domenica 22 febbraio 2009

C'è un diritto alla morte? Di chi è la decisione? E' lecito uccidere per pietà?

LIBERAZIONE DAL PENSIERO MODERNISTA
DELL'EUTANASIA


C'è un diritto alla morte? Di chi è la decisione? E' lecito uccidere per pietà?

Periodicamente i partiti politici che si definiscono libertari, approfittano di vicende umane dolorose per rilanciare a necessità di una legge che consenta l'eutanasia.
La parola significa "ben morire" e viene dal greco: eu : buona, bella, dignitosa e tànatos : morte.
Tutti desiderano una buona morte ma questa giusta aspirazione introduce due domande: 1) La legge dovrebbe consentire la soppressione degli inguaribili? 2) Fino a che punto è lecito alleviare le sofferenze?
Già i popoli più o meno barbari eliminavano gli anziani perché ritenuti disutili e per il medesimo motivo erano spesso fatti morire bimbi maschi e femmine deformi e deboli.
Fu il Cristianesimo che divulgò il comandamento dato a Mosè: " Non uccidere ", traducibile "Non assassinare".

Oggi che laicismo di ogni colore, scetticismo o secolarismo cercano di togliere Dio dalla storia umana come nel tempo prediluviano, si vorrebbe dare un senso di "progresso civile" alla vita e quindi alla possibilità di sopprimerla. Come diceva Sartre Jean - Paul (1905-1980), filosofo, scrittore e giornalista politico francese: "se Dio non esiste, tutto è possibile". Per i cristiani nessuno, unanimemente, può trasformare un delitto in diritto.
L'innocente non può essere ucciso da nessuno: il consenso del candidato all'eutanasia equivarrebbe al suicidio, negli altri casi si tratterebbe d'omicidio.
L'attuale legislazione, in ogni modo, ritiene che l'uccisione di un essere umano, eccezion fatta per la legittima difesa in stato di necessità, non può mai considerarsi lecita. L'art. 5 del Codice Civile classifica la vita e l'integrità personale tra i beni indispensabili anche vi è il consenso dell'interessato.
La duplice domanda che ci si è posta è complicata nella risposta dal fatto che non c'è una definizione uniforme di vivo o morto, inguaribile, morente … Gli stessi medici hanno a volte ammesso che "la consapevolezza" della morte è difficile da studiare in modo obbiettivo.

A volte, poi, gli sforzi per mantenere in vita possono trasformarsi in sforzi per prolungare l'agonia. Di conseguenza la nascita di club, gruppi di pensiero degli slogan come: "diritto a morire con dignità", non dare anni alla vita ma vita agli anni, "possibilità di troncare l'insopportabilità della sofferenza". Ultimamente pressioni provengono da ammalati d'Aids che chiedono di porre fine alle sofferenze degli inguaribili tra loro.

In ogni modo al quesito: "La legge dovrebbe consentire la soppressione degli inguaribili?", il cristiano deve rispondere: NO. La vita va rispettata e preservata, è un dono di Dio: " Poiché in te è la fonte della vita e per la tua luce noi vediamo la luce ". ( Salmo 36:9 ). Il comandamento è chiaro "Non uccidere". Lo Stato italiano ha una legislazione che allo stato va osservata perché non in contrasto con quella di Dio ( cfr. Atti 5: 29 ) " Ma Pietro e gli altri apostoli risposero: "Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini. ". L'apostolo Paolo insegnò che " Perciò è necessario stare sottomessi (alle autorità) , non soltanto per timore della punizione, ma anche per motivo di coscienza ". ( Romani 13: 5 ).

