venerdì 8 maggio 2009

TERREMOTI E PERSECUZIONI

TERREMOTI E PERSECUZIONI



Siamo rimasti tutti molto scossi nel vedere a quali grandi prove è stata sottoposta la popolazione dell’Abruzzo, e quali esempi di coraggio e di eroismo abbia dato in una situazione così tragica come quella del terremoto! Questi fatti ai quali è esposta purtroppo tutta l’Italia a motivo della spinta del continente africano verso il Nord, a detta degli sismologi, hanno anche innescato una meravigliosa gara di solidarietà che rende onore alle nostre Istituzioni. Ma la disperazione di chi ha perduto in un attimo tutto è così forte da scuotere anche la fede in Dio. E’ il momento della grande prova: quando la natura mostra il suo volto di matrigna e fa toccare con mano l’impotenza dell’uomo, o ci si rifugia in Dio, o si rischia di rinnegarlo.

Da sempre la Sacra Scrittura ci ricorda la precarietà della nostra vita sulla terra con le parole del Salmo: “Gli anni dell’uomo sulla terra sono settanta, ottanta per i più robusti, per lo più intrisi di fatica e di dolore, passano in fretta e noi ci dileguiamo”. Anche la Chiesa, consapevole della nostra realtà di creature in un mondo imperfetto che attende cieli nuovi e terra nuova, ha sempre insegnato a invocare la misericordia di Dio davanti agli sconvolgimenti della natura che sovrastano il potere dell’uomo, con le cosiddette preghiere di “Rogazione”:

“A fulgore et tempestate, a flagello terraemotus, a peste, fame et bello, LIBERA NOS DOMINE!

Da qualche decennio, però, con l’avanzare di raffinate scoperte scientifiche che hanno creato la vita in laboratorio pretendendo di risolvere tutti i problemi e incoronando l’uomo al posto di Dio, queste bellissime preghiere sono state abbandonate, proprio perché si è abbandonata la fiducia in Dio. E così le umili “Rogazioni” sono state sostituite dalle moderne “Presunzioni”, che recitano più o meno così: “Dall’inquinamento del pianeta, dalle polveri sottili, dal disboscamento delle foreste, causa di terremoti e calamità, liberaci, o Uomo, e preparaci un futuro geneticamente perfetto.” Anzi, certi cultori dell’ecologismo esasperato accusano l’uomo di essere la causa principale dell’inquinamento e per questo vorrebbero eliminarlo, in ossequio a quel detto secondo cui “dopo aver eliminato Dio, si finisce con eliminare anche l’uomo”. Non è dunque fuori luogo vedere in queste prove che Dio permette un richiamo a tornare a Lui e a rettificare la nostra vita.



In tutti i casi, la consapevolezza della precarietà della nostra esistenza, non deve affatto indurci ad assumere atteggiamenti da rassegnati, da pessimisti, da perdenti, bensì da veri combattenti, da costruttori, da artisti, sull’esempio di Cristo e dei Santi che ci hanno insegnato a costruire una città terrena degna dell’uomo, sia nella gioia che nel dolore, alleviando molte sofferenze. Perciò è bene utilizzare da una parte tutte le innovazioni tecnologiche e scientifiche atte a rendere la vita più sicura, efficiente e anche bella, secondo i disegni di Dio, ma nello stesso tempo renderci consapevoli che siamo dei viandanti in cammino verso la Vita Eterna, amati da Dio che dà senso, forza e giovinezza alla nostra vita.



Spaziando poi lo sguardo oltre le macerie della nostra Patria causate dalla “cattiveria” della natura, vediamo che ci sono nel mondo altre macerie causate invece dalla cattiveria dell’uomo: guerre crudeli, violenze, omicidi, bestemmie, sacrilegi, pornografia, soprusi, tradimenti, prostituzioni, furti, ecc. e non meno pesanti sono le macerie causate dalle persecuzioni contro i cristiani nel mondo, i quali si trovano all’improvviso a perdere, peggio di un terremoto, la vita, la casa e perfino la loro terra, perché braccati e costretti a rifugiarsi altrove. Il tutto nel più assoluto silenzio dei media, perché in queste parti del mondo non si trovano generosi volontari che assistono, ma feroci terroristi che uccidono, con un tributo di sangue che si pensa coinvolga circa 160.000 vittime all’anno. (A:Socci, I cristiani perseguitati, Ed. Piemme)

E’ una cosa talmente grave il peccato commesso dall’uomo contro Dio e contro gli uomini che vale la pena di narrare un episodio molto significativo. Un giorno San Giovanni Calabria, osservando dal colle con grande sofferenza la sua Verona ridotta dalla furia dei bombardamenti a un cumulo di macerie, ebbe ad esclamare: “Un solo peccato mortale è ben peggiore di tutto questo disastro”.

Patrizia.stella@alice.it

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