giovedì 29 gennaio 2009

Rifiuto della “revoca” delle pseudo-scomuniche .

COMUNICATO ANSA del 28/01/2009:

Estratto dell' Omelia pronunciata da don Floriano Abrahamowicz, domenica 25 gennaio, a Treviso e a Trento.

Rifiuto della “revoca” delle pseudo-scomuniche .



Con il decreto della Congregazione per i vescovi del 21 gennaio 2009 firmato dal Cardinale Giovanni Battista Re si pretende il falso: la revoca di una censura ecclesiastica mai esistita. Membri e fedeli della Fraternità San Pio X rimangono scandalizzati già dalla prima frase del decreto: “ Con lettera del 15 dicembre 2008 indirizzata a Sua Em.za il Sig. Cardinale Dario Castrillón Hoyos, Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, Mons. Bernard Fellay, anche a nome degli altri tre Vescovi consacrati il giorno 30 giugno 1988, sollecitava nuovamente la rimozione della scomunica latae sententiae formalmente dichiarata con Decreto del Prefetto di questa Congregazione per i Vescovi in data 1° luglio 1988.” Questo significa richiedere la dichiarazione di un falso: la revoca di censure mai esistite perché il 30 giugno del 1988 Monsignor Marcel Lefebvre consacrando quattro vescovi ha compiuto un atto meritorio e non un delitto. Le sue consacrazioni episcopali hanno rappresentato la continuità della Chiesa Cattolica Apostolica e Romana. E' questa Sua fedeltà alla chiesa cattolica che gli valse le persecuzioni e le ingiuste e invalide censure da parte della Chiesa Conciliare; quella del Concilio Vaticano II che disconoscendo a Gesù Cristo la Sua regalità sociale e umiliando la sua divina sposa la Chiesa Cattolica fece riecheggiare l’urlo deicida: crucifige, crucifige!

Dato che il decreto chiama in causa oltre ai quattro vescovi anche tutta la Fraternità (“Si auspica ....la piena comunione con la Chiesa di tutta la Fraternità San Pio X”), ricordiamo le parole del venerato fondatore Mons. Marcel Lefebvre pronunciate il 10 luglio 1988 a pochi giorni dalla pseudo-scomunica : “ Nostro Signore Gesù Cristo ci mette in guardia contro i cattivi pastori, guardatevi dai pastori che vengono verso di voi, lupi rapaci travestiti da agnelli....... Dicono di noi che siamo scomunicati e scismatici. Chiediamoci chi è che ci accusa in questo modo e perchè ci scomunica. Coloro che ci scomunicano sono già scomunicati da tanto tempo. Perchè? Perchè sono modernisti! Di spirito modernista, hanno fatto una chiesa conforme allo spirito del mondo. Ed è questo modernismo che è stato condannato da San Pio X, patrono della fraternità. Questo ultimo santo Papa ha condannato i modernisti e li ha scomunicati. Tutti questi spiriti che sono modernisti sono scomunicati da San Pio X. Sono queste persone imbevute di principi modernisti che ci hanno scomunicati, mentre loro stessi sono scomunicati da san Pio X”.
Coloro che oggi “revocano” la pseudo-scomunica sono “già scomunicati da tanto tempo. Perchè? Perchè sono modernisti! Di spirito modernista hanno fatto una chiesa conforme allo spirito del mondo”.
Infatti il mandante dell’ingiurioso decreto di “revoca” è Joseph Ratzinger, il quale continua imperterrito nell’ecumenismo modernista del Concilio Vaticano II, da lui definito un “faro irrinunciabile”, incorrendo nella scomunica di San Pio X riservata ai modernisti. Uno scomunicato revoca una censura inesistente!

Considerato tutto ciò, il sottoscritto, membro a vita della Fraternità Sacerdotale San Pio X, rifiuta sia la richiesta che l’accettazione di tale decreto che inevitabilmente porta all’unione di fatto con la Chiesa Conciliare condannata dalla Chiesa Cattolica. Un cattolico tradizionalista NON PUO’ né richiedere né accogliere un tale decreto, ancora meno abbracciare e baciare gli autori, facendo credere che tale atto sia un dono della Madonna.

