domenica 16 novembre 2008

La suora "eretica" e la prostituta

24/10/2008 - IL VECCHIO CRONISTA

La suora "eretica" e la prostituta



IGOR MAN

Madre Teresa (1912-1997), l’abbé Pierre (1912-2007), suor Emmanuelle (1908-2008): i grandi vecchi di Dio se ne vanno. Ognuno di loro è morto come sperava. Madre Teresa di Calcutta in fuga dai funerali di Stato, la minuscola bara passata di mano in mano sino al tempio della Dea Kalì dove i suoi amici indiani avevano ritagliato uno spazio per lei; l’abbé Pierre che dice ai confratelli di non accendere la luce perché «sta arrivando Gesù»; suor Emmanuelle svanita dormendo all’alba dello scorso ottobre, diceva di non temere la morte ma il «prima» (l’agonia) e ogni notte, addormentandosi, «Signore, prendimi nel sonno», pregava. Il Vecchio Cronista ha avuto la ventura di passare una bella serata con lei. Accadde a Palermo nel settembre 2002, dopo la preghiera interreligiosa guidata dalla Comunità (laica) di Sant’Egidio. Nella corte cardinalizia avevano preparato un buon pranzo, Angela ci piazzò al tavolo di suor Emmanuelle. Ogni tanto lei rimaneva con la forchetta a mezz’aria: «Questo buon boccone - bisbigliava,- piacerebbe a Labib, sì a Labib Adli». E chi è Labib? «È l’egiziano che mi ha fatto scoprire gli zabbalín, gli straccivendoli. È lui che mi ha portato a Ezbet el-Nakhl».

In quel luogo non luogo infame dove underdogs in sembianze umane selezionano e riciclano l’immondizia del Cairo, la suora trova «il posto giusto». Per pregare. Nella sua baraccopoli la ragazza-bene che s’è fatta monaca mettendo in crisi l’intera sua famiglia, lei, suor Madeleine Cinquin detta Emmanuelle, arrangia un alloggio saccheggiato dai topi e da tre maiali, col bagno pubblico dietro un cumulo di sterco e monnezza. In quel tempo ha 62 anni, spera di mettere un po’ d’ordine nel letamaio abitato da centomila disgraziati. In quel luogo-non-luogo coabitano islamici cristiani copti, pochi cattolici. Contro le autorità religiose, la suora si ostina a rimanere «a casa mia», come dice. E giorno dopo giorno diventa «una di loro» adoperandosi per dare a chi non ha quel che desidera: il campo di calcio, la scuola, la dignità del lavoro. Ad adottarla sono in primis le donne che grazie a lei scoprono la dignità. Ma se gli straccivendoli alla fine l’adottano, il rapporto con le autorità religiose rimane difficile: c’è chi l’accusa d’essere «eretica», persino. In fatto suor Emmanuelle è una credente atipica: proclama di rinunciare al proselitismo, nega, fortemente nega che fosse necessario crocefiggere Gesù. E lo scrive ai superiori. «Mi infastidisce - afferma -, l’idea ch’era necessario che Gesù morisse affinché suo padre ci perdonasse. Ma come: Dio ch’è amore senza confini avrebbe avuto bisogno di sacrificare il suo stesso figlio per rimediare ai nostri peccati? Dio coinvolto nell’assassinio di suo figlio, lui che perdona settanta volte sette, vale a dire sempre? Cristo non è morto per far piacere a suo padre, tuttavia non significa ch’egli non sia morto per noi. Sì, è morto per noi perché si è fatto uno di noi. Ha accettato, per rivelarci ch’era Dio, di morire come noi». Ed è interessante che per dar nerbo al suo discorso, la suora degli straccivendoli citi l’allora cardinale Ratzinger: «Alcuni testi di devozione sembrano suggerire che la giustizia inesorabile abbia preteso un sacrificio umano, il sacrificio del suo stesso figlio. Questa immagine è tanto diffusa quanto fallace» (J. Ratzinger, Foi chrétienne hier et aujourd’hui, Mame 1976).

Congedandoci, chiesi alla suora quale fosse il ricordo suo più bello. «Nel ferragosto del 1967 il caldo si mangiava i polmoni. Avevo sete ma la mia borraccia era sparita. La mia vicina, L., professione meretrice, alzò la stuoia che le faceva da giaciglio e divise con me l’acqua che aveva nascosta. La bevemmo tutta. Insieme». La suora e la prostituta, lodando San Francesco.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=5157&ID_sezione=&sezione=

Nessun commento: