domenica 25 gennaio 2009

Vescovo negazionista, l'ira di Israele

25/1/2009 (20:6) - IL PERDONO AI LEFEBVRIANI
Vescovo negazionista, l'ira di Israele

Continuano le polemiche da parte del mondo ebraico sulla decisione di Benedetto XVI di perdonare i quattro vescovi ultra-conservatori lefebvriani
CITTÀ DEL VATICANO
Continuano le polemiche da parte del mondo ebraico sulla decisione di Benedetto XVI di perdonare e riammettere nella Chiesa cattolica i quattro vescovi ultra-conservatori lefebvriani, tra cui un presule britannico, Richard Williamson, che nega la Shoah. Oggi il Museo dell’Olocausto Yad Vashem di Gerusalemme (dove è esposta la targa sul «silenzio» di Pio XII) ha diffuso un comunicato di dura critica al Vaticano. Ma fonti del ministero degli Esteri israeliano hanno assicurato che la visita di Benedetto XVI, prevista per il prossimo maggio, continua ad essere «in cantiere» e non è messa in pericolo da queste nuove controversie.

Dal Vaticano oggi nessun ulteriore commento sulla vicenda: valgono - si fa notare - le parole dette ieri da padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, che aveva condannato le tesi revisionistiche del vescovo britannico ma aveva anche sottolineato come la revoca della scomunica fosse un gesto assolutamente a sè stante e distinto dagli atteggiamenti personali dei singoli. Williamson «è una questione interna» della Chiesa cattolica, ha ammesso lo Yad Vashem: ciò non toglie però che sia «scandaloso» per un vescovo cattolico negare l’Olocausto. «La negazione dell’Olocausto - si legge nel comunicato diffuso a Gerusalemme - non solo rappresenta un insulto per i superstiti, per la memoria delle vittime e per i Giusti fra le Nazioni che rischiarono le loro vite per salvare ebrei, ma è anche un attacco brutale alla Verità ».

«Anche se la revoca della scomunica è indipendente dai commenti di Williamson sull’Olocausto - dice ancora Yad Vashem - che tipo di messaggio essa lancia circa l’attitudine della Chiesa verso l’Olocausto?». Oggi il Papa non ha fatto alcun accenno esplicito alla sua decisione di revocare la scomunica agli scismatici lefebvriani. Tuttavia, celebrando in serata i Vespri di chiusura della settimana del dialogo per l’unità inter-cristiana, ha sottolineato che servono «gesti coraggiosi di riconciliazione tra noi cristiani». Al rito, celebrato nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura a Roma, hanno assistito, come è tradizione, rappresentati anglicani, luterani e del patriarcato ortodosso di Costantinopoli. Le diversità tra i cristiani - ha spiegato il Pontefice - sono «legittime» ed anzi possono trasformarsi da ostacolo a «ricchezza nella molteplicità delle espressioni di una fede».

Il Papa ha anche ricordato che 50 anni fa, il 25 gennaio del 1959, esattamente nella Basilica paolina, Giovanni XXIII manifestava per la prima volta la sua intenzione di convocare un «Concilio ecumenico per la Chiesa universale». Una «provvida decisione», ha commentato Ratzinger. «Il concilio Vaticano II - ha osservato - ci ha prospettato che ’il santo proposito di riconciliare tutti i cristiani nell’unità della Chiesa di Cristò, una e unica, supera le forze e le doti umane "comuni"». Infine un accenno alla Terra Santa, dove l’unità dei cristiani è particolarmente «importante».

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200901articoli/40380girata.asp

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