Preghiamo per Joseph Ratzinger affinchè abiuri il modernismo e abbracci la fede cattolica e per la Fraternità San Pio X affinchè resti fedele all’opera di Mons. Lefebvre.

Don Floriano Abrahamowicz


Il Circolo Culturale Christus Rex composto da fedeli, famiglie, amici e simpatizzanti della Tradizione si riconoscono pienamente nell’omelia pronunciata da Don Floriano domenica 25 gennaio a Treviso e a Trento, dimostrando che non tutti i fedeli hanno accolto con gioia la revoca della "pseudo-scomunica". Ci saranno altri vescovi, sacerdoti e laici che rifiutano questo inizio di riconciliazione con la chiesa occupata ?

Scrivete a christusrex@libero.it

sito: www.agerecontra.it



L'Addetto Stampa del Circolo

Luigi De Rosa
"Dubbi su funzione camere a gas"
Lo dichiara prete lefebvriano italiano

Le camere a gas? "L'unica cosa certa è che sono state usate per disinfettare". Lo afferma in un'intervista alla 'Tribuna' di Treviso il prete lefebvriano don Floriano Abrahamowicz. Dopo la clamorosa intervista del vescovo Williamson, che minimizza la Shoah, altre affermazioni negazioniste. Don Abrahamowicz ha poi aggiunto:"E gli israeliani non possono mica dirmi che il genocidio che loro hanno subito dai nazisti è meno grave di quello di Gaza".



Don Floriano Abrahamowicz aveva già vissuto in precedenza un momento di gloria mediatica quando, il 15 settembre 2007, celebrò messa in latino a Lanzago di Silea per il leader della Lega Nord Umberto Bossi. Oggi afferma di avere "da parte paterna, origini ebraiche" e che le sue opinioni riguardano i fatti storici e non manifestano antisemitismo, in quanto "è veramente impossibile per un cristiano cattolico essere antisemita".

E se pure ammette che "sicuramente è stata un'imprudenza" per Williamson fare quelle affermazioni alla tv svedese, poi sostiene che "accanto a una versione ufficiale, esiste un`altra versione basata sulle osservazioni dei primi tecnici alleati che sono entrati nei campi". Quanto al numero delle vittime per il sacerdote non ci sono certezze: "potevano essere anche piu' di 6 milioni. Anche nel mondo ebraico le cifre hanno un valore simbolico. Papa Ratzinger dice che anche una sola persona uccisa ingiustamente è troppo, è come dire che uno è uguale a 6 milioni. Andare a parlare di cifre non cambia niente rispetto all'essenza del genocidio, che è sempre un'esagerazione".


http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo440032.shtml

CHIESA: LEFEBVRIANI, SCANDALIZZATI DA PREGHIERA PAPA IN MOSCHEA BLU ISTANBUL

CHIESA: LEFEBVRIANI, SCANDALIZZATI DA PREGHIERA PAPA IN MOSCHEA BLU ISTANBUL
Citta' del Vaticano, 29 gen. (Adnkronos) - ''Se da una parte e' possibile dire che questo Papa dal punto di vista liturgico e' legato alla tradizione, dal punto di vista dell'ecumenismo e' in linea con il Concilio Vaticano II. Noi siamo rimasti scandalizzati dalla preghiera che Benedetto XVI ha fatto nella moschea blu di Istanbul durante il suo viaggio in Turchia'' che avvenne nel novembre del 2006. E' quanto ha detto all'ADNKRONOS don Pierpaolo Petrucci, Priore del Priorato di Rimini della Fraternita' di San Pio X. Nella citta' emiliana infatti sabato prossimo si ritroveranno i lefebvriani del distretto italiano per discutere insieme della nuova situazione aperta dalla revoca della scomunica ai quattro vescovi scismatici ordinati da mons. Marcel Lefebvre nel 1988. La conferenza ha per titolo: ''La Fraternita' Sacerdotale San Pio X: ne' scismatici, ne' scomunicati ma cattolici nell'attuale crisi della Chiesa''. L'ingresso all'incontro e' libero e aperto a tutti, segno della volonta' dei lefebvriani di incontrare l'opinione pubblica. Don Petrucci ha ricordato che ''gia' Pio XI condannava tutte le relazioni interreligiose''. Quindi ha osservato che diverse encicliche pubblicate sotto i pontefici precedenti al Concilio, da Pio IX a Pio XII, dicono cose che sono state poi smentite dai documenti conciliari.
(Fpe/Ct/Adnkronos)

