lunedì 30 marzo 2009

IL RITORNO DEL SIGNORE GESU' SECONDO LE SACRE SCRITTURE

IL RITORNO DEL SIGNORE GESU' SECONDO LE SACRE SCRITTURE





Caratteristiche del ritorno di Cristo

Subito dopo la partenza fisica di Gesù dal monte degli Ulivi e mentre ancora i suoi discepoli guardavano fissamente verso l'alto con timore e meraviglia, fu loro fatta la seguente promessa: « E come essi avevano gli occhi fissi in cielo, mentr'egli (Gesù) se ne andava, ecco due uomini in vesti bianche si presentarono a loro e dissero: "Uomini Galilei, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù che è stato tolto da voi ed assunto in cielo, verrà nella medesima maniera che l'avete veduto andare in cielo" » (Atti 1:10-11).

Le parole tradotte « nella medesima maniera » nell'originale sono ancora più precise in quanto dicono « esattamente nella medesima maniera ». Esattamente come è partito fìsicamente, visibilmente e personalmente dalla terra, così egli ritornerà. Così come è partito con le nuvole, così ritornerà.

Il suo ritorno sarà personale, visibile e fisico

L'apostolo Giovanni ha detto: « Ecco, egli viene con le nuvole; ed ogni occhio lo vedrà; lo vedranno anche quelli che lo trafissero, e tutte le tribù della terra faranno cordoglio per lui » (Apocalisse 1:7).

Zaccaria ha predetto il medesimo quadro 500 anni prima della nascita di Cristo: « ... ed essi (gli Ebrei credenti) riguarderanno a me (Gesù), a colui ch'essi hanno trafitto, e ne faran cordoglio come si fa cordoglio per un figliuolo unico... » (Zaccaria 12:10).

Fare cordoglio per colui che è stato trafitto vuoi dire riconoscere Gesù che è stato crocifisso e rigettato. Ciò richiede una drammatica apparizione personale e fisica.

Gesù promise davanti al sommo sacerdote durante il suo processo: «... anzi vi dico che da ora innanzi vedrete il Figliuol dell'uomo sedere alla destra della Potenza (Dio) e venire sulle nuvole del cielo» (Matteo 26:64).

Su questa affermazione si basarono ufficialmente l'accusa di bestemmia e la conseguente condanna a morte. Gesù osò presentarsi come colui che adempiva alle due più note profezie riguardanti la venuta nella gloria del Messia per governare la terra. La prima, pronunciata prima del 1000 a.C., è dei Salmi: « L'Eterno (Dio, il Padre) ha detto al mio Signore (Dio, il Figlio): Siedi alla mia destra finché io abbia fatto de' tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi » (Salmo 110:1).

La seconda del 550 a.C. circa è di Daniele: « Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile ad un figliuol d'uomo; egli giunse fino al vegliardo, e fu fatto accostare a lui. E gli furono dati dominio, gloria e regno, perché tutti i popoli, tutte le nazioni e lingue lo servissero; il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno un regno che non sarà distrutto » (Daniele 7:13-14).

Nessuna meraviglia se alla corte suprema ebraica (il sinedrio) venne il capogiro. Quando Gesù fece la sua fantastica asserzione in una frase molto chiara, delle due una: o buttarsi in ginocchio ed adorarlo, o ucciderlo. Essi scelsero l'ultima soluzione.

La sua venuta sarà improvvisa e sorprendente

Gesù predisse la rapidità del suo ritorno nella maniera seguente: « Perché come il lampo esce da levante e si vede fino a ponente, così sarà la venuta del Figliuol dell'uomo » (Matteo 24:27).

Egli disse ancora: « E allora apparirà nel cielo il segno del Figliuol dell'uomo; ed allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio, e vedranno il Figliuol dell'uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria » (Matteo 24:30).

« Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e s'andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e la gente non si accorse di nulla, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figlio dell'uomo. Allora due saranno nel campo; l'uno sarà preso e l'altro lasciato; due donne macineranno al mulino: l'una sarà presa e l'altra lasciata. Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà. » (Matteo 24:38-42)

Egli sarà in compagnia dei santi

E' importante sottolineare che molti riferimenti al ritorno di Cristo affermano ch'egli verrà sulle « nuvole del cielo ». Noi crediamo che le nuvole si riferiscono alle miriadi di credenti che in vesti bianche ritorneranno con Cristo.
In Ebrei 12:1 si parla dei credenti come di « gran nuvolo di testimoni ». Le nuvole dunque sarebbero i credenti di tutte le epoche della chiesa, voi e io, che ritornano in corpi immortali glorificati e che sono stati in antecedenza rapiti per incontrare Cristo nell'aria per l'ultimo viaggio, prima dei sette anni di tribolazione sulla terra e della resurrezione dei santi dell'Antico Testamento (Apocalisse 19:14).

La parola « santo » indica qualcuno che è messo a parte come possesso di Dio ed è usata per indicare tutti quelli che hanno creduto in Cristo come Salvatore. Questa parola è spesso usata anche per indicare coloro che accompagneranno Cristo nel suo ritorno.

Così diceva Zaccaria parlando della seconda venuta del Messia: « ...e l'Eterno, il mio Dio verrà, e tutti i suoi santi con lui » (Zaccaria 14:5).

L'apostolo Giovanni parla del fatto che i santi che torneranno con Cristo saranno vestiti di « lino fino bianco e puro » (Apocalisse 19:14).
Giovanni spiega il perché del lino bianco: «... e (alla chiesa formata dai credenti che sono stati rapiti) le è stato dato di vestirsi di lino bianco, risplendente e puro: poiché il lino fino sono le opere giuste dei santi » (Apocalisse 19:8).

La sua venuta sarà accompagnata da un giudizio terribile

Quando Gesù venne la prima volta non fu per giudicare il mondo ma per salvarlo. Venne come l'Agnello di Dio che diede la sua vita per togliere il peccato del mondo. L'unica condizione stabilita da Dio era che l'uomo credesse in Cristo come Salvatore. Oggi la porta della grazia è ancora aperta, ma presto, quando tornerà per la seconda volta, Gesù verrà come giudice, per giudicare quelli che hanno respinto il libero dono della salvezza dai peccati. L'uomo avrà dimostrato in maniera inequivocabile di essere meritevole di giudizio.

Secondo Zaccaria saranno radunate « tutte le nazioni per far guerra a Gerusalemme ». Gli Ebrei viventi nella zona saranno sull'orlo dell'annientamento quando Dio darà loro la forza soprannaturale per fuggire. Allora Dio continuerà a lottare per loro e li salverà.

I piedi di Gesù toccheranno la terra là dove l'hanno lasciata sul monte degli Ulivi. L'istante stesso in cui Gesù la toccherà, con un grande terremoto la montagna si dividerà in due. Il gigantesco crepaccio risultante attraverserà il centro della montagna da oriente ad occidente. Ad oriente partirà dalla punta settentrionale del mar Morto e ad occidente arriverà al Mediterraneo (Zaccaria 14).

Zaccaria predice un fatto strano conseguente alla spaccatura della terra. I Giudei credenti che si troveranno a Gerusalemme fuggiranno verso il crepaccio invece di far la cosa più naturale e cioè quella di fuggirne lontano. Essi conosceranno questa profezia e comprenderanno che la grande caverna sarà aperta per loro, in modo che il Signore possa proteggerli dalla terribile distruzione che farà cadere sulle schiere nemiche tutt'intorno.

La natura delle forze che il Signore scatenerà in quel giorno contro gli eserciti radunati nel Medio Oriente è descritta in Zaccaria 14:12: « E questa sarà la piaga con la quale l'Eterno colpirà tutti i popoli che avran mosso guerra a Gerusalemme: la loro carne si consumerà mentre stanno in piedi, gli occhi si struggeranno loro nelle orbite, e la loro lingua si consumerà nella loro bocca. »
Un quadro terrificante, non è vero? Non vi viene da pensare che questo è esattamente ciò che accade a chi è esposto ad un'esplosione termonucleare?

Il paradiso ristabilito

Il regno di Dio sarà caratterizzato da pace vera ed uguaglianza e da una spiritualità e conoscenza universali del Signore. Tutti gli uomini avranno a sufficienza e dimoreranno in sicurezza. La Grande Società che i governanti umani hanno sempre promesso attraverso i secoli e non hanno mai prodotta, finalmente sarà realizzata da Cristo il Signore. I mansueti e non gli arroganti erediteranno la terra (Isaia 11).

Preludio all'eternità

Come è stato ricordato nei capitoli 8 e 9, Daniele ha predetto i quattro grandi regni mondiali che saranno stabiliti nel tempo che va dal sesto secolo a.C. fino alla venuta del Messia. Questi regni sono il Babilonese, il Medo-persiano, il Greco e il Romano, quest'ultimo con la sua nuova forma negli ultimi giorni. Il quinto regno mondiale, che secondo Daniele assoggetterà la rinata forma dell'impero romano, è il regno messianico (Daniele 7:13-27).

Questo regno avrà inizio nel tempo, con sudditi mortali (Apocalisse 20:4-6), durerà 1000 anni; alla fine di questo tempo un gran numero di nazioni daranno inizio ad una ribellione contro Cristo. Il Signore li giudicherà prima che la ribellione raggiunga l'attuale livello di lotta (Apocalisse 20:7-10).

Dopo questo avvenimento tutti gli uomini assumeranno una forma immortale ed anche il regno di Dio, senza cessare d'esistere, cambierà forma e sarà ristabilito in un nuovo cielo e una nuova terra (Apocalisse 21).

La successione degli avvenimenti è chiara negli ultimi capitoli dell'Apocalisse. Innanzi tutto ha luogo il ritorno di Cristo al culmine della più grande guerra di tutti i tempi. Poi Cristo divide i viventi fra credenti e non credenti; i non credenti saranno giudicati e scacciati dalla terra (Apocalisse 20:1-6; cfr. Matteo 25:41-46). Come terzo passo, Cristo stabilisce il regno del millennio e i credenti ne sono i cittadini con l'incarico di popolarlo (Apocalisse 20:11-15; cfr. Matteo 25:31-40). Quarto, alla fine dei mille anni Cristo giudica coloro che si sono ribellati, e cancella completamente i vecchi cieli e la vecchia terra creandone di nuovi (Apocalisse 21; Isaia 65:17; 2 Pietro 3:8-13). Questo è il destino finale di tutte le persone che sono state redente da Cristo.

Quante volte ci siamo chiesto come sarà il cielo? Secondo le indicazioni di brani come Apocalisse 21 e 22 il cielo è un posto reale e meraviglioso. Non vagabonderemo come spiriti disincarnati, suonando l'arpa per l'eternità, come alcune persone immaginano.
Vivremo in eterno alla presenza di Dio, coeredi di Cristo, come re e sacerdoti in eterno, senza più dolore o lacrime.
Conosceremo una gioia immensa e senza fine, circondati da una terra e da un cielo d'indescrivibile bellezza. Pensate al posto più bello che abbiate mai visto, ingranditene la bellezza oltre la vostra capacità di comprensione, immaginate che cosa sarebbe senza morte, malattia, ne altro malanno, e avrete una pallida idea del cielo.

La parola tradotta « nuovo » in Apocalisse 21:1 significa nuovo nel tipo e nell'ordine, e non soltanto nuovo riguardo al tempo. Pietro descrive il processo che Dio userà per rinnovare il cielo e la terra ora esistenti: « Ma il giorno del Signore verrà come un ladro; in esso i cieli passeranno stridendo, e gli elementi infiammati si dissolveranno, e la terra e le cose che sono in essa saranno arse. Poiché dunque tutte queste cose hanno da dissolversi, come non dovreste voi avere una condotta santa e pia, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, a motivo del quale i cieli infuocati si dissolveranno, e gli elementi infiammati si struggeranno? Ma, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia » (2 Pietro 3:10-13).



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giovedì 12 marzo 2009

Il mistero di: " Padre, perdona ad essi, perché non sanno quello che fanno! "


STUDIO BIBLICO

Il mistero di: " Padre, perdona ad essi, perché non sanno quello che fanno! "

Analisi di Martino Gerber e Giuliano Lattes studiosi biblisti




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Il passo del V.Luca: 23,34 " Padre, perdona ad essi, perché non sanno quello che fanno! "
manca in vari e auterevolissimi codici, compreso quello Vaticano, ma la maggioranza delle
edizioni moderne riporta la frase. Sembra che in alcuni codici antichi sia stata soppressa,
per non favorire eretiche interpretazioni.
Il passo ci viene trasmesso solo nel Vangelo di Luca, lo scriba mansuetudinis Christi.
Comunque la Chiesa di Gerusalemme, conosceva il passo tanto che lo cita anche
S.Stefano mentre viene lapidato, in altra forma ma dallo stesso contenuto.
Atti degli Apostoli: 7,59-60
59Mentre gli scagliavano addosso le pietre, Stefano pregava così: "Signore Gesù, accogli il mio spirito".
60E cadendo in ginocchio, gridò forte: "Signore, non tener conto di questo loro peccato". Poi morì.

