venerdì 8 maggio 2009

DOVE ERA DIO DURANTE IL TERREMOTO ?

Ho sentito dire che qualcuno si è chiesto dove era Dio durante il terremoto dell’Aquila.

Addirittura sembra che qualcuno abbia perso la fede a causa di questo cataclisma.

Io mi chiedo: c’era veramente una fede radicata in coloro che hanno perso la loro fede a causa del terremoto dell’Aquila? Era gente ben formata nella fede, questa? …..la risposta diretta che mi viene è la seguente: normalmente chi perde la fede a causa della sofferenza non aveva una fede veramente profonda.

La fede non è sentimento, stiamo bene attenti, la fede è intelligenza e volontà; la fede non si nutre di comodità o di benessere, si nutre di preghiera, di meditazione della Passione, di digiuno, di umiltà, di Sacramenti degnamente ricevuti……

La fede nasce e cresce all’ombra della Croce e della Risurrezione ….la fede sa che Dio non voleva la morte per l’uomo, la morte è stata causata da noi uomini, con il peccato, ….la fede sa che Dio non voleva la sofferenza, la sofferenza è stata causata dal peccato …..la fede sa che il più grande dono che Dio ci fa è la Croce ………la fede sa che l’Amore di Dio sta nel fatto che Lui ci vuole donare una eternità beata, dopo la morte ….la fede sa che la morte non è il momento più brutto della vita ma il più bello ….

Allora…che fede era quella di coloro che sono diventati increduli dopo il terremoto dell’Aquila? ….Io temo che quella, nella grandissima maggioranza dei casi, era una parvenza di fede ….era una fede umanizzata e paralizzata, era una fede distorta, che non ha saputo leggere rettamente gli eventi. Invece di prendersela con sé stessi e con il peccato, convertendosi, queste persone se la sono presa con Dio…… Sono caduti molto stoltamente nella trappola di satana che, come sapete, tende a rovesciare radicalmente la realtà per farci pensare che essa sia il contrario di ciò che realmente è……

Stiamo dunque bene attenti quando incontriamo persone che dicono di credere, verifichiamo bene che la loro fede sia reale e non un sentimento vago. Se verifichiamo che la loro fede è un sentimento avvertiamoli, svegliamoli, scuotiamoli, illuiminamoli prima che sia troppo tardi.

Dove era Dio durante il terremoto? Era nel cuore della gente per sostenerla, era negli eventi, per mettere noi uomini alla prova, era nei buoni che hanno rischiato per aiutare gli altri …..Dio era ed è più reale e più presente di tutto ….. La vera domanda da porsi è: dove erano e dove sono le menti e i cuori degli uomini ? …..la risposta pare che debba essere la seguente: i cuori degli uomini, in gran parte, erano e sono nel nulla del peccato, perciò arrivavano e arrivano a chiedersi dove era Dio durante il terremoto …..Solo una mente ottenebrata può chiedersi dove sia Colui che è, dovunque, super presente ….



E poi, carissimi, rendiamoci sempre bene conto che il silenzio di Dio non esiste ……esiste invece la durezza dell’uomo e la sua sordità alle parole e alle verità che Dio continuamente insegna attraverso la sua Chiesa……Dio parla continuamente attraverso il vangelo, attraverso i buoni sacerdoti, vescovi etc. …Dio parla attraverso il Papa ……se gli uomini non vogliono ascoltare abbiano almeno l’onestà di dire che sono loro stessi, con la loro sordità, la causa dei loro mali……





Perché Dio non ascolta le mie preghiere?



Risposta: Dio “obbedisce” a chi gli obbedisce; la Madonna ha obbedito pienamente a Dio e perciò è Mediatrice di tutte le grazie ….





…..e tu? …..è chiaro che se continui a disobbedirgli, Lo invocherai ma Lui non ti risponderà ……….



Qualche idea per farti arrivare alla perfetta obbedinza ….



perché non ti trovi un confessore stabile e un direttore spirituale che possano guidarti e a cui tu puoi obbedire? I santi sono diventati tali anche attraverso l’umile obbedienza al direttore spirituale ….



…..

Considera che Dio ascolta soprattutto le preghiere degli umili ….e la vita di umiltà consiste in ciò che dico qui di seguito ….





§. I. PRATICA DELL'UMILTÀ



Chi non è umile, non può piacere a Dio, il quale non può soffrire i superbi. Egli ha promesso di esaudir chi lo prega, ma se lo prega un superbo, il Signore non l'esaudisce; agli umili all'incontro diffonde le sue grazie: "Deus superbis resistit, humilibus autem dat gratiam" (Iac. 4. 6). L'umiltà si distingue in umiltà d'"affetto" ed umiltà di "volontà". L'umiltà d'affetto consiste nel tenerci noi per quelli miseri che siamo, che niente sappiamo e niente possiamo, se non far male. Quanto abbiamo e facciamo di bene, tutto viene da Dio. Veniamo alla pratica. In quanto all'umiltà d'affetto dunque, per I. non mettiamo mai confidenza alle nostre forze ed a'1 nostri propositi; ma diffidiamo e temiamo sempre di noi. "Cum metu, et tremore vestram salutem operamini" (Phil. 12).2 Dicea S. Filippo Neri:3 "Chi non teme, è caduto". Per 2. non ci gloriamo mai delle cose nostre, come de' nostri talenti, delle nostre azioni, della nostra nascita, de' nostri parenti e simili. Perciò è bene che non parliamo mai dell'opere