29-GEN-09 19:56


http://iltempo.ilsole24ore.com/adnkronos/?q=YToxOntzOjEyOiJ4bWxfZmlsZW5hbWUiO3M6MjE6IkFETjIwMDkwMTI5MTk1NjIwLnhtbCI7fQ==

mercoledì 28 gennaio 2009

SOCIETA'. Postmodernismo e modi "alternativi" di essere chiesa

SOCIETA'. Postmodernismo e modi "alternativi" di essere chiesa
ITALIA, 08:13:00


2009-01-28 Redazione



Salvatore Loria ha intervistato Valerio Bernardi:


Il postmodernismo può essere definito una "corrente di pensiero" o piuttosto "uno stato mentale"?

La domanda è pertinente, in quanto possiamo dire che non esiste una corrente filosofica che si possa definire "pensiero postmoderno". Uno dei maggiori pensatori, Jean-Francois Lyotard, che hanno contribuito a coniare il termine parla, di "condizione postmoderna", ovvero di una situazione in cui l'uomo contemporaneo, preso atto della crisi della ragione illuministica e della sua fallibilità, vive il suo mondo con minori certezze di prima e in una crisi permanente. Di contro alla definizione lyotardiana possiamo dire, però, che vi sono diverse correnti di pensiero che possono definirsi "postmoderne", pur non avendo usato questo come loro termine principale di riferimento. Direi che il post-strutturalismo di Foucault in Francia, dove il soggetto e il potere vengono esaminati non più nella loro struttura razionale, ma nei loro reticolati simili ad una sorta di sistema nervoso senza un luogo centrale di riferimento ed il "pensiero debole" italiano cui si sono rifatti alcuni dei maggiori intellettuali italiani come Eco, Ferraris e Vattimo rappresentano in genere bene il pensiero post-moderno e cercano una rappresentazione del mondo alternativa a quella propugnata dalla razionalità occidentale. In conclusione, quindi, si potrebbe dire che esiste una condizione postmoderna, in cui l'uomo contemporaneo accetta la crisi della razionalità illuministica e la perdita di ogni certezza derivante dalla ragione strumentale e, dall'altro lato, esistono scuole di pensiero (post-strutturalismo, pensiero debole) che cercano di costruire un quadro di riferimento alternativo a quello del razionalismo occidentale.

Ci sono punti di contatto con la fede cristiana?

Alcuni studiosi hanno cercato di sfruttare il termine "post-moderno" per affermare che si potesse costruire un modello "alternativo" di religiosità all'interno del cristianesimo. Il tentativo più articolato in campo evangelico conservatore è stato quello di Thomas Oden. Oden, teologo di origine metodista o presbiteriana che aveva una formazione di tipo liberale negli anni Novanta ha scritto un testo dal titolo After Modernity...what? Affermando di accettare l'idea che ci troviamo in un mondo post-moderno, egli afferma che il post-moderno è uguale, per la teologia cristiana e per il cristianesimo al mondo tradizionale dei Padri della Chiesa, per cui, qualche anno dopo, egli scriverà una teologia dogmatica che si rifaceva direttamente al pensiero dei Padri. L'idea di Oden, quindi, è che post-moderno possa anche significare ritorno alla tradizione. Dal punto di vista del protestantesimo liberale, invece, direi che i tentativi migliori siano stati fatti dai cosiddetti teologi post-liberali. A capeggiare la scuola dei Postliberali ci sono stati George Lindbeck e Hans Frei. Frei, in particolare, ha affermato che ci trovavamo di fronte ad un eclisse delle grandi narrazioni (affermazione tipico di alcuni pensatori postmoderni) e che quindi bisognava ritornare a recuperare discorsi di tipo linguistico e comunicativo. I postliberali hanno poi preso altre pieghe, formulando ipotesi di una nuova apologetica (come Placher) oppure di una nuova teologia militante (come quella di Hauerwas). Dal punto di vista di organizzazione della struttura ecclesiale l'atteggiamento postmoderno ha avuto i suoi effetti nei modelli delle megachurch come quello proposto da Rick Warren per Saddleback o anche da quel movimento denominato negli Stati "emergent church" che ha cercato modi "alternativi" di essere chiesa per farsi meglio ascoltare da coloro cui si voleva trasmettere il messaggio. La stessa idea di un "modern contemporary service" presente oramai in quasi tutte le chiese evangeliche cerca di trovare modi di comunicazione del Vangelo che possano essere più consoni alla nostra società.
E' interessante dire che, proprio la emergent church ha cercato di diffondere, più degli altri, le sue idee attraverso mezzi più moderni, come quelli permessi dal web 2.0 oggi.