Gesù è misercordioso e perdona il peccatore che si converte, comunque dalle Scritture sappiamo che Gesù è severo
sia con il traditore che con coloro che lo vogliono uccidere.

Gesù condanna l'Apostolo traditore Giuda Iscariota.
V.Giovanni: 6,70-71

70Gesù rispose:
- Sono stato io a scegliere voi, i Dodici; eppure, uno di voi è un diavolo.
71Parlava di Giuda, il figlio di Simone Iscariota. Era uno dei Dodici; proprio lui farà arrestare Gesù.

V.Giovanni: 13, 10-11

10Gesù rispose:
- Chi è già lavato non ha bisogno di lavarsi altro che i piedi. È completamente puro.
Anche voi siete puri, ma non tutti.
11Infatti, sapeva già chi lo avrebbe tradito. Per questo disse: "Non tutti siete puri".
V.Giovanni: 13, 18-19

18Io non parlo per tutti voi: conosco gli uomini che ho scelto. Infatti devono realizzarsi queste parole della Bibbia:
Colui che mangia il mio pane si è ribellato contro di me. 19Ve lo dico ora, prima che accada; così, quando accadrà,
voi crederete che IO SONO.
V.Giovanni: 13, 21-22

21Gesù parlò così, ed era molto turbato. Poi disse: "Io vi assicuro che uno di voi mi tradirà".
22I discepoli si guardarono gli uni gli altri, perché non capivano di chi parlava.
V.Giovanni: 17, 12


12"Quando ero con loro, io li proteggevo. Per questo tu me li hai dati. Io li ho protetti, e nessuno di loro si è perduto,
tranne quello che doveva perdersi, realizzando ciò che la Bibbia aveva predetto.

V.Matteo: 26, 20-25

20Quando fu sera, Gesù si mise a tavola insieme con i dodici discepoli. 21Mentre stavano mangiando disse:
- Io vi assicuro che uno di voi mi tradirà.
22Essi diventarono molto tristi e, a uno a uno, cominciarono a domandargli:
- Signore, sono forse io?
23Gesù rispose:
- Quello che ha messo con me la mano nel piatto, è lui che mi tradirà. 24Il Figlio dell'uomo sta per morire,
così come è scritto nella Bibbia. Ma guai a colui per mezzo del quale il Figlio dell'uomo è tradito.
Per lui sarebbe stato meglio di non essere mai nato!
25Allora Giuda, il traditore, domandò:
- Maestro, sono forse io?
Gesù gli rispose:
- Tu l'hai detto.

Gesù condanna coloro che lo vogliono uccidere.
V.Giovanni: 8,31-59

31Gesù disse a quelli che avevano creduto in lui:
- Se rimanete ben radicati nella mia parola, siete veramente miei discepoli. 32Così conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi.
33Quelli risposero:
- Noi siamo discendenti di Abramo, e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come fai a dire: diventerete liberi?
34Gesù replicò:
- Io vi dichiaro questo: chi pecca è schiavo del peccato. 35Uno schiavo non appartiene alla famiglia per sempre.
Un figlio invece, sì. 36Dunque, se il Figlio vi renderà liberi, sarete veramente uomini liberi.
37Lo so che siete discendenti di Abramo. Eppure cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi.
38Io dico quello che ho visto stando presso il Padre mio. Anche voi, dunque, fate quello che udite da parte del padre vostro.
39Tornarono a dire a Gesù:
- Noi siamo discendenti di Abramo.
Gesù rispose:
- Se siete veramente figli di Abramo, fate opere degne di Abramo! 40Invece, ora cercate di uccidermi,
perché vi ho detto la verità che ho ascoltato da Dio. Abramo non ha mai fatto così! 41Voi non vi comportate come lui, ma come il vostro vero padre.
Essi replicarono:
- Noi non siamo figli bastardi! Abbiamo un solo padre, Dio.
42Gesù disse:
- Se Dio fosse vostro padre, voi mi amereste, perché vengo da Dio. Infatti non sono venuto di mia volontà,
ma Dio mi ha mandato. 43Perché non capite quello che dico? Perché siete incapaci di ascoltare la mia parola.
44Voi avete il diavolo per padre, e vi sforzate di fare ciò che egli desidera. Fin dal principio egli vuole la morte degli uomini,
e non è mai stato dalla parte della verità, perché in lui non c'è verità. Quando dice il falso, esprime veramente se stesso,
perché è bugiardo e padre della menzogna. 45Io invece dico la verità; perciò non mi credete. 46Chi di voi può accusarmi di peccato?
Dunque, se dico la verità, perché non mi credete? 47Ecco: chi appartiene a Dio ascolta le parole di Dio; voi non le ascoltate perché non appartenete a Dio.
48Continuando a discutere con Gesù, quegli Ebrei gli dissero:
- Non abbiamo forse ragione di dire che sei un infedele, un Samaritano, e che sei pazzo?
49Gesù rispose:
- Io non sono pazzo, anzi onoro il Padre mio. Voi invece mi ingiuriate. 50Ma io non cerco la mia gloria.
C'è già un altro che si preoccupa della mia gloria. È lui che giudica queste cose.
51Io vi dichiaro solennemente che chi ubbidisce alla mia parola non vedrà mai la morte.
52Allora i suoi avversari gli dissero:
- Ora siamo sicuri che sei veramente pazzo. Abramo è morto, i profeti sono morti, e tu dici: chi ubbidisce alla mia parola non morirà.
53Sei tu più grande di Abramo nostro padre, che è morto? Anche i profeti sono morti: tu, chi pretendi di essere?
54Gesù rispose:
- Se io volessi dar gloria a me stesso, la mia gloria sarebbe senza valore. Ma chi mi onora è il Padre mio. Voi dite che è il vostro Dio,
55ma non lo conoscete. Io invece lo conosco, e se dicessi il contrario sarei un bugiardo, come voi. Ma io lo conosco,
e metto in pratica la sua parola. 56Abramo, vostro padre, si rallegrò nella speranza di vedere il mio giorno; lo ha visto e si è rallegrato.
57Gli obiettarono:
- Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?
58Gesù disse:

- Io ve lo dichiaro solennemente: prima che Abramo nascesse, IO SONO.
59Allora presero delle pietre per tirarle contro di lui, ma Gesù si nascose e uscì dal Tempio.

V.Giovanni: 19, 1-16



1Allora Pilato prese Gesù e lo fece frustare. 2I soldati intrecciarono una corona di rami spinosi, gliela misero in testa e gli gettarono sulle spalle un mantello rosso. 3Poi si avvicinavano a lui e dicevano: "Ti saluto, re dei Giudei!" e gli davano schiaffi.
4Pilato uscì un'altra volta dal palazzo e disse:
- Ora ve lo porto qui fuori, perché sappiate che io non trovo nessun motivo per condannarlo.
5Gesù venne fuori, con la corona di spine e il mantello rosso. Pilato disse:
- Ecco l'uomo.
6I capi dei sacerdoti e le guardie lo videro e cominciarono a gridare:
- Crocifiggilo! Mettilo in croce!
Pilato allora disse:
- Prendetelo e mettetelo voi in croce. Per me, non ha fatto nulla di male.
7Essi risposero:
- Noi abbiamo la nostra Legge: secondo la Legge dev'essere condannato a morte, perché ha detto di essere il Figlio di Dio.
8Sentendo queste parole, Pilato si spaventò. 9Entrò di nuovo nel palazzo e disse a Gesù:
- Da dove vieni? - ma Gesù non rispose.
10Allora Pilato gli disse:
- Non dici nulla? Non sai che io ho il potere di liberarti e il potere di farti crocifiggere?
11Gesù replicò:
- Non avresti nessun potere su di me se non ti fosse dato da Dio. Perciò chi mi ha messo nelle tue mani è più colpevole di te.
12Pilato allora cercò in tutti i modi di mettere Gesù in libertà. Ma i suoi accusatori gridavano:
- Se liberi quest'uomo, non sei fedele all'imperatore! Chi si proclama re è nemico dell'imperatore.
13Quando Pilato udì queste parole, fece condurre fuori Gesù. Poi si mise seduto su una tribuna nel luogo chiamato "Lastricato" (in ebraico "Gabbatà"). 14Era la vigilia della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse alla folla:
- Ecco il vostro re!
15Ma quelli gridarono:
- A morte! A morte! Crocifiggilo!
Pilato disse:
- Devo far morire in croce il vostro re?
I capi dei sacerdoti risposero:
- Il nostro re è uno solo: l'imperatore.
16Allora Pilato lasciò Gesù nelle loro mani perché fosse crocifisso.

Nel versetto 19,11 , Gesù condanna i Giudei, ma anche Pilato, il quale ha minor colpa rispetto ai Giudei.

Quindi Gesù condanna i suoi assassini e il traditore.

Il passo lucano " Padre, perdona ad essi, perché non sanno quello che fanno! ",

si riferisce ai soldati romani crocifissori ignari di tutto.

Ma Gesù non vuole la vendetta e risponde alla violenza con misericodia e perdono.

V.Matteo: 26, 47-56


47Mentre Gesù ancora parlava con i discepoli arrivò Giuda, uno dei Dodici, accompagnato da molti uomini armati di spade e di bastoni. Erano stati mandati dai capi dei sacerdoti e dalle altre autorità del popolo.
48Il traditore s'era messo d'accordo con loro. Aveva stabilito un segno e aveva detto: "Quello che bacerò, è lui. Prendetelo".
49Intanto Giuda si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Maestro!". Poi lo baciò. 50Ma Gesù gli disse: "Amico, si faccia quello che sei venuto a fare".
Quelli che erano venuti insieme a Giuda si fecero avanti, presero Gesù e lo arrestarono.
51Allora uno di quelli che erano con Gesù tirò fuori una spada e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio.
52Ma Gesù gli disse: "Rimetti la spada al suo posto! Perché tutti quelli che usano la spada moriranno colpiti dalla spada. 53Che cosa credi? Non sai che io potrei chiedere aiuto al Padre mio e subito mi manderebbe più di dodici migliaia di angeli? 54Ma in questo caso non si compirebbero le parole della Bibbia. Essa dice che deve accadere così".
55Poi Gesù disse alla folla: "Siete venuti a prendermi con spade e bastoni, come se fossi un delinquente! Tutti i giorni stavo seduto nel Tempio a insegnare, e non mi avete mai arrestato. 56Ebbene, tutto questo è avvenuto perché si compia quel che hanno detto i profeti nella Bibbia".
Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.


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La pranoterapia dal un punto di vista Cristiano.

La pranoterapia dal un punto di vista Cristiano.



la pranoterapia è una pratica del “magnetismo animale”, condannato dal Sant’Uffizio con i decreti del 3 giungo 1840 (“l’uso del magnetismo non è cosa lecita”) e del 28 luglio (“sarebbe però un errore assolutamente colpevole ed eretico fare ricorso a principi e processi di indole puramente naturale al fine di ottenere cose ed effetti veramente soprannaturali in vista di spiegarli in modo naturale” cioè “violazione preternaturale del principio di causalità” (cfr. Pio IX, 4 agosto 1856). Il documento dell’ufficio nazionale della CEI per la pastorale della sanità “Le istituzioni sanitarie cattoliche in Italia: identità e ruolo” (2000) al n°10 afferma: “l’emergere delle cosiddette medicine non convenzionali… pranoterapia, reiki, shiatzu, ecc… bisogna rilevare innanzitutto la possibilità di un eventuale danno per il paziente che vi si sottoponga, abbandonando al contempo una terapia più “tradizionale” ma di provata efficacia. Il secondo, più delicato problema, anche di ordine pastorale per la Chiesa, riguarda il possibili coinvolgimento, da parte di alcune di esse, con filosofie orientali difficilmente compatibili con la fede cattolica e qualche volta persino accompagnate da pratiche occultistiche”. Un noto teologo, il card. Joseph Ratzinger in una intervista rilasciata nel 1999 al giornalista Ignazio Artizzu dal titolo “30 domande al cardinal Ratzinger”, afferma: “Il carisma delle guarigioni si manifesta in primo luogo in assenza totale di elementi di magia e si realizza in uno spirito di preghiera. Le guarigioni operate dal Signore e su suo mandato dagli apostoli sono espressione di preghiera. Non si usano mezzi o contesti spirituali alieni alla fede e alla ragione. I carismi a differenza dei poteri e dei fluidi vantati da queste persone (pranoterapeuti), si sottomettono alla verità e al potere di Dio e non introducono altri elementi. (Pranoterapia e medicina alternativa) sono espressione di un terribile mondo sotterraneo…”. Il “fine non giustifica i mezzi” (CCC2117). Per quanto poi riguarda l’altra fonte di “ispirazione” della pranoterapia, il Tantrismo (=magia sessuale trasgressiva dell’Induismo e del Buddismo) trattasi di magia e quindi di “commercio con il demonio” che gli ebrei e i cristiani hanno sempre rifiutato e aborrito (cfr. Dt.18; At.19). Infatti i cristiani non possono accettare una pratica come ad esempio la pranoterapia che riduce Gesù a un “bodhisattva” (=spirito guida elevato), in cui Dio da Persona-Altro-Tu (Qualcuno) è ridotto a energia “manipolabile” e “apersonale” (qualcosa), il “prana”. I cristiani non accettano la possibilità che la Rivelazione sia aperta e che la “pranoterapia” possa essere compimento e superamento del cristianesimo (cfr. CCC.27) perché solo Gesù è il “salvatore e mediatore universale” e solo “la Chiesa Cattolica è mediazione salvifica universale di salvezza” (cfr. DJ, n°4,22). I pranoterapeuti non danno gloria a Dio ma a se stessi; sono tutti simoniaci. I pranoterapeuti sviluppano un rapporto di dipendenza “patologica” con i loro “pazienti” facendo del “benessere psicofisico” l’idolo. I pranoterapeuti comunicano un rapporto con il divino magico e superstizioso sostituendo alla mediazione salvifica di Cristo e della Chiesa il contatto “diretto”. Il metodo di Gesù è quello di farci maturare nell’amore di gratuità e di donazione mentre la pranoterapia e le “tecniche spirituali” della New Age, che sono magia, solleticano la parte emozionale ed irrazionale. In questo modo la pranoterapia diventa un ostacolo allo Spirito Santo. Ma l’esperienza degli esorcisti è che coloro che dicono di avere “fluidi” e normalmente associati con essi “spiriti guida” perdono i loro “pseudocarismi” nel momento in cui rinunciano a satana e alle sue pompe.