Quanto al secondo interrogativo: "Fino a che punto è lecito alleviare la sofferenza?", la risposta è senz'altro: fino a qualsiasi livello purchè siano leciti i "mezzi" usati. La liceità si deve sempre basare sugli "effetti" dannosi che tali mezzi provocano. Ad esempio, alcuni accelerano la morte il che, è illecito. In questo caso bisogna distinguere tra: farmaci che provocano la morte e quelli che togliendo il dolore abbreviano la vita. Altri medicinali privano della coscienza completamente, questo richiederebbe un permesso preventivo. In ogni caso mai sarebbe giusto privare di consapevolezza un uomo non pronto spiritualmente alla morte. Lo scudiero del re biblico Saul, rifiutò di accogliere la richiesta del re di aiutarlo a " morire con dignità " e il neo re Davide condannò a morte chi invece accettò di farlo ( I° Samuele 31: 4; II° Samuele 1: 6-16 ) " Saul disse al suo scudiero: "Sfodera la spada e trafiggimi, affinché questi incirconcisi non vengano a trafiggermi e a farmi oltraggio". Ma lo scudiero non volle farlo, perché aveva paura. Allora Saul prese la propria spada e vi si gettò sopra. "; " 6 Il giovane che gli raccontava queste cose, disse: "Mi trovavo per caso sul monte Ghilboa e vidi Saul che si appoggiava sulla sua lancia e i carri e i cavalieri stavano per raggiungerlo. 7 Egli si voltò indietro, mi vide e mi chiamò. Io risposi: Eccomi. 8 Egli mi chiese: Chi sei? Gli risposi: Sono un Amalechita. 9 Egli mi disse: Avvicínati a me e finiscimi, perché sono preso da vertigine, anche se sono ancora vivo. 10 Io dunque mi avvicinai e lo uccisi, perché sapevo che, una volta caduto, non avrebbe potuto vivere. Poi presi il diadema che egli aveva in capo, il braccialetto che aveva al braccio, e li ho portati qui al mio signore". 11 Allora Davide prese le sue vesti e le stracciò, lo stesso fecero tutti gli uomini che erano con lui. 12 Fecero cordoglio e piansero e digiunarono fino a sera, a motivo di Saul, di Gionatan, suo figlio, del popolo del SIGNORE e della casa d'Israele, perché erano caduti in battaglia. 13 Poi Davide chiese al giovane che gli aveva raccontato quelle cose: "Di dove sei?" Quegli rispose: "Sono figlio di uno straniero, di un Amalechita". 14 Davide gli disse: "Come mai non hai temuto di stendere la mano per uccidere l' unto del SIGNORE?" 15 Poi chiamò uno dei suoi uomini e gli disse: "Avvicínati e colpisci costui!" Quello lo colpí ed egli morí. 16 Davide gli disse: "Il tuo sangue ricada sul tuo capo, perché la tua bocca ha testimoniato contro di te quando hai detto: Io ho ucciso l'unto del SIGNORE" . Alcune considerazioni s'impongono in tema di così delicata implicazione.

Rebecca, gravida del patriarca Isacco, preoccupata del suo stato di salute " andò a consultare l'Eterno " ( Genesi 25: 22 ). Avvertendo i gemelli che si urtavano nel suo corpo, lei si chiese: " perché vivo? " e richiese l'aiuto divino. Prima d'ogni decisione occorrerà fare nello stesso modo.
L'integro re Ezechia era affetto da male inguaribile ma Dio lo guarì. Non bisogna concludere

frettolosamente l'inevitabilità della morte imminente. Ci sono precise e personali promesse bibliche, per la possibile guarigione da infermità. E come alcune di seguito " Se tu ascolti attentamente la voce del SIGNORE che è il tuo Dio, e fai ciò che è giusto agli occhi suoi, porgi orecchio ai suoi comandamenti e osservi tutte le sue leggi, io non ti infliggerò nessuna delle infermità che ho inflitte agli Egiziani, perché io sono il SIGNORE, colui che ti guarisce " ( Esodo 15: 26 ). " Egli perdona tutte le tue colpe, risana tutte le tue infermità " ( Salmo 103: 3 ). " … mediante le sue lividure noi siamo stati guariti". ( Isaia 53: 5 ). " Ma per voi che avete timore del mio nome spunterà il sole della giustizia, la guarigione sarà nelle sue ali; voi uscirete e salterete, come vitelli fatti uscire dalla stalla ". ( Malachia 4: 2 ).

Non bisogna mai disperarsi, neanche nel caso di vicende dolorose.

La Bibbia dice che si può essere " Perplessi ma non disperati ". Come il paziente Giobbe bisognerà sempre concludere: " L'Eterno ha dato, l'Eterno ha tolto; sia benedetto il nome dell'Eterno ".
Presto verrà il giorno in cui nessuno dirà: " Sono malato " ( Isaia 33:24 ). Non si tratta di discutere del diritto a morire ma di quello alla vita. E' detto: " Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna; ma chi rifiuta di credere al Figliuolo non vedrà la vita, ma l'ira di Dio resta sopra lui. ".

Gesù insegnò che la vita umana ha un gran valore agli occhi del Padre: " Cinque passeri non si vendono per due soldi? Eppure non uno di essi è dimenticato davanti a Dio;7 anzi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete dunque; voi valete piú di molti passeri ". ( Luca 12: 6,7 ).



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