La nostra è piuttosto una società "postmodernista" o "relativista" o tutt'e due?

Se parliamo della società occidentale direi che dovremo usare entrambi i termini. L'atteggiamento postmoderno annuncia la fine di ogni certezza, la fine delle grandi narrazioni, la perdita di valore della razionalità e, pertanto va verso il relativismo. Non sempre, però, possiamo dire che postmodernismo e relativismo sono coincidenti. Direi, quindi, che l'uomo contemporaneo vive una crisi di valori e di punti di riferimento che trova validazione nell'atteggiamento dei postmoderni che affermano che non vi è possibilità di avere chiari punti di riferimento. Quindi direi che i due termini possono essere talvolta usati indifferentemente, talaltra distinguendoli tra pratica quotidiana (relativismo) e sua ideologia (postmodernismo). Spero di essere stato chiaro.

[Salvatore Loria ha intervistato Valerio Bernardi]

Valerio Bernardi è laureato in filosofia presso l'Università di Bari ed è dottore di ricerca in Antropologia Culturale. Insegna storia e filosofia presso i licei ed è docente a contratto presso l'Università degli Studi della Basilicata per le discipline antropologiche. Anziano della Chiesa di Cristo di Bari, attualmente è candidato al dottorato in teologia sistematica presso la Facoltà Teologica Valdese. I suoi interessi vertono sulla teologia sistematica, la filosofia della religione, la storia della Chiesa, la sociologia della religione, l'esegesi biblica.


http://www.icn-news.com/?do=news&id=5703

Gran rabbinato rompe relazioni con il Vaticano

Revoca di scomunica al vescovo Williamson
Gran rabbinato rompe relazioni con il Vaticano

Il rabbinato di Israele ha interrotto i rapporti ufficiali con il Vaticano "indefinitamente", in segno di protesta per la decisione di Benedetto XVI di revocare la scomunica al vescovo lefevbriano, Richard Williamson, che in passato ha negato l'Olocausto.





Il Gran Rabbinato di Israele ha deciso di rompere a tempo indefinito le relazioni con il Vaticano, a seguito della revoca della scomunica da parte di Benedetto XVI al vescovo lefebvriano negazionista Richard Williamson. Lo
riporta il sito web del Jerusalem Post. Il Gran Rabbinato ha anche cancellato un incontro con la Commissione per i rapporti con l'ebraismo della Santa Sede, in programma a Roma dal 2 al 4 marzo.

In una lettera al cardinale Walter Casper, presidente della Commissione per le relazioni religiose con l'ebraismo della Santa Sede, il direttore generale del Gran Rabbinato di Israele, Oded Weiner, ha affermato che "senza una
pubblica scusa e una ritrattazione sarà difficile proseguire il dialogo". Secondo una fonte del Gran Rabbinato, il contenuto della lettera è stato divulgato alla stampa israeliana prima chela missiva giungesse al Vaticano, e ciò potrebbe ulteriormente complicare le relazioni tra il Gran Rabbinato e la Santa Sede.