I cristiani, poi, non riducono la preghiera ad un affondare in un impersonale atmosfera del divino, in un abisso senza volto, nella cancellazione panteistica dell’io ma ritengono che la vera liberazione e guarigione sia l’incontro con Dio-amore che “nella massima alterità crea la massima unità e fa diventare l’altro la ricchezza dell’unità” (papa Benedetto XVI) rimettendo il peccato, la vera lebbra dell’uomo. I carismi, se sono tali, devono sottomettersi ai pastori legittimi della Chiesa (CCC. 2117). Gesù ci manda ad “aprire gli occhi ai pagani perché passino dalle tenebre alla luce e dal potere di satana a Dio e ottengano remissione dei peccati e l’eredità in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me” (At.26) a evitare “la filosofia e i vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo in [cui solo] abita corporalmente tutta la pienezza della divinità”. (Col. 2,7-9).



Papa Benedetto XVI e la pranoterapia


La pranoterapia NON è un carisma dello Spirito Santo!

"...D. La pranoterapia non è un dono di Dio. Tra le varie ramificazioni della New Age c'è la cosiddetta "medicina alternativa", nella quale ha un posto importante la pranoterapia. Alcune persone affermano di possedere un fluido nelle mani che può curare i malati, e lo confondono con il carisma delle guarigioni...
R. (Papa Bendetto XVI): Il carisma delle guarigioni si manifesta in primo luogo nella assenza totale di elementi di magia e si realizza in uno spirito di preghiera. Le guarigioni operate dal Signore e su suo mandato dagli apostoli sono espressione di preghiera. Non si usano mezzi e contesti spirituali alieni dalla fede e dalla ragione. I carismi, a differenza dei poteri e dei fluidi vantati da queste persone, si sottomettono alla verità e al potere di Dio e non introducono altri elementi. Gli altri casi sono espressione di un terribile mondo sotterraneo, che - molto tempo piuttosto nascosto - oggi di nuovo, in una fase di ripaganizzazione, viene allo scoperto ..." (30 domande al Cardinal Joseph Ratzinger, Intervista a cura di Ignazio Artizzu tratta dalla rivista "Una voce grida..." n°9 - marzo 1999.


La dimensione occulta della Pranoterapia


Spesso i pranoterapisti hanno collegamenti diretti o indiretti , nell'albero genealogico, occulti con la magia e lo spiritismo, cercando la "propria gloria" invece della gloria di Dio in Gesù, quella stessa gloria vissuta da San Pietro fin dagli albori della Chiesa che, dopo aver guarito un paralitico nel nome di Gesù, gli fece ancora e continuamente dire: "Stendi la mano perchè si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù" (Atti 4:30).
Pertanto il sottoporsi alla pranoterapia o il praticarla diventa un ostacolo allo Spirito Santo e la preghiera diventa una abitudine e il rapporto con il pranoterapeuta una dipendenza. Occorre ricordare che per il cristiano, "il fine non giustifica i mezzi" (cfr. CCC.2117), "nessun carisma dispensa dal riferirsi e sottomettersi ai Pastori della Chiesa ai quali spetta specialmente, non di estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e di ritenere ciò che è buono, affinchè tutti i carismi nella loro diversità e complementarietà, cooperino alla utilità comune" (CCC.801). I "presunti fenomeni particolari" poi, possono avere diverse spiegazioni: 1)naturale (frode, scherzo, illusionismo); 2)diabolica; 3)soprannaturale-divina.



GLI INTERVENTI del MAGISTERO sul MAGNETISMO ANIMALE (mesmerismo)


La Chiesa parlando del "magnetismo animale", parla apertamente di "tecniche", cioè di processi o procedimenti naturali per penetrare nella dimensione del soprannaturale e scongiurare il rischio di uno sconfinamento nello spiritismo. Infatti grande era la tentazione di attribuire agli spiriti certi fenomeni emergenti nello "stato modificato di coscienza" tipico delle persone ipnotizzate.


Decreti del Sant'Uffizio: 1)decreto del 3 giugno 1840: "escluso ogni errore, superstizione, e implicita o esplicita invocazione del demonio, il solo fatto di usare mezzi fisici non è moralmente proibito" (riconosciuta alla scienza la sua autonomia); 2)quesito del Vescovo di Losanna al Sant'Uffizio circa l'uso del magnetismo con "sonnanbulismo magnetico" o "trance indotta" durante la quale si verificano fenomeni "paranormali" sconcertanti: "totale insensibilità del soggetto agli stimoli anche dolorosi proveniente dall'esterno", "chiaroveggenza", "lettura di un libro ad occhi chiusi o bendati", "capacità di pronunciarsi sullo stato di saluto su una persona assente", "conoscenza di cose occulte"; il Vescovo chiedeva se cautelati dalle intrommissioni diaboliche fosse lecito ricorrere al magnetismo considerato come arte ausiliare e supplementare rispetto alla medicina. Rispondeva il Sant'Uffizio: "La Sacra Penitenzeria, dopo un esame ponderato del caso proposto, pensa che bisogna attenersi alla soluzione seguente: l'uso del magnetismo, come viene esposto dalla consultazione, non è cosa lecita"; 3)intervento del Sant'Uffizio del 28 luglio 1847: "Se si prende la cautela di escludere ogni adesione a dottrine erronee, ogni sortilegio, e ogni ricorso implicito o esplicito al demonio, l'uso del magnetismo, inteso come applicazione di speciali procedimenti fisici in se stessi onesti, non è vietato dalla morale cattolica, purchè colui o coloro che li usano non si propongono uno scopo illecito o comunque perverso. Sarebbe però un errore assolutamente colpevole ed eretico fare ricorso a principii e processi di indole puramente naturale al fine di ottenere cose ed effetti veramente soprannaturali in vista di spiegarli in modo naturale" (riconosciuta l'autonomia della scienza, si diffida la scienza dalla pretesa di raggiungere scopi estranei e sproporzionati (=raggiungere effetti soprannaturali con mezzi naturali)); 4)intervento del Sant'Uffizio del 26 luglio 1899, sull'uso dell'ipnotismo su fanciulli ammalati: "Se si tratta di fenomeni che certamente oltrepassano le forze naturali non è lecito procurarli; se la cosa è dubbia, si protesti dapprima di non voler assolutamente partecipare alla produzione di fatti preternaturali: a tale condizione il procedimento è tollerabile, purchè non vi sia pericolo di scandalo";

Papa Pio IX in una lettera enciclica rivolta ai Vescovi il 4 agosto 1856, che riprende e cita i decreti del Sant'Uffizio, deplora che "un campo nuovo aperto alla scienza naturale" si sia trasformato "in uno strumento di superstizione" dove spicca l'evocazione delle anime dei defunti dove "la proporzione manca tra i mezzi fisici e i risultati conseguiti" (DS, 2823), segno, forse, dell'intervento di una causalità occulta e preternaturale.



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Rifiuto di Dio, paganesimo e possessione diabolica


Rifiuto di Dio, paganesimo e possessione diabolica

CITTA’ DEL VATICANO - Oggi si vive come se Dio non ci fosse. Questo è il peccato più comune e diffuso; questa è la radice di tutti i mali. A troppa gente non interessa più né Dio, né Cristo, né la Chiesa. Cosa perdono? Tutto! La stessa gioia di vivere e anche la speranza. Vanno verso la disperazione finale, per non aver amato e cercato quell’unico Dio che poteva farli felici.

- Dio è Amore: dove non c’è Dio, non c’è amore, ma gelo e odio, invidia e gelosia, ira e violenza.

- Dio è Vita: dove non c’è Dio, tutto muore e non c’è rispetto per la vita. Oggi siamo alla falsa “Civiltà della morte” (Giovanni Paolo II).

- Dio è unità e comunione di Persone: dove non c’è Dio, non c’è né unità né comunione, ma divisione e confusione; non c’è pace, ma contraddizione, menzogna, aggressione e guerra.

- Dio solo è Dio: dove non c’è Dio come unico Signore, pullulano gli idoli e l’uomo diventa schiavo di Satana. Si assiste oggi all’esplosione del Satanismo come non mai (magia, stregoneria, sètte sataniche, etc.) e ad una vera idolatria di ogni genere (nello sport, nello spettacolo, nel tempo libero, nel campo della salute, etc.). E’ idolo ciò per cui ci si sacrifica. Come uscirsene?

Invito a cercare Dio e il Suo Regno. Oggi non regna Dio: per questo c’è ovunque disperazione e caos, violenza e morte, menzogna e inganno, ingiustizie a livello planetario, crollo dei valori, compresa la famiglia. Gli uomini rifiutano Dio e il Suo Cristo: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi” (Lc 19,14).

A tutti diciamo:

- “Cercate il Signore mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino” (Is 55,6).

- “Il nostro Dio è un Dio che salva; il Signore Dio libera dalla morte” (Sal 68,21).

Ateismo pratico e crollo della fede: segno degli ultimi tempi. Siamo prossimi alla seconda venuta di Gesù nella gloria (parusìa)? Guardare i “segni”.

- “Quando verrà il Figlio dell’uomo, troverà la fede sulla terra? (Lc 18,8).

- “Prima dovrà avvenire l’apostasia e dovrà esser rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione” (2Tes 2,3). L’apostasia è la perdita della fede. Non è oggi generale?

- “Come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore. E quando si dirà: «Pace e sicurezza», allora d’improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro: voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobri” (1Tes 5,2-6). Forse che molti oggi non “dormono” nei loro peccati?

Il Signore verrà e ristabilirà ogni cosa: instaurerà il Suo Regno di amore e di pace. Chi è pronto?


- “Secondo la promessa del Signore, noi aspettiamo Cieli nuovi e Terra nuova in cui avrà stabile dimora la giustizia. Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, cercate d’essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, in pace. La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza” (2 Pt 3,13-15). “Il Regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15).

La nuova creazione comincia con la conversione: opera dello Spirito Santo e della buona volontà. Chi non vuole?

Solo chi seguirà Gesù fino alla fine e si lascerà purificare da Lui entrerà nel Suo Regno. Chi è puro e degno di sedere alla Sua mensa?

- “Se non ti laverò, tu non avrai parte con Me” (Gv 13,8), disse Gesù a Pietro. Abbiamo tutti bisogno di essere purificati, anche oltre il Battesimo già ricevuto. La purificazione avviene mediante la Croce e la penitenza sacramentale. Bisogna iniziare seriamente a riconoscere le proprie colpe e a purificarsene con l’aiuto della Chiesa, che ha il potere di togliere i peccati, per i meriti della Passione di Cristo, mediante la Confessione sincera davanti al Ministro di Dio.

Bisogna affidarsi a Maria Santissima, secondo la volontà di Gesù morente in Croce. Chi può ottenere Grazia meglio di Lei?

- “Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discpolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa” (Gv 19,26-27).

Bisogna consacrarsi a Maria Santissima, affidando a Lei la nostra vita e le nostre preoccupazioni. Anticipo del Regno è la divina consolazione che si ottiene da Gesù crocifisso.

- “Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a Colui che hanno trafitto” (Zac 12,10).

- “Uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua” (Gv 19,34).

