendo esplicitamente menzionato dalla Torah, viene vietato dalla letteratura rabbinica in base al verso biblico:

«Non farete come si fa nel paese d'Egitto dove avete abitato, né farete come si fa nel paese di Canaan dove io vi conduco, né imiterete i loro costumi.» (Levitico, 18:3)

Da quest’ultimo versetto riusciamo a capire anche la natura del testo biblico e la sua funzione. Il “Levitico” è una raccolta di norme di “purità” che aveva la funzione di tener distinto Israele dalle altre nazioni, quindi non può essere considerato un testo normativo che esprima la volontà divina o che la sua osservanza garantisca la salvezza dell’anima, ma è più, come ripetiamo, un testo nazionalista, fatto di norme che distinguevano l’ebreo da ogni altro popolo esistente sulla terra. Tanto è vero che gli ebrei moderni sono oggi più aperti verso l’interpretazione di queste norme e (fortunatamente) non ci risulta che abbiano mai messo in pratica, per i trasgressori, le punizioni previste nel Levitico.

Le pene per i trasgressori, soprattutto per chi praticava sodomia, erano spesso inapplicabili perché nessuno poteva controllare con chi si giaceva la notte, e nei soli casi di flagrante adulterio con un uomo o con un parente (come invece facevano gli egiziani) la pena capitale (che anticamente prevedeva la lapidazione) fu commutata in seguito con la fustigazione pubblica.



La creazione dell'uomo e della donna

Il rifiuto degli ebrei di prendere in considerazione qualsiasi presunto diritto degli omosessuali si basa sulla visione del mondo, un mondo creato da Dio su basi puramente eterosessuali.

Il Dio della Torah (Bibbia) non parla di terza sessualità ma al contrario afferma, nella Genesi, la sola creazione dell’uomo e della donna primordiali (Adamo ed Eva) e da ordine alla loro stirpe di generare figli e figlie per popolare la Terra.

Il sesso è stato creato per generare quindi la Torah non ammette all’uomo o alla donna di giocare con il sesso e lo si deduce dalla storia del malcostume delle città di Sodoma e Gomorra che in seguito ricevono la punizione divina o dalla condanna che Dio da a Onan (da cui proviene la parola onanismo) perché aveva rapporti con una donna ma non volendo figli evitava di inseminarla con il suo sperma disperdendolo a terra. Quindi i giochi sessuali sono abominio.. tanto più se sono giochi violenti (stupro) come quelli praticati nelle città di Sodoma e di Gomorra (riferimento a giochi sadomaso). Per l’ebreo chi pratica queste cose si pone in una posizione di disprezzo innanzi a Dio.



La posizione ebraica moderna

Sebbene oggigiorno si sia addolcito il tono contro coloro che praticano sodomia (non certo per i giochi sadomaso, che sono visti come aberrazione tra le più diaboliche) gli ebrei continuano ad avere un atteggiamento di razzismo e chiusura verso gli omosessuali. Essi ritengono che non è di per se l’attrazione omosessuale ad essere peccaminosa (sebbene innaturale) ma è “colui che la compie” che si mette nella condizione di grave peccato. In altre parole un omosessuale casto non commette peccato mentre l’omosessuale che ha rapporti con un uomo è responsabile davanti a Dio delle sue azioni e l’unica sua salvezza dipende dal suo fare teshuva (pentimento), scusandosi con Dio e facendo voto di non ripetere tali cose abominevoli.

Nella enciclopedia judaica curata dal rabbino Immanuel Jakobovits, alla voce omosessualità si legge:

«La legge ebraica [...] rifiuta il punto di vista che l'omosessualità debba essere considerata semplicemente come malattia o come moralmente non importante [...] La legge ebraica stabilisce che nessun'etica edonistica, anche se chiamata "amore", può giustificare l'omosessualità più di quanto possa legittimare l'adulterio o l'incesto, per quanto questi atti possano essere genuinamente interpretati con amore e consenso reciproco.»

