martedì 2 giugno 2009

Osel Hita Torres, il giovane spagnolo che non vuole più essere la reincarnazione di un maestro Lama


Buddismo/ Lama: Osel Hita Torres, il giovane spagnolo che non vuole più essere la reincarnazione di un maestro Lama
di Riccardo Panzetta*
Ha detto basta. Ed è andato via. Niente più preghiere o meditazione. Basta anche a quella rigida formazione dottrinaria cui i monaci buddisti lo hanno avviato sin da quando aveva poco più di un anno. Osel Hita Torres, 24 anni, non vuole più essere (o credere di essere) la reincarnazione di un maestro Lama morto venticinque anni fa. Ha deciso di lasciarsi tutto alle spalle, il giovane ragazzo spagnolo, e di dedicarsi al cinema, frequentando un corso triennale di cinematografia all’Università di Madrid.

La sua è una fuga dalla vocazione, impostagli quando aveva appena 14 mesi. «Mi hanno tolto alla mia famiglia - ha dichiarato - mi hanno gettato in un mondo medievale dove ho sofferto come un cane».

Tutto inizia con la morte del maestro Lama Yeshe. E’ il 1984 e il guru tibetano, stravagante e molto amato, lascia un vuoto spirituale nei suoi discepoli. Uno di essi, Lama Zopa, si mette subito alla ricerca della reincarnazione del suo adorato maestro. Una serie di visioni, sogni e premonizioni conducono Lama Zopa in un centro buddista poco lontano da Grenada, dove incontra i genitori del piccolo Osel, anch’essi allievi del defunto Yeshe.

Il bimbo viene inserito in una lista di dieci potenziali “reincarnazioni” e l’elenco viene spedito al Dalai Lama. Dopo mesi di “verifiche” e studi, viene scelto Osel che parte per l’India per ricevere la sua educazione monastica.

I genitori, nel frattempo, divorziano e la madre si mostra irrequieta e insofferente verso l’investitura mistica di suo figlio. Nel 1995 rilascia un’infuocata intervista al New York Times in cui sostiene che il piccolo Lama ha ancora bisogno delle cure materne e si scaglia contro i monaci accusati di viziarlo e di trasformarlo in un piccolo tiranno. Inizia una querelle che si conclude con una concessione: la madre potrà vedere più spesso suo figlio, insegnargli lo spagnolo a patto di mantenere un comportamento più equilibrato.

Il giovane Lama spagnolo è diviso tra due mondi quello familiare-affettivo e quello monastico-spirituale. Alla fine il giocattolo si rompe e Osel, stufo di battere una strada che non sentiva più sua, molla la tonaca e torna a casa. Per assecondare il karma che sente più suo: fare il regista e girare un film. Magari il seguito del “Piccolo Buddha”.

*Scuola superiore Giornalismo Luiss


http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/buddismo-lama-osel-hita-torres-il-giovane-spagnolo-che-non-vuole-piu-essere-la-reincarnazione-di-un-maestro-lama-33819/

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ARTICOLO DEL 2007
Il «Piccolo Budda» si dà al cinema
Osel Hita, 22 anni, reincarnazione del lama Thubten, si è stancato del monastero in Tibet e si è iscritto a una scuola canadese di regia

MADRID – Sempre di luce si tratta, in fondo: ma invece di inseguire l’illuminazione spirituale, il «piccolo Budda» spagnolo ha preferito seguire le orme dei fratelli Lumière. E darsi al cinema. Osel Hita, la cui vicenda ispirò il regista Bernardo Bertolucci, ora ha 22 anni e, quando nacque, con un parto quasi senza dolore, in un ospedale di Granada, il 12 febbraio 1985, era un bimbo stranamente sereno e placido: non piangeva mai, era radioso. Perciò fu chiamato «Osel», luce chiara in tibetano, e fu riconosciuto dal Dalai Lama come la reincarnazione del lama Thubten Yeshe, morto undici mesi prima in California.
I genitori di Osel, ora divorziati, appartengono alla comunità buddista locale e a metà degli anni Ottanta decisero con entusiasmo di assecondare il disegno divino, avviando il piccolo al suo destino di futuro leader del buddismo tibetano in Occidente. Osel, a 14 mesi, era diventato il primo bambino spagnolo riconosciuto come reincarnazione di un lama, ma questo comportava per lui la vita monacale, una dura disciplina, 16 ore di studio al giorno e nessuno svago tipicamente infantile. Doveva abbandonare la famiglia e crescere tra preghiere e meditazione. Già a 8 anni, nel 1993, Osel scrisse una lettera dal monastero tibetano di Sera a sua madre, chiedendole di venire a riprenderlo.
Maria Torres ne discusse con il marito Paco, che decise di partire con un altro dei suoi figli, Kunkyen, anche lui monaco consacrato, per andare a tenere un po’ di compagnia al suo bimbo lama in crisi. Ma quella vita proprio non faceva per Osel. Che, a 18 anni, aveva voglia di una strada diversa, meno elevata magari, ma un po’ più «normale», e possibilmente percorrerla in moto, come tutti i suoi coetanei. Contro ogni aspettativa e ogni segnale celeste, Osel voleva seguire la sua grande, terrena passione: il cinema. Se qualcuno ha cercato di dissuaderlo, lo sa soltanto lui. E in ogni caso non c’è riuscito: dopo aver lasciato il monastero, Osel ha vissuto un po’ a Ibiza con sua madre, poi ha viaggiato per gli Stati Uniti e l’Europa e ora si è iscritto a una scuola di regia cinematografica in Canada. La decisione di lasciarsi alle spalle la facoltà di filosofia buddista metafisica e dialettica del Tibet non è definitiva né irrevocabile: in qualunque momento, Osel può tornare alla vita monastica e per i tibetani resterà una guida spirituale. Anche se Hollywood dovesse conquistarlo per sempre.
Elisabetta Rosaspina
20 agosto 2007

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2007/08_Agosto/20/piccolo_budda_cinema.shtml

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