Bisogna imparare a dire con Gesù e Maria: “Padre, sia fatta la tua Volontà”. Ci si deve accostare a Gesù Crocifisso con viva fede, sapendo che Egli è salito sulla croce per causa nostra, per offrire il sacrificio della sua vita per noi peccatori. Bisogna imparare a guardare Gesù con amore sincero e implorare il suo perdono e il suo Sangue. Non ci si può giustificare dicendo, come fanno alcuni: “Io sono credente, ma non praticante”. Padre Gabriele Amorth, famoso esorcista, dice che pure il demonio è credente (“Mai trovato un demonio non-credente!”), ma non è certo praticante! Nella sua ultima Enciclica sull’Eucaristia, il Papa Giovanni Paolo II affermava: “Non basta la fede, ma occorre perseverare nella grazia santificante e nella carità, rimanendo in seno alla Chiesa col corpo e col cuore; occorre cioè, per dirla con le parole di San Paolo, “la fede che opera per mezzo della carità” (Gal 5,6) (Ecclesia De Eucaristia n.36). Il clima odierno è quello del nuovo paganesimo, in cui pullulano gli idoli: cantanti, attori, persone dello spettacolo, calciatori, corridori di “Formula Uno”, e si affermano i nuovi culti nelle nuove cattedrali: lo stadio, la discoteca, la spiaggia, i pub, le palestre, la Tv. In genere ci si allontana da Gesù Cristo come unico Salvatore e dall’adesione attiva alla sua Chiesa, con i suoi Sacramenti, la sua Liturgia, specialmente la Santa Messa domenicale. Sempre più si lascia la preghiera e la meditazione del Vangelo, non si ascolta il Magistero della Chiesa (il Papa e i Vescovi), non si accettano più le norme morali che una volta erano certe, indiscusse e da tutti accettate, come l’indissolubilità del matrimonio, la condanna dell’aborto e della omosessualità come stile di vita, l’esclusione dei rapporti pre-matrimoniali, la condanna della droga e dell’ubriachezza, della convivenza, dell’immoralità, del divorzio, dell’aborto. Il “diabolico” entra sempre più nella vita degli uomini. Prove ne sono la progressiva perdita della fede di tanti (“apostasia”), la ribellione a Dio, il rifiuto del Vangelo, l’abbandono della Chiesa e della preghiera, l’imbarbarimento dei costumi, l’esaltazione del vizio, la molteplice presenza del magico, il boom dell’esoterico, l’esplosione del terrorismo e della violenza a tutti i livelli: dalle famiglie ai rapporti tra gli Stati. Dal punto di vista religioso, si sa che dove regna il peccato, regna Satana e le conseguenze non sono buone né a livello personale, né a livello della famiglia, né a livello della società. Una grande quantità di persone pratica la magia o ha qualche contatto con l’occulto. Per molti la fede cristiana non dice più nulla o è mescolata a riti orientali, al credo nella reincarnazione, alle tecniche di autoliberazione, di sviluppo del potenziale della mente, di raggiungimento di nuove frontiere dello spirito come promettono la New Age, la Meditazione Trascendentale, Scientology, lo Yoga e altre discipline esoteriche, pseudo-mistiche, orientali e non. Dobbiamo saper diagnosticare la presenza del male e la sua natura, le sue radici e le porte di entrata, al fine di sapere come combatterlo efficacemente. Il terreno di base su cui il male si stabilisce è l’indifferenza religiosa, la lontananza dalla Chiesa e dai Sacramenti, una vita di credenti “non praticanti” o di non credenti. In questi è facile che si stabilisca l’azione malefica che tende a distruggere la persona, le sue relazioni, il suo orientamento a Dio. Chi vive in grazia di Dio è certamente più protetto dal male. Ma oggi sono molti quelli che vivono come se Dio non ci fosse e ben lontani dai mezzi di salvezza (i Sacramenti). Vogliamo enucleare alcuni sintomi che frequentemente si trovano in coloro che hanno avuto, anche a loro insaputa, contatti col preternaturale, col male, col demonio in persona:

a) a livello mentale: ossessioni, amnesie, sdoppiamento di personalità, confusione;

b) a livello fisico: mali “strani”, malèfici e non patologici, resistenti a tutte le cure;

c) a livello relazionale: impedimenti nel legare con altri, nel fidanzamento e nel matrimonio o nell’avere figli;

d) a livello religioso: grossi impedimenti nella preghiera e nel rapporto con il sacro;

e) a livello professionale: blocchi nella carriera, nello studio, nell’impiego di lavoro;

f) a livello economico: rovesci di fortuna, spese impreviste, sventure a ripetizione;

g) a livello esistenziale: impedimenti di ogni genere e disgrazie fino alla “disperazione”;

h) a livello ambientale: infestazione di case, terreni, negozi, mobili, animali.

Satana è il distruttore, l’avversario, il “diàbolos”, cioè colui che si getta di traverso per fare danno, colui che provoca la sventura come a Giobbe, colui che tenta di allontanare l’uomo da Dio e dal suo destino soprannaturale: essere felice con Dio. Satana è il re del peccato e il più grande istigatore al peccato e negatore di Dio, “omicida fin dalle origini e padre della menzogna” (cf. Gv 8,44). Egli tenta di far allontanare il cuore dell’uomo da Dio e riempirlo di idoli e di peccati. Il suo obiettivo è impadronirsi dell’anima dell’uomo, attraendo al male la sua volontà. Chi pecca, anche se non lo sa, si dà a Satana. Solo Gesù Cristo ci può liberare: e proprio per questo Egli è venuto. “Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui” (At 10,38). Non ci sono altri che possono liberarci dal male. A Gesù bisogna ricorrere. Così fanno gli esorcisti, anche quelli non autorizzati dalla Chiesa, come certi maghi e guaritori, che lo scrivono nei loro biglietti di presentazione per attirare clienti e fare lucro. Essi saranno sconfessati da Cristo nel giorno del loro giudizio come “operatori d’iniquità” (cf. Mt 8,23). E’ ai veri ministri di Cristo che bisogna fare ricorso. L’azione satanica è malefica: fa male a tutti i livelli. Solo la piena conversione del cuore a Dio e la Grazia di Gesù Cristo ce ne possono liberare e risanare. Bisogna tornare a Dio e a Colui che Egli ha mandato per la nostra Salvezza: Gesù Cristo, Dio-fatto-uomo. Non c’è altri che possa liberarci. Dobbiamo saper riconoscere quali sono i segni dell’azione diabolica in un soggetto, quali sono le fonti o porte d’entrata del male e come liberarsene.


Segni dell’azione diabolica (non esclusivi né assoluti) sono:


- mali fisici “strani” non riferibili a malattie (esami clinici spesso negativi) e refrattari alle cure;

- confusione mentale, ansie e paure immotivate, crisi d’ira, di violenza, di bestemmia;

- mal di testa, insonnia, incubi, facile stanchezza immotivata, occhi pesanti, “voci” strane;

- impulsi irresistibili all’adulterio, ad una sessualità senza regole né ritegni; sentirsi “catturati” da un amore travolgente e irrazionale che porta a separarsi dai propri cari e a fuggire da loro;

- dipendenza da fumo, alcol, droga, video-giochi, spettacoli-Tv, con una vera e propria schiavitù;

- depressione, “chiusura” in casa, stato di “disperazione”, voglia di suicidio o di omicidio;

- rifiuto del sacro, della preghiera, della Chiesa, dei Sacramenti, del Santo Rosario e della Santa Messa, della figura del prete, sbadigli continui durante la preghiera;

- mancanza di pace personale e familiare: continui litigi, contraddizione, parapiglia;

- rovesci di fortuna, frequenti incidenti, blocchi nello studio, nella carriera, impedimenti nel fidanzamento, nel matrimonio e nella fecondità; crisi immotivate di gelosia fino alla violenza;

- anoressia o bulimia; strani movimenti delle membra o gonfiori improvvisi; tumori “maligni”;

- avvertire “presenze” accanto a sé, uscire dal proprio corpo durante il dormiveglia;

- sogni premonitori, scrittura automatica, chiaroveggenza, premonizione, visione di fantasmi;

- strane vertigini, brividi in certi luoghi, voci interne o all’orecchio, visioni;

- luci che si accendono da sole, strumenti e apparecchi Tv che partono da soli;

- infestazione di case e ambienti con parassiti, animali strani o velenosi, muffe, rumori strani, scricchiolii in certe stanze, macchie sui muri o i pavimenti che non vanno via;

- ostinazione in una condotta peccaminosa e in una vita senza Dio, piena di idoli e di paure.

E’ soprattutto nella Chiesa che Gesù opera. “In Gerusalemme sarete consolati!”. “Ecco, Io riverserò sopra la casa di Davide e gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di Grazia e di consolazione. Guarderanno a Colui che hanno trafitto…” (Zac 12,10). Bisogna cominciare da qui: andare davanti a Gesù Crocifisso, contemplarlo, amarlo, chiedergli perdono e invocare il suo preziosissimo Sangue su di noi e sul mondo intero. Siamo stati comprati a caro prezzo: il Sangue dell’Uomo-Dio. Poiché Egli ha vinto il peccato e Satana, dobbiamo invocare il Sangue di Gesù perché ci purifichi dai nostri peccati e da ogni influsso malefico.

La fenomenologia è polimorfa e varia da soggetto a soggetto; può essere incostante, ma di solito è di lunga durata (anni) e non recede con nessuna terapia. Chi è colpito da questi sintomi va a finire prima o poi da qualche mago, che di solito complica il quadro e aggrava le cose. Infine si arriva dal sacerdote, il quale spesso manda dallo psicologo o dallo psichiatra e non è di alcun sollievo. Se invece si cominciano le preghiere di liberazione, si dà la strada giusta, che deve sempre portare ad una rinnovata vita di fede e pratica dei Sacramenti. A volte durante le preghiere si hanno delle reazioni indicative dell’azione malefica in questi soggetti. Esse confermano la diagnosi e a poco a poco, col procedere delle sedute di preghiera, si vanno attenuando. Sono:

- erutti o tosse infrenabile, agitazione, caduta a terra, sonno, parole strane, bestemmie, vomito o conati di vomito, alterazioni dello stato di coscienza, rifiuto di partecipare alla preghiera, sputi, movimenti incontrollabili delle membra e del tronco, grugniti animaleschi, ostilità e aggressione contro il sacerdote e le altre persone presenti, confabulazione;

- vivo dolore alla nuca, alle tempie, agli occhi, al centro del petto e sulla bocca dello stomaco;

- talvolta si ha reazione all’acqua benedetta e all’imposizione delle mani del sacerdote, fino a cadere a terra, a contorcersi o a rimanere in uno strano torpore.

L’anamnesi di queste persone rivela una o più fonti malefiche. Le più note sono:

- aver avuto incontri con persone che hanno dei “poteri”: maghi, megere, cartomanti, medium. Operatori dell’occulto, guru, istruttori di tecniche orientali, di pratiche magiche, guaritori, “sensitivi”;

- aver avuto ascendenti diretti (nonni o genitori) con particolari “doni” o capaci di fare magia;

- aver desiderato poteri preternaturali: lettura del pensiero altrui, chiaroveggenza, potere di guarigione, di levitazione, di manipolazione della volontà altrui, di onnipotenza;

- la scrittura automatica, i carismi diabolici, gli “spiriti-guida”;

- la pratica di riti di magia, il portare amuleti, talismani, “protezioni magiche”;

- aver partecipato a sedute spiritiche e aver fatto da medium;

- aver praticato pranoterapia, Yoga, Reiki, Meditazione Trascendentale, Scientology;

- adesione alla New Age, alla reincarnazione, alle religioni orientali (Buddismo, Induismo…);

- oppure allo spiritismo, alla teosofia, all’antroposofia, alla massoneria o a sètte sataniche;

- lettura di libri di magia, di astrologia, di esoterismo, di stregoneria;

- frequenza a “messe nere”, a concerti rock di musica satanica, uso frequente di droghe;

- aver seguito corsi di “channeling”, di “iniziazione” esoterica, di scoperta di vite precedenti;

- aver ricevuto “maledizioni” da persone ostili e malefiche (maghi, zingare, megere, persone molto malvagie);

- contatti frequenti con persone astiose, invidiose e “negative”;

- aver subito “fatture”, “legature”, “malocchio” da persone nemiche e malefiche;

- avere bambini irrequieti, infrenabili, che rifiutano il cibo, col sonno interrotto da grida, da incubi;

- uso di tarocchi, di giochi magici, di carte particolari con mostri, scheletri, fantasmi, orchi;

- blocchi negli studi, nel fidanzamento, nel lavoro, nelle amicizie, negli affetti, negli affari;

- schiavitù al gioco d’azzardo, ai video-giochi, ai video “porno”, al sesso sregolato, all’alcol.

Affidiamoci al Sangue di Gesù. Questo divin Sangue paralizza le forze demoniache e risana le nostre ferite. “Per le Sue piaghe siamo stati guariti” (Is 53,5). "Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere se- condo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. Vi libererò da tutte le vostre impurità” (Ez 36,24-29). Questa promessa si deve compiere ora anche in noi. “Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: «Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio». E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell’uomo». E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui” (Mc 1,21-26). Il passaggio di Gesù in mezzo agli uomini è stato un susseguirsi di grazie: di guarigioni, di conversioni, di liberazioni dal Maligno. E ciò avviene ancora, se c’è fede in Lui. D’altro canto, non si può certo dire che il demonio sia andato … in pensione! Più ancora che ai tempi di Gesù, Satana è attivo e potente: ha in mano mezzi che allora non esistevano (televisione, internet, cellulari, etc.) e gli operatori dell’occulto lavorano e si moltiplicano. Ma con la potenza della preghiera, possiamo ottenere tutto.


di Don Giuseppe Tagliareni*


*Sacerdote esorcista


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GESU' L'AGNELLO DI DIO IL SALVATORE DEL MONDO


EBREI PER GESU'

GESU' L'AGNELLO DI DIO IL SALVATORE DEL MONDO

Riflessione di Simone Oren esperto nelle Sacre Scritture


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Dall'Angelo del Signore sappiamo che Gesù è nato in questo mondo
per salvare il suo popolo dai suoi peccati.