nostre, se non per dire i nostri difetti. Ed il meglio è non parlar mai di noi, né di bene, né di male: perché anche nel dirne male, sorge spesso in noi la vanagloria d'esser lodati, o almeno d'esser tenuti per umili, sicché l'umiltà si riduce a superbia.



Per 3. non ci sdegniamo con noi stessi dopo il difetto. Ciò non è umiltà, ma superbia, ed è anche arte del demonio per farci diffidar


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in tutto e lasciar la buona vita. Quando ci vediamo caduti, diciamo come dicea S. Caterina da Genova:4 "Signore, questi sono i frutti dell'orto mio". Allora umiliamoci e subito rialziamoci dal difetto commesso con un atto d'amore e di dolore, proponendo di più non ricadervi e confidando nell'aiuto di Dio. E se per disgrazia ritorniamo a cadervi, sempre facciamo così. Per 4. vedendo le cadute degli altri, non ce ne ammiriamo; ma compatiamoli e ringraziamo Dio, pregandolo a tenerci le mani sopra; altrimenti il Signore ci punirà con permettere che cadiamo negli stessi peccati e forse peggiori di quelli. Per 5. stimiamoci sempre i maggiori peccatori del mondo; e ciò quantunque sapessimo che altri abbiano più peccati de' nostri; poiché le nostre colpe commesse dopo tanti lumi e grazie divine peseranno più avanti a Dio, che le colpe degli altri, benché in maggior numero. Scrive S. Teresa:5 "Non credere d'aver fatto profitto nella perfezione, se non ti tieni per lo peggiore di tutti, e non desideri d'esser posposto a tutti".



L'umiltà poi di "volontà" consiste nel compiacerci d'essere disprezzati dagli altri. Chi si ha meritato l'inferno, merita d'essere calpestato da' demonii per sempre. Gesu-Cristo vuole che impariamo da lui ad essere mansueti ed umili

di cuore: "Discite a me, quia mitis sum, et humilis corde" (Matth. 11. 29). Molti sono umili di bocca, ma non di cuore. Dicono: "Io sono il peggiore di tutti: merito mille inferni". Ma poi se uno li riprende, o lor dice una parola che non piace, si voltano con superbia. Questi fanno come i ricci,6 che subito che son


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toccati, si fanno tutti spine. Ma come? voi dite che siete il peggiore di tutti e poi non potete soffrire una parola? Il vero umile, dice S. Bernardo,7 si stima vile e vuol essere riputato vile anche dagli altri.



Per I. dunque, se volete esser vero umile, quando ricevete qualche ammonizione, ricevetela con pace e ringraziate chi v'ammonisce.8 Dice il Grisostomo9 che il giusto, quando è corretto, si duole dell'errore commesso; ma il superbo si duole che sia conosciuto l'errore. I santi anche quando son incolpati a torto, non si difendono, se non quando la difesa è necessaria per evitare lo scandalo degli altri, altrimenti tacciono e tutto offeriscono a Dio.



Per 2. allorché ricevete qualche affronto, soffritelo con pazienza ed accrescete l'amore a chi vi disprezza. Questa è la pietra paragone per conoscere, se una persona è umile e santa. Se ella si risente, ancorché facesse miracoli, dite ch'è canna vacante. Dicea il Padre Baldassarre Alvarez10 che il tempo delle umiliazioni è tempo di guadagnare tesori di meriti. Guadagnerete più in ricever con pace un disprezzo, che se faceste dieci digiuni in pane ed acqua. Son buone le umiliazioni, che facciamo da per noi [davanti]11 agli altri, ma molto più vale l'accettar le umiliazioni che dagli altri vengono fatte a noi, perché in queste vi è meno del nostro, e vi è più di Dio; onde vi è assai maggior profitto, se lo sappiamo soffrire. Ma che sa fare un cristiano, se non sa soffrire un disprezzo per Dio? Quanti disprezzi Gesu-Cristo ha sofferti per noi? schiaffi, derisioni, flagelli, sputi in faccia? Eh se portassimo amore a Gesu-Cristo, non solo non faressimo12 risentimento negli affronti, ma ce ne compiaceressimo,13 vedendoci disprezzati, come fu disprezzato Gesu-Cristo.







Adesso ….probabilmente hai capito molto bene perché Dio non ti e non ci ascolta ……

….perciò, da oggi invece di chiederci perché Dio non ci ascolta domandiamoci perché noi non lo ascoltiamo ….cioè domandiamoci perché siamo poco obbedienti e poco umili ………





D. Tullio

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