28/01/2009

http://iltempo.ilsole24ore.com/2009/01/28/982409-gran_rabbinato_rompe_relazioni_vaticano.shtml

martedì 27 gennaio 2009

Russia/ Patriarca Kirill: croce Cristo sarà centro mia missione

Russia/ Patriarca Kirill: croce Cristo sarà centro mia missione
Ha già condannato fermamente omossessualità ed eutanasia


Mosca, 27 gen. (Apcom-Nuova Europa) - La "croce di Cristo" sarà "al centro" della missione di Kirill, il 16esimo Patriarca di Mosca e di tutte le Russie eletto oggi dal Conclave riunito nella Cattedrale di Cristo Salvatore. "Accetto la responsabilità e vi ringrazio", ha detto il nuovo capo della Chiesa ortodossa russa, evidentemente emozionato e rosso in viso. Davanti a lui i lunghi tavoli disposti nel tempio, ai quali sedevano 702 partecipanti al voto, vescovi e rappresentanti delle comunità ortodosse regionali.

Dopo la proclamazione - pronunciata dal metropolita Isidoro - Kirill ha ricordato il predecessore Alessio II, e poi rivolgendosi ai vescovi del Conclave ha detto: "Vi chiedo di essermi vicini nel portare avanti la mia missione. Ma prima di tutto vi chiedo di pregare per me".

Al centro della sua missione dunque il segno che accomuna il Cristianesimo. Chiara la sua posizione su alcuni temi chiave come l'omossessualità: "è un peccato". E anche l'eutanasia ha già ricevuto da Kirill una ferma condanna. Quanto alla Russia, Kirill dice che il paese deve essere soprattutto "passionale" e disposto al "sacrificio".

Nato il 20 novembre 1946 a Leningrado, in una famiglia di ingegneri, il nuovo Patriarca ha sempre sognato la carriera ecclesiastica. Il suo sport preferito è lo sci. La madre era una insegnante di lingua tedesca. La sua passione di gioventù era il pianoforte.

Da bambino si era rifiutato di diventare 'pioniere' e dunque entrare nella gioventù sovietica. "Se mi permettete di entrare in chiesa con il fazzoletto da pioniere allora sì" racconta lo stesso Kirill di aver detto allora. Ma il permesso non arrivo' e il futuro Patriarca entrò in seminario. Iniziando così il cammino verso il vertice della Ciesa ortodossa russa.

http://notizie.alice.it/notizie/esteri/2009/01_gennaio/27/russia_patriarca_kirill_croce_cristo_sara_centro_mia_missione,17740968.html

lunedì 26 gennaio 2009

Ebrei e Chiesa cattolica. Ai rabbini d'Italia questo papa non piace

Ebrei e Chiesa cattolica. Ai rabbini d'Italia questo papa non piace
Non gradiscono né la nuova preghiera del Venerdì Santo, né la via di dialogo aperta da Benedetto XVI nel libro "Gesù di Nazaret". E si dissociano dalla giornata per l'ebraismo indetta dai vescovi. Ma tra loro non tutti la pensano così

di Sandro Magister




ROMA, 16 gennaio 2009 – Sul versante geopolitico la guerra di Gaza ha acuito le divergenze tra la Chiesa cattolica e Israele, come www.chiesa ha mostrato nel servizio del 4 gennaio.

Il viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa, ipotizzato per maggio, si auspica che attenui le reciproche incomprensioni. Intanto, però, soprattutto per l'intransigenza israeliana, non fanno passi avanti i negoziati per dare attuazione pratica agli accordi del 1993 tra la Santa Sede e Israele. Né si intravede alcuna disponibilità a rimuovere, nel museo della Shoah a Gerusalemme, la didascalia che squalifica Pio XII come complice dello sterminio nazista degli ebrei.

Ma anche sul terreno più strettamente religioso il rapporto tra le due parti è accidentato. Per il 17 gennaio la conferenza episcopale italiana ha indetto la "Giornata per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei". Dal 1990 questa giornata si tiene tutti gli anni, dal 2001 la comunità ebraica italiana la promuove assieme ai vescovi e dal 2005 entrambe le parti hanno concordato un programma decennale di riflessione sui Dieci Comandamenti. Ma questa volta la Chiesa cattolica si ritrova sola. L'assemblea dei rabbini italiani, presieduta da Giuseppe Laras, ha deciso di "sospendere" la partecipazione degli ebrei all'evento.