"Giuseppe, discendente di Davide, non devi aver paura di sposare Maria,
la tua fidanzata: il bambino che lei aspetta è opera dello Spirito Santo.
Essa partorirà un figlio e tu gli metterai nome Gesù, perché lui salverà il suo popolo da tutti i suoi peccati".
(Matteo; 1: 20-21)
Gesù era senza peccato, ma quando venne il tempo si recò da Giovanni il Battezzatore,
con umiltà, ma Giovanni in virtù dello Spirito Santo, sapeva che Gesù era senza peccato e Santo
e non voleva battezzarlo.

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne fino al fiume Giordano e si avvicinò a Giovanni per farsi battezzare da lui.
Ma Giovanni non voleva e cercava di convincerlo dicendo: - Sono io che avrei bisogno di essere battezzato da te; e tu invece vieni da me?
Ma Gesù rispose:
Lascia fare, per ora. Perché è bene che noi facciamo così la volontà di Dio sino in fondo.
Allora Giovanni accettò.
(Matteo; 3: 13-15)

Comunque Gesù risalì subito dall'acqua, perché non aveva peccati da confessare.

Appena battezzato, Gesù usci dall'acqua. All'improvviso il cielo si aprì, ed egli vide lo Spirito di Dio il quale,
come una colomba, scendeva su di lui.
E dal cielo venne una voce: "Questo è il Figlio mio, che io amo. Io l'ho mandato".
(Matteo; 3: 16-17)

Qualche giorno dopo Giovanni testimonierà che Gesù è il Messia il Figlio di Dio.

Il giorno dopo, Giovanni vede Gesù venire verso di lui, e dice: "Ecco l'Agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo.
parlavo di lui quando dicevo: dopo di me viene uno che è più grande di me, perché esisteva già prima di me.
Anch'io non lo conoscevo, tuttavia Dio mi ha mandato a battezzare con acqua, per farlo conoscere al popolo d'Israele".
Poi Giovanni portò questa testimonianza: "Ho visto lo Spirito di Dio scendere come colomba dal cielo, e rimanere sopra di lui.
Anch'io non lo conoscevo quando Dio mi mandò a battezzare con acqua, ma Dio mi disse:
"Vedrai lo Spirito scendere e fermarsi su un uomo - è lui che battezzerà con Spirito Santo".
Ebbene, io l'ho visto accadere, e posso testimoniare che Gesù è il Figlio di Dio".
Il giorno seguente Giovanni era di nuovo là con due dei suoi discepoli. passò Gesù.
Giovanni lo guardò e disse: "Ecco l'Agnello di Dio".
(Giovanni; 1: 29-36)

Gesù insegnò che era il Pane Celeste.

Io sono il pane che dà la vita. I vostri antenati, nel deserto, mangiarono la manna e poi morirono ugualmente;
invece, il pane venuto dal cielo è diverso: chi ne mangia non morirà.

Io sono il pane, quello vivo, venuto dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà per sempre.
Il pane che io gli darò è il mio corpo, dato perché il mondo abbia la vita.
( Giovanni; 6: 48- 51)

Gesù poi la notte che fù tradito celebrò la Pasqua con i suoi Apostoli e completò l'insegnamento di questa verità.

Quando venne l'ora per la cena pasquale, Gesù si mise a tavola con i suoi apostoli. Poi disse loro:
"Ho tanto desiderato fare questa cena pasquale con voi prima di soffrire. Vi assicuro che non celebrerò più la Pasqua,
fino a quando non si realizzerà nel regno di Dio". Poi Gesù prese un calice, ringraziò Dio e disse:
"Prendete questo calice e fatelo passare tra di voi. Vi assicuro che da questo momento non berrò più vino fino a quando non verrà il regno di Dio".
Poi prese il pane, fece la preghiera di ringraziamento, spezzò il pane, lo diede ai suoi discepoli e disse:
"Questo è il mio corpo, che viene offerto per voi. Fate questo in memoria di me". Allo stesso modo,
alla fine della cena, offrì loro il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza che Dio stabilisce per mezzo del mio sangue, offerto per voi".
(Luca; 22: 14-20)

Citazioni Bibbia Tilc

http://groups.google.com/group/ebrei-per-gesu?hl=it

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Perchè un agnello?

Simbolo di purezza, dolcezza, innocenza, semplicità e ubbidienza, l'agnello è da sempre considerato l'animale sacrificale per eccellenza. Di più. Persino l'immagine del Cristo, la crocifissione e il venerdì santo, evocano il sacrificio dell'agnello preparato per la pasqua ebraica.
L'esodo è un testo che spiega l'uso cristiano del simbolo. Ad un certo punto Giovanni Battista esclama, vedendo Gesù: "Ecco l'agnello di Dio che toglie i peccati del mondo".
Anche il cristianesimo primitivo parla di Gesù come di un agnello. Quando ricorda una profezia dell'Antico Testamento in cui Isaia annuncia un Messia dolente, rappresentato da un agnello condotto al macello ("Come una pecora è stato condotto al macello, come un agnello muto dinnanzi a colui che lo tosa non apre bocca").

Nell'Apocalisse si nomina per 28 volte la parola agnello per indicare Cristo. Per evitare confusioni di culti e credenze, decisamente possibili viste le analogie dei simboli, un Concilio tenuto a Costantinopoli nel 692 impose all'arte cristiana di rappresentare il Cristo in croce non più sotto forma dell'agnello affiancato da sole e luna, ma in forma umana.
Neppure va dimenticato il ruolo salvifico del suo sangue presso gli ebrei d'Egitto, che lo usarono per contrassegnare le loro porte prima dello sterminio. Il popolo ebraico, in origine nomade, era grande allevatore di bestiame. Il suo insediamento in Palestina non troncò questa attività e quindi l'agnello rimase alla base dei diversi simbolismi.
Ecco perchè l'agnello (o la pecora) rappresenta l'israelita, membro del gregge di Dio, che pascola sotto la guida dei pastori.


http://digilander.libero.it/crpd/archivio/documenti/perche_un_agnello.htm

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CENTRO ANTI-BLASFEMIA

L'IMPECCABILITA' DI GESU'
Analisi di Martino Gerber e Giuliano Lattes studiosi biblisti

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Gesù ha sofferto tanto; persecuzioni, incomprensioni, tradimento, arresto,
processo, flagellazione, crocifissione e morte, le soffernze sono prove,
ma non sono tentazioni.
La tentazione è una spinta a commettere il peccato, a trasghedire la legge Divina.

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LE TENTAZIONI DI GESU'

Gesù ha affrontato diverse tentazioni, il demonio nel deserto; V.Matteo: 4, 1-11,
scribi e farisei che lo volevano mettere alla prova; V.Matteo: 16, 1; 22, 15,
e perfino il suo Apostolo Pietro si è fatto strumento di tentazione; V,Matteo: 16, 22-23.
Perfino Gesù era provocato quando si trovava in croce; V.Matteo: 27, 39-44.
Comunque tutte queste tentazioni sono tentazioni esterne, non provengono dall' interno
del Signore Gesù, ma dall'esterno, da altre persone e circostanze.
Infatti Gesù insegna che le tentazioni interiori sono peccato; V.Matteo: 5, 27-30;
15, 18-20.
Se le tentazioni interiori sono peccato, Gesù non poteva averle, perché Gesù non poteva
peccare.
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Dalla Scrittura: ci consta che Gesù fu immune dal peccato originale:
«Quello che nascerà da te Santo, si chiamerà il Figlio di Dio» V.Luca: 1,35.
Fu immune dal peccato attuale: «Le cose che piacciono a Lui, faccio sempre» V.Giovanni: 8,29.
Fare ciò che vuole il Padre, significa eseguire la sua volontà e non trasgredirla. Per cui Gesù poteva ripetere:
«Chi di voi mi potrà incolpare di peccato?» V.Giovanni: 8, 46.
S. Paolo dirà che Gesù è «Pontefice santo, innocente, senza macchia, segregato dai peccatori» E.Ebrei: 4,15;
e S. Pietro: «Che non fece peccato nè si è trovato inganno nella sua bocca» 1, Pietro: 2,22.
Tutti questi passi ed altri ancora ci dicono la sua «impeccanza» e al tempo stesso ci fanno intuire che oltre
a essere di fatto immune dal peccato, era immune anche dalla possibilità di peccare.

Dai Padri sappiamo;
S. Ippolito (Contra Noet. 17): «È stato fatto ciò che l’uomo è, eccetto il peccato».
S. Cirillo di Alessandria (In Joan. 8, 29): «Ha avuto in sorte l’esimia prerogativa della natura divina e cioè
di non poter peccare».
Qualunque peccato o anche la semplice possibilità di peccare, costituisce
l’uomo peccatore. Ma la Persona di Cristo, essendo divina non può essere di un peccatore. Dunque in
Cristo non fu né poteva essere il peccato.

Mentre gli Scotisti pongono la ragione della impeccabilità del Cristo nella visione intuitiva
(chi véde Dio non può non amarlo come supremo bene),
S. Tommaso e la maggioranza dei Teologi la pongono
nel fatto della Unione Ipostatica. Il merito o demerito delle azioni dipende e ridonda nella persona:
perciò Cristo, essendo Dio non poteva commettere peccato.


San Tommaso d’Aquino affronta la questione nell’articolo 15 della parte III della Summa Theologiae.

Questa in sintesi la risposta del Doctor angelicus: Anche se Cristo è stato tentato dal demonio,
Egli «non assunse in nessun modo la miseria del peccato né originale né attuale» .
San Tommaso d’Aquino ; «Una certa fortezza lo spirito la dimostra resistendo alla concupiscenza della carne quando gli si oppone,
ma esso dimostra una fortezza maggiore quando la reprime totalmente così da eliminarne le brame disordinate.
Questa era appunto la condizione di Cristo, il cui spirito aveva raggiunto il sommo grado della fortezza.
E sebbene egli non abbia dovuto sostenere il combattimento inferiore del fomite, subì però la lotta esterna del mondo e del diavolo,
trionfando dei quali meritò la corona della vittoria» .
L'Aquinate insegna anche che «in Cristo non c'era il fomite del peccato» dato che «lo Spirito Santo esclude il peccato e l'inclinazione al peccato,
implicita nel termine fomite» .
Per «fomite del peccato» si intende l’«inclinazione dell'appetito sensitivo a oggetti che sono contro la ragione» ,
la «ricerca del piacere fuori dell'ordine razionale» .

Per questo Cristo fu immune anche da ogni imperfezione morale e da ogni moto disordinato
della concupiscenza, anzi non ebbe nemmeno il fornite della concupiscenza.
La concupiscenza e il suo fomite sono una conseguenza del peccato originale.

Infine Gesù non poteva peccare per la semplice ragione che Egli è PERSONA DIVINA.

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CENTRO ANTI-BLASFEMIA

GESU' CI AMA E VUOLE ESSERE AMATO



Analisi di Martino Gerber e Giuliano Lattes studiosi Biblisti


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Dalle Scritture sappiamo che Gesù ci ama tanto,
si tanto da morire in croce per noi.
Dalle Scritture possiamo imparare il modo in cui Gesù vuole essere amato da noi.

COSA FARE PER ESSERE DEGNI DI GESU'

V.Matteo: 10, 37-9
37"Chi ama suo padre o sua madre più di quanto ama me, non è degno di me; chi ama suo figlio o sua figlia più di me,
non è degno di me. 38Chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me.
39Chi cerca di conservare la sua vita la perderà; chi è pronto a sacrificare la propria vita per me, la ritroverà.

COSA FARE PER ESSERE COME FRATELLI PER GESU'

V.Matteo: 12, 46-50
46Gesù stava parlando alla folla. Sua madre e i suoi fratelli volevano parlare con lui, ma erano rimasti fuori. 47Un tale disse a Gesù:
- Qui fuori ci sono tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlare con te.
48Gesù a chi gi parlava rispose:
- Chi è mia madre? e chi sono i miei fratelli? 49Poi, con la mano indicò i suoi discepoli e disse:
- Guarda: sono questi mia madre e i miei fratelli: 50perché se uno fa la volontà del Padre mio che è in cielo,
egli è mio fratello, mia sorella e mia madre.