Negli ultimi anni un piccolo numero di rabbini e credenti, principalmente aderenti al moderno ebraismo ortodosso, hanno iniziato a rivalutare il fenomeno dell'omosessualità e la risposta che comunità ortodossa deve dare agli ebrei omosessuali. Fino a poco tempo fa veniva ipotizzato che tutti gli omosessuali realizzassero i loro comportamenti come disprezzo alla legge di Dio (le-hach'is), per perversione o a causa di malattie mentali. Una maggior dimestichezza con studi sociologici e biologici, così come contatti personali con omosessuali ebrei, ha condotto alcuni esponenti ortodossi ad una visione più comprensiva del problema. Il processo ebbe inizio probabilmente fin dagli anni 70.

Il rabbino Norman Lamm, dell' Università Yeshiva di New York ed esponente dell'ortodossia moderna, scrisse qualcosa di differente. Lamm era più informato delle ricerche scientifiche e psicologiche dei primi anni '70 sull'omosessualità.
Pur riconoscendo le parole della Torah che definiscono «abominio» l'omosessualità, sulla base delle sue conoscenze Lamm, fu incline a considerarla come prodotto di una condizione psicologica dell'adolescente nei rapporti con i suoi genitori. Vista in questa maniera, l'omosessualità poteva essere ridefinita come un atto effettuato irrazionalmente, e sarebbe stato sbagliato perseguitare o giudicare gli omosessuali per le loro azioni.
«l’approccio con l’omosessuale sia di compassione e di sforzi tesi alla riabilitazione», in maniera simile a quello che già si faceva per il suicidio, vietato dalla Torah, «ma di fatto, nel corso del tempo, la tendenza è stata di rimuovere lo stigma a carico del suicida sulla base di un disturbo mentale».

«Uno non può considerare l'omosessuale ebreo diversamente da come considererebbe un ebreo che non sia completamente osservante in qualsiasi altra maniera, come, ad esempio, un ebreo che guidi il giorno del Shabbat (sabato) verso un luogo che non sia la sinagoga, o colui che non segua le prescrizioni del kosher, ecc. Di conseguenza l'ebraismo conservatore afferma che gli uomini e le donne omosessuali possono condurre la preghiera, avere una aliyah per leggere dalla Torah, e possono anche prestare servizio come educatori della gioventù e come insegnanti nelle scuole ebraiche.»

Nonostante questa visione più liberale, l'ebraismo conservatore vieta l'ordinazione rabbinica e matrimoni ed unioni civili tra omosessuali.

Nel 1992 la Committee on Jewish Law and Standards (CJLS), ente preposto, nell'ebraismo conservatore, all'interpretazione della legge ebraica stabilì che le ricerche scientifiche, psicologiche e biologiche circa la natura dell'omosessualità non consentivano di giudicare gli omosessuali seguendo letteralmente la Halakhah. Nel documento relativo alla posizione ufficiale della CJLS si legge quanto segue:

«(A) Non effettueremo cerimonie di unione per gay e lesbiche.»

«(B) Non ammetteremo deliberatamente omosessuali dichiarati nelle nostre scuole teologiche, o all'assemblea rabbinica o a quella dei cantori. Allo stesso tempo non istigheremo una "caccia alle streghe" contro coloro che sono già studenti o membri.»

«(C) [La responsabilità] se gli omosessuali possano insegnare come maestri o educatori della gioventù nelle nostre congregazioni e scuole, verrà lasciata al Rabbi autorizzato a prendere le decisioni halakhichiche della specifica istituzione del movimento conservatore. Presumibilmente, in questa come in tutte le altre materie, il rabbino effettuerà le sue scelte tenendo conto della sensibilità degli appartenenti alla sua congregazione o scuola. L'interpretazione data dal rabbino alla legge ebraica su queste questioni [...] sarà inoltre un fattore determinante in queste decisioni.»

«(D) Similmente, il Rabbi di ogni istituzione del movimento conservatore, in accordo con i leader laici [della comunità], è incaricato di formulare politiche relative all'eleggibilità di omosessuali per le pratiche di culto e posizioni di leadership laica [all'interno della comunità]»

«(E) In ogni caso, in accordo con le deliberazioi della Rabbinical Assembly e della United Synagogue noi siamo con la presente ad affermare che gay e lesbiche sono benvenuti nelle nostre congregazioni, gruppi giovanili, campi e scuole» ( CJLS Consensus Statement of Policy Regarding Homosexual Jews in the Conservative Movement, /25 marzo 1992)



http://www.chaincastle.com/philo14e.htm

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