COSA DOBBIAMO FARE PER ESSERE SALVATI DA GESU'

V.Matteo: 19,16-30
16Un tale si avvicinò a Gesù e gli domandò:
- Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?
17Ma Gesù gli disse:
- Perché mi fai una domanda su ciò che è buono? Dio solo è buono. Ma se vuoi entrare nella vita eterna ubbidisci ai comandamenti.
18Quello chiese ancora:
- Quali comandamenti?
Gesù rispose:
- Non uccidere;
Non commettere adulterio;
Non rubare;
Non dire il falso contro nessuno;
19Rispetta tuo padre e tua madre;
Ama il prossimo tuo come te stesso.
20Quel giovane disse:
- Io ho sempre ubbidito a tutti questi comandamenti: che cosa mi manca ancora?
21E Gesù gli rispose:
- Per essere perfetto, va', vendi tutto quello che hai, e i soldi che ricavi dalli ai poveri. Allora avrai un tesoro in cielo. Poi, vieni e seguimi.
22Ma dopo aver ascoltato queste parole, il giovane se ne andò triste, perché era molto ricco.
23Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Vi assicuro che difficilmente un ricco entrerà nel regno di Dio.
24Anzi, vi assicuro che se è difficile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago,
è ancor più difficile che un ricco possa entrare nel regno di Dio".
25I discepoli rimasero molto meravigliati di quel che avevano sentito e dissero:
- Ma allora chi potrà mai salvarsi?
26Gesù li guardò e rispose:
- Per gli uomini è una cosa impossibile, ma per Dio tutto è possibile.
27Allora parlò Pietro e disse:
- E noi? Noi abbiamo abbandonato tutto per venire con te. Che cosa dobbiamo aspettarci?
28Gesù rispose:
- Io vi assicuro che nel nuovo mondo, quando il Figlio dell'uomo starà sul suo trono glorioso,
anche voi che mi avete seguito starete su dodici troni per giudicare le dodici tribù d'Israele.
29E tutti quelli che, per causa mia, hanno abbandonato fratelli e sorelle, padre e madre, case o campi...
riceveranno cento volte di più e avranno in eredità la vita eterna. 30Molti che ora sono i primi saranno gli ultimi;
e molti che ora sono gli ultimi saranno i primi.

COSA FARE PER ESSERE SEMPRE CON GESU'

V.Giovanni: 14, 14-31
15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. 16Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro difensore che starà sempre con voi,
17lo Spirito della verità. Il mondo non lo vede e non lo conosce, perciò non può riceverlo. Voi lo conoscete, perché è con voi e sarà con voi sempre.
18Non vi lascerò orfani, tornerò da voi. 19Fra poco il mondo non mi vedrà più, ma voi mi vedrete, perché io ho la vita e anche voi vivrete.
20In quel giorno conoscerete che io vivo unito al Padre, e voi siete uniti a me e io a voi. 21Chi mi ama veramente,
conosce i miei comandamenti e li mette in pratica. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio; anch'io l'amerò e mi farò conoscere a lui.
22Giuda (non l'Iscariota) gli disse:
- Signore, perché vuoi farti conoscere a noi e non al mondo?
23Gesù rispose:
- Se uno mi ama, metterà in pratica la mia parola, e il Padre mio lo amerà. Io verrò da lui con il Padre mio e abiteremo con lui.
24Chi non mi ama non mette in pratica quello che dico. È la parola che voi udite non viene da me ma dal Padre che mi ha mandato.
25Vi ho detto queste cose mentre sono con voi. 26Ma il Padre vi manderà nel mio nome un difensore: lo Spirito Santo.
Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quel che ho detto. 27Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
La pace che io vi do non è come quella del mondo: non vi preoccupate, non abbiate paura. 28Avete sentito quel che vi ho detto prima:
Me ne vado, ma poi tornerò da voi. Se mi amate, dovreste rallegrarvi che io vada dal Padre, perché il Padre è più grande di me.
29Tutto questo ve l'ho detto prima, perché quando accadrà abbiate fede in me. 30Non parlerò più a lungo con voi, perché viene Satana,
il dominatore di questo mondo. Egli non ha potere su di me, 31ma il mondo deve capire che io amo il Padre e che faccio esattamente come mi ha comandato.

Citazioni Bibbia Tilc

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martedì 10 marzo 2009

VITO MANCUSO COTNRO CORRADO AUGIAS

VITO MANCUSO COTNRO CORRADO AUGIAS
Non sarebbe difficile opporre un sostenuto fuoco di sbarramento all’ultimo libro di Corrado Augias, scritto insieme allo storico Remo Cacitti. Partiamo dall’incipit di Augias:

“Gesù non ha mai detto di voler fondare una religione”. Come spiegare allora il suo ripetuto contrapporre in Matteo 5 “avete inteso che fu detto… ma io vi dico”, laddove il fu detto si riferisce alla religione ebraica e l’io vi dico al suo nuovo insegnamento?

Ancora Augias: “Gesù non ha mai detto di voler fondare una Chiesa”. Come spiegare allora il “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa” (Matteo 16,18)?

Ancora: “Mai ha detto di dover morire per sanare con il suo sangue il peccato di Adamo ed Eva”. Come spiegare allora quando dice di “essere venuto per dare la propria vita in riscatto per molti” (Marco 10,45) e quando nell’ultima cena pronuncia sul calice le note parole “questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati” (Matteo 26,28)?

Ancora: “Mai ha detto di essere unica e indistinta sostanza con suo padre, Dio in persona”. Come spiegare allora “io e il Padre siamo una sola cosa” (Giovanni 10,30) o anche “io sono nel Padre e il Padre è in me” (Giovanni 14,10)?

Ancora: “Gesù non ha mai dato al battesimo un particolare valore”. Come spiegare allora “se uno non è generato da acqua e da spirito non può entrare nel regno di Dio” (Giovanni 3,5)?

Ancora: “Non ha mai istituito una gerarchia ecclesiastica finché fu in vita”. Come spiegare allora la vera e propria struttura piramidale data da folla, 72 discepoli, 12 apostoli, 3 apostoli più vicini (Pietro, Giacomo, Giovanni), infine il solo Pietro (“a te darò le chiavi del regno dei cieli”, da cui la popolare immagine di san Pietro portinaio del paradiso)?

Ancora: “Mai ha parlato di precetti, norme”. Come spiegare allora il testo menzionato dallo stesso Augias “non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge e i Profeti, non sono venuto ad abolire ma a dare compimento”, che poi continua: “Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, sarà considerato minimo nel regno dei cieli” (Matteo 5,17 e 19)?

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Un tale fuoco di sbarramento, prodotto qui per le prime dieci righe di Augias (a parte l’affermazione “non ha mai detto di essere nato da una vergine che lo aveva concepito per intervento di un dio”, cui è obiettivamente impossibile contrapporre una frase di Gesù o a lui attribuita), potrebbe continuare per i testi di Cacitti. Due esempi al riguardo: 1) non è vero quanto affermato a pag. 213, cioè che “nei lezionari il testo dell’Apocalisse di Giovanni non compare mai”, si veda come esempio del contrario la prima lettura della messa di Tutti i Santi; 2) è altrettanto inesatto dire che il documento del Vaticano II che apre alla libertà religiosa sia la Nostra aetate, come si legge a pag. 246, perché il documento conciliare al proposito è la Dignitatis humanae (la Nostra aetate si occupa delle religioni non cristiane, come mostra di sapere bene Augias nell’intervento successivo). Sono due piccole inesattezze che a mio avviso svelano una determinata impostazione concettuale, quale si riflette sia nella valutazione dell’apocalittica (la cui scomparsa per Cacitti è un male da attribuire alla Chiesa post-costantiniana) sia nella valutazione dell’attuale pontificato, interpretato come “restaurazione confessionale” che minaccia la libertà religiosa (si può essere d’accordo su qualche aspetto di restaurazione, ma non si può onestamente negare a Benedetto XVI una continua e decisa azione a favore della libertà religiosa).

Tale fuoco di sbarramento però lo ritengo un’operazione sostanzialmente inutile, che non farebbe che riproporre uno scontro che dura da tempo senza che il pensiero proceda anche solo di un po’. Dietro le affermazioni di Augias riportate sopra vi sono infatti decenni di studi e di pubblicazioni specialistiche nel campo biblico, che Augias divulga con l’efficacia a tutti nota. Non è lui, sono autorevoli esegeti e teologi a sostenere che Gesù non volle fondare una nuova religione, né una Chiesa, né una morale, né una liturgia, e a separare nettamente sulla base di accurati studi il “Gesù della storia” (Yehoshua ben Yosef) dal “Cristo della fede” (la seconda persona della Trinità), ritenendo quest’ultimo una costruzione successiva, e illegittima, della Chiesa. È la medesima prospettiva sostenuta da Remo Cacitti: “Condivido la tesi che Gesù non avesse intenzione di fondare una Chiesa, tanto meno una religione diversa dal giudaismo da lui professato” (pag. 152), sicché “Paolo può essere considerato il vero fondatore del cristianesimo” (pag. 46). Il che significa che ovviamente non sarebbe difficile, per Augias, Cacitti e in genere i sostenitori della prospettiva che io chiamo “separazionista”, contrapporre ai testi da me citati sopra (ritenuti tardive aggiunte della comunità) altri testi evangelici considerati ben più originari, i soli autentici ipsissima verba Jesu. Questo è lo stato dell’arte, e non c’è nessuna possibilità di chiarirsi veramente le idee se si rimane al livello della critica storica e letteraria: tra le migliaia di versetti biblici ciascuno si sceglie quelli che più gli fanno comodo e li interpreta in conformità alle sue tesi. La frammentazione odierna del mondo protestante, di quel cristianesimo che a partire da Lutero ha voluto basarsi sulla sola Scrittura, è sotto gli occhi di tutti a palese dimostrazione dell’incapacità della Bibbia di produrre interpretazioni unitarie e unificanti.

In questa prospettiva il mio vero disaccordo con Augias, per stare sempre alla prima efficacissima pagina del libro, consiste nel fatto che ha presentato le sue affermazioni su Gesù come “incontestabili verità”, mentre si tratta solo di tesi certamente documentate ma quanto mai contestabili, e in effetti contestate da parte di esegeti e teologi autorevoli tanto quanto lo sono quelli sui quali Augias basa le sue argomentazioni. E sempre a proposito di forzature, mi sembra che siano definibili come tali anche le parole che Cacitti riserva al libro su Gesù di Joseph Ratzinger, dove si sostiene ovviamente la piena corrispondenza tra il Gesù della storia e il Cristo della fede. Di tale libro infatti Cacitti afferma che “basta leggerne l’introduzione” per capire che “l’obiettivo dichiarato del saggio è di tornare molto indietro, a prima degli studi storico-critici su Gesù”, per poi liquidarlo come “un esercizio mistico o forse spiritualistico” (pag. 39). Mi permetto di osservare, per amore di verità e senza il minimo desiderio di far parte della folta schiera degli apologeti di palazzo, due cose: 1) che l’obiettivo del testo papale non è tornare indietro ma procedere oltre gli studi storico-critici, avendo preso atto dell’impasse a cui ha condotto l’analitica ricerca storico-critica, cioè a quella “discussione continua e senza fine della storia delle tradizioni e delle redazioni” di cui parla uno dei più importanti esegeti del ‘900, Rudolf Schnackenburg, e di cui il conflitto di testi biblici presentato sopra è un piccolissimo saggio; 2) che come la storiografia ha un suo statuto epistemologico che va capito e rispettato, allo stesso modo ce l’ha la teologia cui il lavoro di Joseph Ratzinger appartiene, che non è serio definire “esercizio mistico o forse spiritualistico”. Sono cose del resto che lo stesso Cacitti dimostra di sapere bene, come quando a pag. 33 riconosce che vi sono esperienze non misurabili storicamente senza che ciò significhi “che esse non abbiano consistenza” perché “ce l’hanno su un altro piano”. Ma allora perché denigrare questo “altro piano” come “spiritualistico” qualche pagina dopo? Solo perché si tratta del libro di un papa che Cacitti dimostra di non amare particolarmente?



http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2008/09/18/cristo-e-maggiore-di-gesu-di-vito-mancuso/

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Inchiesta sul Cristianesimo. Come si costruisce una religione di Corrado Augias e Remo Cacitti
Premessa

CHE COSA GESÙ NON HA DETTO

Gesù non ha mai detto di voler fondare una religione, una Chiesa, che portassero il suo nome; mai ha detto di dover morire per sanare con il suo sangue il peccato di Adamo ed Eva, per ristabilire cioè l'alleanza fra Dio e gli uomini; non ha mai detto di essere nato da una vergine che lo aveva concepito per intervento di un dio; mai ha detto di essere unica e indistinta sostanza con suo padre, Dio in persona, e con una vaga entità immateriale denominata Spirito.
Gesù non ha mai dato al battesimo un particolare valore; non ha istituito alcuna gerarchia ecclesiastica finché fu in vita; mai ha parlato di precetti, norme, cariche, vestimenti, ordini di successione, liturgie, formule; mai ha pensato di creare una sterminata falange di santi. Non è stato lui a chiedere che alcuni testi, i vangeli, riferissero i suoi discorsi e le sue azioni, né ha mai scritto personalmente alcunché, salvo poche parole vergate col dito nella polvere. Gesù era un ebreo, e lo è rimasto sempre; sia quando, in Matteo 5,17, ha detto: «Non pensiate che io sia venuto ad abolire la Legge o i profeti; non sono venuto per abolire ma per dare compimento»; sia quando, sul punto ormai di spirare, ha ripetuto l'attacco straziante del Salmo 22: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».

Davanti a queste incontestabili verità sorge con forza la do manda, la curiosità di sapere: ma allora com'è nato il cristianesimo? Chi e quando ne ha stabilito norme e procedure, riti e dogmi? Gesù non ha mai pensato di rendere obbligatori un comportamento o una verità certificati per decreto. Ha esortato, ha pregato, ha dato l'esempio. Soprattutto, nulla era più lontano da lui di una congerie di leggi, un'organizzazione monarchica, uno Stato sovrano dotato di territorio, moneta, esercito, polizia e giurisdizione, sia pure ridotti - ma solo dopo aspre lotte - a dimensioni simboliche. Torna di nuovo la domanda: ma allora chi ha elaborato tutto questo? perché? quando?
La vicenda del cristianesimo, ricostruita nel suo effettivo svolgimento secondo le leggi della ricerca storica e non della teologia, rappresenta una complessa avventura umana ricca di drammi, di contrasti, di correnti d'opinione che si sono scontrate sui piani più diversi: la dialettica, l'invenzione ingegnosa, la ricostruzione ipotetica di eventi sconosciuti a costo di affrontare i più inverosimili paradossi; l'amore per gli uomini, certo, nella convinzione di fare il loro bene, ma anche gli interessi politici, gli arbitrii e gli inganni; non di rado l'opposi¬zione al mutamento spinta fino allo spargimento di sangue.
In breve: se si esaminano i fatti con la sola ottica della storia, nulla distingue la lenta e contrastata nascita di questa religione da quella di un qualsiasi altro movimento in grado di smuovere coscienze e interessi, di coinvolgere la società nel suo insieme e le singole persone che nella e della società vivono. Sigmund Freud ha scritto nel suo L'avvenire di un'illusione: «Dove sono coinvolte questioni religiose, gli uomini si rendono colpevoli di ogni sorta di disonestà e di illecito intellettuale». Forse l'espressione è eccessiva, nel senso che non sempre e non per tutti è stato così. E, se di disonestà si può parlare, si è spesso trattato di una «disonestà» particolare, concepita cioè per offrire agli esseri umani una consolazione che la vita raramente concede. Di sicuro, però, è vero il reciproco della frase di Freud e cioè che la ricerca storico-scientifica, condotta con criteri rigorosi, obbedendo solo alla propria deontologia, esclude ogni «disonestà», il suo fine essendo di arrivare a risultati certi. Momentaneamente certi, aggiungo. Certi, cioè, fino a quando altre ricerche, altre scoperte, altri documenti falsificheranno quei risultati per proporne di nuovi.

© 2008, Mondadori

Inchiesta sul cristianesimo. Come si costruisce una religione – Corrado Augias, Remo Cacitti
276 pag., 18,50 € – Edizioni Mondadori 2008

lunedì 9 marzo 2009

La Meghillat Ester: lo svelamento del nascosto

La Meghillat Ester: lo svelamento del nascosto
di Rav Roberto Della Rocca


Articolo pubblicato su "Hebraica" Miscellanea di studi in onore di Sergio Sierra per il suo 75° compleanno – Torino 5759-1998

" .....questi giorni di Purim non cadranno in disuso tra gli ebrei ed il loro ricordo non cessi in mezzo alla loro discendenza..." (Libro di Estèr, 9;28).

Nella sua grande opera di giurisprudenza ebraica, il Mishnèh Toràh, Maimonide (1135-1204) sostiene che nell'era messianica tutti i libri della Bibbia cadranno in disuso tranne il Rotolo di Estèr essendo questo duraturo come i cinque libri della Toràh, l'esistenza della quale è eterna.....e, continua, "...anche se dovesse scomparire il ricordo di tutte le nostre sofferenze, quello di Purim non sarà mai cancellato".
Ma perché proprio il Libro di Estèr e con esso il ricordo di Purim dovrebbero sopravvivere a tutti gli altri? La Meghillàh (termine che deriva dalla radice ghimel ghimel lamed, che significa arrotolare, avvolgere, e che indica la lettura su un rotolo di pergamena come il Sefer Toràh) è un libro che narra di una comunità completamente assimilata, sradicata dalla sua terra d'origine, lontana, materialmente e spiritualmente, dalla Terra di Israele, di cui, in tutto il racconto, non si fa alcun cenno, né come ricordo né, tantomeno, come mèta di aspirazione. Siamo nel pieno della golàh, dell'esilio, quindi, al punto che gli ebrei temono addirittura di rivelare la loro identità.
Un altro segno sorprendente è che, contrariamente a quanto si fa durante la festa di Chanukkàh, a Purim non si legge l'Hallel (lett.lode; è il nome dato ai Salmi 113-118), riservato solo ai miracoli avvenuti in Terra di Israele.
Ciononostante, Estèr ottiene quello che ai valorosi fratelli Maccabei non è stato concesso: non solo il suo libro viene incluso nel canone biblico, ma questo ha dato anche il nome ad un trattato talmudico, chiamato appunto " Meghillàh".
Ciò che però più sorprende, nel libro di Estèr, è che in tutto il testo non viene mai citato il Nome di Dio, né alcuno dei Suoi attributi. Questa peculiarità della Meghillàh, cioè di essere l'unico libro della Bibbia non solo privo della parola e dell'azione di Dio, ma anche di qualsiasi riferimento a Lui, ha fatto discutere molto i Maestri, prima che si arrivasse alla decisione di inserire anche questo testo nel canone biblico.
La stessa storia di Estèr, sembra essere un concatenarsi di eventi del tutto casuali: ad esempio, il grande banchetto del re Assuero, la decisione di chiamare la regina Vashtì, il rifiuto di questa di presentarsi, la scelta di Estèr, il tentativo del colpo di Stato scoperto casualmente da Mordekhài, l'insonnia del re, l'arrivo di Hamàn e di Assuero proprio in quella notte. Il destino del popolo ebraico sembra completamente abbandonato al caso e alla fatalità.
Il termine Purim, dal persiano pur, designa le sorti che si gettano per fissare una data o per regolare il destino altrui secondo il decreto del solo caso. L'esistenza degli ebrei sembra legata a una partita a dadi e il popolo stesso appare impotente in un mondo mosso dalla sorte, abbandonato a un destino cieco, in un mondo da cui Dio sembra assente o, quantomeno, cosi' ben nascosto che tutto accade come se Egli non esistesse.
I Maestri del Talmùd, ricorrendo ai più originali espedienti interpretativi, si domandano "..dove si parla di Estèr nella Toràh?.." (Talmùd babilonese; Haghigàh 5,b). I Maestri fingono di non sapere che tra la Toràh ed Estèr trascorrono almeno sette, otto secoli.
Per capire il senso della loro domanda bisogna interpretare il testo come segue: in quale punto della Toràh si trova un'allusione alla storia di Estèr? Nella Toràh, dove è compresa la storia passata, presente e futura del popolo ebraico, deve pur esserci un qualche riferimento al tipo di miracolo che caratterizza Purim e molta parte della storia ebraica.
I Maestri leggono quindi nel verso del Deuteronomio, 31;18: "..ed Io continuero' a nascondere il Mio volto in quel giorno..", un preciso riferimento a Estèr e a Purim.
Il Talmùd, quindi, scorge uno stretto rapporto tra il tema del Dio nascosto, che si eclissa, e l'etimologia del nome Estèr, che significa appunto nascosta.
La salvezza del popolo di Estèr e di Mordekhài avviene in modo nascosto e discreto, diversamente da quanto accade per altri miracoli, nei quali Dio si manifesta e opera in forma palese, come, ad esempio, nella liberazione degli Ebrei dall'Egitto.
Ecco perché qualche commentatore ha tentato di trovare un'allusione al Nome di Dio nel verso in cui Mordekhài, spazientito dalle esitazioni di Estèr a presentarsi al re ed intercedere per la salvezza del popolo, dichiara: ".. se tu in questo momento taci, liberazione e salvezza sorgeranno da un altro luogo.." ( Ester, 4; 14).
Il termine Maqom, Luogo, designerebbe la stessa residenza divina, conformemente a quanto sostiene la letteratura rabbinica: " Egli è il Luogo del Suo mondo, ma il Suo mondo non è il Suo Luogo", nel senso che Dio è onnipresente anche quando Egli è nascosto.
La parola ebraica che indica il mondo è olam e deriva dalla radice alum, nascosto, forse per significare che l'esistenza di Dio in questo mondo è nascosta e lo scopo dell'olam, cioè del mondo nascosto, è la ricerca di quella verità, emèt, che secondo il Midràsh al momento della creazione Dio ha gettato a terra, affinché l'uomo la facesse germogliare con i suoi propri strumenti.
Compito dell'uomo quindi, è quello di cogliere l'intervento di Dio non tanto nelle dieci piaghe o nell'aprirsi del mare, quanto piuttosto negli eventi di ogni giorno, poiché un'eccessiva enfasi sull'attività miracolosa di Dio può farci dimenticare che la Sua presenza è in ogni luogo.
Benché altri quattro libri biblici portino il nome di Meghillàh, quello di Estèr è considerato il Rotolo per antonomasia.
Durante il suo srotolamento ci viene gradatamente rivelato ciò che è avvolto e nascosto. Dio si rivela una guida così silenziosa e invisibile, che la Sua reale partecipazione agli eventi dell'uomo può anche essere messa in discussione.
L'abilità, la forza di Israele consiste nel saper srotolare il rotolo, dipanare la matassa: potremmo dire nel saper "meghillare estèr", cioè svelare il nascosto, sollevare il velo dell'ascondimento, saper leggere dietro la maschera dell'apparenza e restituire un significato autentico al volto della maschera, che di umano ha solo la parvenza.
E' detto nel Talmùd che nel pasto del giorno di Purim è consuetudine bere tanto vino fino al punto di non saper piu' distinguere la destra dalla sinistra, di non saper piu' riconoscere la differenza tra "maledetto Hamàn e benedetto Mordekhài".
(E' notevole tra l'altro che le due espressioni, arur Hamàn e baruch Mordekhài, abbiano lo stesso valore numerico secondo la Ghematrià, regola interpretativa che si basa sul valore numerico delle lettere).
In un universo, quindi, dominato dalla confusione, dove non si discerne il giusto dall'ingiusto, dove la fatalità sembra reggere i due estremi della catena della storia e il mondo rischia di trasformarsi in una gigantesca mascherata, e in una sbornia generale, i Maestri invitano a mantenere quel discernimento che permette di decifrare il senso del trucco universale.
In ebraico la differenza tra golàh, esilio, e gheullàh, redenzione, è data da una sola lettera la a Alef, la prima lettera dell'alfabeto ebraico, la lettera con cui iniziano fra l'altro diversi nomi di Dio, la parola Adàm, uomo, i Dieci Comandamenti, la lettera con cui doveva avere inizio la Toràh, ma che ha dovuto lasciare il posto alla Bet, la seconda lettera dell'alfabeto, forse per insegnare al mondo, simboleggiato dalla dualità della Bet, di tendere alla ricerca dell'Uno.
Se la gheullàh è la condizione ideale a cui deve aspirare il popolo ebraico, ed essa sarà raggiunta con la celebrazione di quel Seder, quell'ordine di tutta l'umanità, la golàh del libro di Estèr, è la condizione reale del mondo, dove tutto è confuso, distorto, disordinato.
Tuttavia la golàh e la gheullàh non sono cosi' distanti fra loro come potrebbe sembrare; infatti negli anni embolismici, quando si aggiunge un tredicesimo mese, Adar Sheni', si celebra Purim nel secondo Adar, per avvicinare il più possibile questa ricorrenza alla festa di Pesach. Purim, infatti è la preparazione a Pesach, una preparazione per la completa gheullàh.
Purim, le sorti del popolo ebraico, sono legate alla ricerca e alla riconquista dell'Alef, dell'unicità, dell'identità individuale e collettiva, di quella particella dell'Unico che è in ognuno di noi e in virtù della quale Gli somigliamo.
E' proprio l'assenza dell'Alef che consente agli Hamàn di ogni tempo di giocare a dadi le sorti del popolo ebraico. La disunione e le scissioni all'interno del popolo ebraico scatenano le forze di Amalek, antenato di Hamàn, prototipo dell'antigiudaismo irrazionale e gratuito di tutte le generazioni destinato a minacciare l'esistenza di Israele in tutti i tempi della storia.
La salvezza nella storia di Purim, giunge viceversa solo quando Estèr rivela ciò che ha tenuto celato: la sua identità, la sua Alef, adempiendo cosi' all'imperativo della Toràh " ...Ricorda ciò che fece a te Amalek..!" ( Deuteronomio, 25;17 ).
Il digiuno istituito da Estèr per invocare l'aiuto divino contro il decreto di Hamàn diventa, quindi, una premessa a un radicale capovolgimento della situazione.
La Teshuvàh, il pentimento, il ritorno, attraverso il digiuno rappresenta l'occasione per scrutare dentro di sé, per riprendere in mano le sorti del proprio destino e per liberarsi da un esilio che non ha una valenza esclusivamente geografica.
La condizione necessaria per passare oltre la golàh e raggiungere la gheullàh è, dunque, l'esperienza della Teshuvàh, cosi' come è detto nel Talmùd " ..grande è la Teshuvàh perchè avvicina la gheullàh.." ( Jomà 86, b).
Forse questo è il senso di cio' che è sostenuto dalla letteratura rabbinica:la parola Purim, sorti, è contenuta dalla parola Kippurim, espiazioni. Le sorti sono dentro le espiazioni, nel senso letterale dell'affermazione, ma si può anche leggere: le sorti sono nella Teshuvàh.
Solo con la Teshuvàh l'ebreo riprende quindi in mano, responsabilmente e coscientemente, le proprie sorti, non consentendo più che il caso decida per lui.
Purim-Kippurim, (in questo caso la k Kaf iniziale potrebbe avere la funzione di "come") Purim come il giorno del grande digiuno!
La vita dell'uomo oscilla tra queste due dimensioni, cosi' diverse, ma al contempo cosi' legate tra loro. Il mascherarsi e lo smascherarsi completamente!
Il digiuno, in fondo, è la necessaria conseguenza di un grande banchetto, e l'introspezione è l'inevitabile reazione a una rumorosa baldoria; talvolta è proprio una sbornia e il travalicamento dei limiti a stimolare un sincero esame di coscienza.
Nella concezione ebraica, il corpo non è scisso dall'anima: la nostra esistenza fisica nel mondo, messa in pericolo a Purim e, quindi, esaltata attraverso un banchetto, è inscindibile dalla nostra esistenza spirituale celebrata nello Jom Ha-Kippurim.
Non c'è un Kippurim senza un Purim che lo determini e lo motivi, e non c'è un Purim senza un Kippurim che lo contenga e gli dia senso.
La prima volta che figura la parola Estèr nella Toràh è in Genesi, 4; 14:
" ..saro' rimosso dal tuo cospetto..". E' Caino che parla: egli teme di essere abbandonato da Dio e non essere considerato più come uomo. Caino, uccidendo suo fratello, tende a restaurare il caos originario dell'universo. Eppure la sua condanna non è la pena capitale, ma l'esilio: il primo assassino gode di una strana immunità, nessuno ha il diritto di imitarlo, grazie a un marchio che Dio incide su di lui. Il primo segno che il Signore pone nel mondo. Secondo un midràsh Adamo incontrando Caino rimane stupito nel trovarlo vivo, tanto da chiedergli:" non hai forse ucciso tuo fratello Abele?" Caino gli risponde: "Io ho fatto Teshuvàh padre e sono stato perdonato!" nascondendo il volto fra le mani, Adamo, allora, esclama:" tanto grande è il potere della Teshuvàh?...non lo sapevo!".
Caino, l'uomo del crimine brutale, rappresenta la prova vivente che il perdono è possibile e che la forza della Teshuvàh può far risplendere la luce velata dall'oscurarsi del volto di Dio: la Hastaràt Panim.
"..Se si legge la Meghillat Estèr a ritroso non si è compiuto il proprio obbligo.." (Mishnàh, Meghillàh, 2; 1)
Quale è il senso di questa norma? Chi legge la Meghillat Estèr pensando che gli eventi in essa narrati appartengano solo al passato, "a ritroso", e il miracolo non è rilevante per il presente, non ha compiuto il suo obbligo.
Molti eventi della storia ebraica, anche quelli più recenti sembrano farci rivivere la storia del libro di Estèr, dove Dio sembra essere completamente assente. Per questo motivo i Maestri hanno visto nella storia di Purim, la condizione paradigmatica del popolo ebraico, indicando che sta all'uomo cercare la presenza divina nella storia, anche quando l'oscurità dell'esilio è divenuta più fitta, o quando la disumanità della maschera rischia di trasfigurare il volto umano.
Non dimentichiamoci, infatti, che nella lingua ebraica, l'etimo g-l-h significa " esiliare" e "rivelare" nello stesso tempo.

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La storia di Purim

Cos'è Purim?
La storia di Purim
Bambini ebrei salvano il popolo da una situazione disperata
di Aron Friedman

Molto tempo fa, gli Ebrei vivevano in Persia sotto il dominio del Re Achashverosh, che governava su un suo impero di ben 127 paesi, dall’india in oriente fino all'Etiopia in occidente.
II nostro popolo aveva passato brutti tempi. II Tempio di Gerusalemme era stato distrutto e tutti erano stati esiliati in Bavel dove povertà e difficoltà li affliggevano nel loro esilio.
Sotto il regno di Achashverosh iniziarono a superare le difficolà negli affari e nei mestieri. Ma per 70 anni il Tempio era rimasto una rovina e gli Ebrei tristemente si chiedevano se sarebbero mai ritornati a Gerusalemme. Sarebbero ritornati alla loro dimora?
Nel terzo anno del suo regno il re Achashverosh fece una festa. Tutti erano invitati, da tutti i paesi del mondo, compresi gli Ebrei di Shushan, la capitale. Achashverosh desiderava che tutti lo amassero e che tutti lo rispettassero.
Era una situazione difficile per gli Ebrei. In realtà non desideravano partecipare alla festa di Achashverosh perché temevano che i cibi offerti non fossero Kasher. Ed anche se lo fossero, come avrebbero potuto partecipare quando il re Achashverosh avrebbero indossato gli abiti di Cohen Gadol (il Sommo Sacerdote) che erano stati rubati dal loro proprio Tempio di Gerusalemme?
Mordechai, il capo degli Ebrei, consigliò loro di non andare, ma la maggioranza del popolo aveva paura di Achashverosh, e non lo ascoltarono. Che cosa avreste fatto voi?
Sicuramente nessun soldato di Tzivot Hashem sarebbe mai andato alla festa di Achashverosh. Disgraziatamente, molti Ebrei ci andarono, anzi, la maggioranza di loro e fecero male.
Di Shabbat tutti gli Ebrei andarono a casa loro anche se la festa procedeva. Mentre facevano Kiddush nelle loro case, le altre persone invitate alla festa di Achashverosh continuavano a bere, a bere, a bere. Achashverosh, ubriaco ordinò a sua moglie, Vashti, di mostrarsi a tutti, cosicché potessero vedere quanto fosse bella. Vashti, però, si senti offesa da questo ordine di un ubriaco. "Non verrò", disse. Nessuno sapeva cosa dire. "Che venga uccisa", gridò un consigliere, "se no d'ora in poi tutte le mogli disobbediranno ai loro mariti!" Questo consigliere era Haman, il malvagio Haman. Achashverosh diede ascolto alle sue parole e Vashti fu giustiziata. Sapete perché Vashti non volle venire? Improvvisamente le erano usciti tanti brufoli e le era perfino spuntata una coda! Tutto questo era successo perché Hashem la voleva punire, per essere stata cosi malvagia con le piccole ragazze ebree obbligandole a lavorare di Shabbat. Per questo motivo fu giustiziata di Shabbat.
Ora, Achashverosh aveva bisogno di una nuova regina e la fece cercare in tutti i suoi 127 paesi. In montagna ed in pianura, in oriente come in occidente, al nord come al sud. Finalmente i suoi messaggeri trovarono una ragazza bellissima, Ester, nipote di Mordechai; chiunque la incontrava rimaneva incantato dalla sua grazia, modestia e gentilezza.
Ester non voleva sposare Achashverosh; infatti aveva fatto tutto il possibile per non essere notata, ma Hashem aveva un piano. Appena Achashverosh la vide, decise che Ester sarebbe divenuta la sua regina, ma per quanto le chiedesse da dove venisse lei non rispondeva perché Mordechai le aveva raccomandato di non dire una sola parola sulla sua vera identità.
Un giorno Mordechai udì due ministri complottare di avvelenare il re, riferì la cosa ad Ester che la raccontò al re. Achasverosh fece scrivere nel libro dei ricordi che Mordechai gli aveva salvato la vita.
Intanto Haman, era diventato molto ricco e potente e il re lo aveva nominato Primo Ministro di tutta la Persia. Appeso al collo Haman portava fieramente un'immagine del suo idolo ed ovunque andasse, tutti erano obbligati ad inchinarsi davanti al lui.
Tutti, eccetto Mordechai l'Ebreo! Mordechai sapeva che un Ebreo non doveva mai inchinarsi, e nemmeno piegare le ginocchia davanti ad un idolo.
Haman era molto arrabbiato! Era furioso, fumante e decise di eliminare Mordechai e giacché c'era, tutti gli Ebrei.
"Ci stai procurando grossi guai", dissero gli Ebrei a Mordechai. Ma Mordechai non intendeva inchinarsi.
Alcuni giorni prima di Pesach, Haman tirò a sorte per vedere quale mese sarebbe stato il più propizio per vendicarsi degli Ebrei. Aha! Venne fuori il mese di Adar. "Un ottimo mese", pensò Haman: "il mese in cui Moshe, capo degli Ebrei, è morto". Haman dimenticava però, che Moshe era anche nato in Adar. Re Achasverosh diede pieni poteri a Haman, che decretò che nel 13 di Adar dell'anno successivo, tutti gli Ebrei sarebbero stati uccisi, in ogni provincia ed in ogni stato dell'impero. Non c'era dove scappare e non c'era dove nascondersi.
A questo punto Mordechai fece sapere alla regina Ester che era l'unica persona che poteva andare dal re per supplicarlo di avere pietà sul suo popolo. "Como posso andare?" replicò Ester, "Haman ha agito anche contro di me. Nessuno può andare a vedere Achashverosh senza essere stato chiamato da lui e sono ben trenta giorni che sono stata chiamata—nemmeno una sola volta!"
"Tuttavia devi andare", disse Mordechai "è pericoloso, ma tu devi salvare il popolo ebraico".
Per tre giorni la regina Ester non mangiò e non bevve e chiese a tutti gli Ebrei di digiunare e pregare assieme a lei. Poi, andò dal re senza invito.
Prima di entrare nella sala del trono, pregò dal profondo del suo cuore a HaShem per se stessa, per il suo popolo e per la ricostruzione del Tempio. Sapeva di poter essere uccisa in quel momento.
Improvvisamente Achashverosh si accorse della sua presenza. Era adirato, sorpreso, e pieno di un nuovo amore—tutto insieme. Ester aveva un aspetto cosi fragile, e tuttavia cosi straordinariamente bello. Le guardie avevano estratto le loro spade pronte a colpire, Haman sogghignava sinistramente. Poi, ad un tratto Achashverosh alzò la sua mano, offri il suo scettro alla regina e le risparmiò la vita. "Quale è il tuo desiderio?", chiese, "fino a metà del mio regno sono pronto a darti".
Se voi foste Ester, che cosa avreste fatto? Avreste rivelato al re di essere Ebrei? Ester non lo fece immediatamente. Sarebbe stato troppo improvviso. Invece invitò il re ed Haman a venire da lei per una festa che desiderava fare per loro.
Nel frattempo anche altri facevano il loro possibile per annullare i crudeli piani di Haman. Sapete chi? I soldati di Tzivot HaShem di quei giorni. Mordechai aveva chiamato tutti i bambini ad unirsi a lui, ed essi vennero— ben 22.000. Tutti assieme studiarono la Torà, e pregavano a HaShem, chiedendo al Cielo di annullare il terribile editto di Haman.
Mentre studiavano Haman lasciava il palazzo. Era cosi eccitato di essere l'unica persona invitata a cenare col re e con la regina Ester e si affrettava verso casa per raccontare alla sua famiglia la buona notizia, quando vide Mordechai con tutti quei bambini.
Nessuno di loro si inchinò al suo passaggio, né lo degnò di attenzione. "La farò finita anche con voi", promise, ma i soldati di Tzivot HaShem non si spaventarono. "Non ci curiamo di te", gridarono, "Noi staremo con Mordechai, studiando la Torà e pregando, fino alla fine! "'.
Quando HaShem udì le loro preghiere e vide le loro lacrime, disse: "Per amore di questi bambini salverò gli Ebrei! "
E cosi fu. Il coraggio di Ester, la saggezza di Mordechai e le preghiere dei bambini di Tzivot HaShem ribaltarono la situazione ormai disperata. Achashverosh diede ascolto ad Ester quando chiese di non distruggere il suo popolo. Hamen venne smascherato come il peggior nemico del re, non come suo amico e venne impiccato sulla forca che egli stesso aveva fatto erigere per Mordechai, Mordechai venne onorato e promosso alla carica di primo consigliere del re ed infine, il 13 di Adar, il giorno che Haman aveva stabilito per lo sterminio degli Ebrei, questi combatterono contro i loro nemici, uccidendo tutti i malvagi seguaci di Haman.
I Saggi dichiararono che il giorno in cui avvennero questi miracoli e che gli Ebrei terminarono di combattere fosse dedicato a festeggiamenti e ringraziamenti ad HaShem, a dare regali ai poveri, ed a mandare dolciumi agli amici. E il giorno di Purim, la più gioiosa di tutte le feste.

Tratto dal "Moshiach Times" N. 4

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