Laras ha annunciato il ritiro dell'adesione lo scorso 18 novembre, durante un convegno sul dialogo interreligioso svoltosi a Roma alla camera dei deputati. E l'ha addebitata alla decisione di Benedetto XVI di introdurre nel rito romano antico del Venerdì Santo l'invocazione affinché Dio "illumini" i cuori degli ebrei, "perché riconoscano Gesù Cristo salvatore di tutti gli uomini". Invocazione giudicata da Laras inaccettabile in quanto finalizzata alla conversione degli ebrei alla fede cristiana.

Il 13 gennaio il rabbino capo di Venezia, Elia Enrico Richetti, ha rincarato la protesta. Su "Popoli", la rivista missionaria dei gesuiti italiani, ha scritto che con Benedetto XVI "stiamo andando verso la cancellazione degli ultimi cinquant'anni di storia della Chiesa".

La conferenza episcopale italiana ha reagito mantenendo ferma la giornata di riflessione ebraico-cristiana – significativamente collocata alla vigilia dell'annuale settimana dell'unità dei cristiani – e pubblicando per l'occasione un documento che riassume le tappe del dialogo tra ebrei e cristiani nell'ultimo mezzo secolo, a partire dalla cancellazione, decisa da papa Giovanni XXIII nel 1959, dell'aggettivo latino "perfidi" (che propriamente significa "increduli") applicato agli ebrei nella preghiera del Venerdì Santo in vigore all'epoca.

Nel documento è sottolineata l'importanza del testo vaticano pubblicato dall'allora cardinale Joseph Ratzinger nel 2001 col titolo "Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana". Questo testo, in effetti, è riconosciuto da autorevoli esponenti cattolici ed ebrei come il punto più alto e costruttivo fin qui raggiunto nel dialogo tra le due fedi, assieme al libro "Gesù di Nazaret" pubblicato nel 2007 dallo stesso Ratzinger, nel frattempo divenuto papa, nelle pagine dedicate alla divinità di Gesù: questione teologica capitale per gli ebrei di allora come di oggi, credenti in Cristo oppure no.

In campo cattolico la via tracciata da Ratzinger nel dialogo con l'ebraismo non è da tutti accettata. Gli si oppone la cosiddetta "teologia della sostituzione", sia nelle versioni "di sinistra", filopalestinesi, sia in quelle "di destra", tradizionaliste. Secondo tale teologia, l'alleanza con Israele è stata revocata da Dio e solo la Chiesa è il nuovo popolo eletto. In taluni tale visione arriva sino a un rigetto sostanziale dell'Antico Testamento.

Ma anche in campo ebraico vi sono sensibili divergenze di vedute. Lo scorso novembre, quando Benedetto XVI fece colpo affermando che "un dialogo interreligioso nel senso stretto della parola non è possibile, mentre urge tanto più il dialogo interculturale", a sorpresa il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni (nella foto), si dichiarò d'accordo col papa. E aggiunse che la decisione dell'assemblea dei rabbini italiani di sospendere l'adesione alla giornata di riflessione ebraico-cristiana del 17 gennaio andava anch'essa in questa direzione: "rimuovere l'equivoco che si debba dialogare tra cristiani ed ebrei anche sul piano teologico". Rispetto al predecessore Elio Toaff – quello del celebre abbraccio con Giovanni Paolo II in sinagoga – Di Segni ha inaugurato una dirigenza del rabbinato in Italia meno laica e più identitaria, più osservante di riti e precetti, e di conseguenza più conflittuale col papato sul versante religioso.

Ma, appunto, non tutti gli ebrei la pensano così. Alcuni interpretano diversamente le riserve di Benedetto XVI sul dialogo interreligioso. Ritengono cioè che il papa, quando esclude "un dialogo interreligioso nel senso stretto della parola", non si riferisca all'ebraismo ma soltanto alle religioni esterne al plesso ebraico-cristiano, cioè islam, induismo, buddismo, eccetera. E infatti – chiedono – "che cosa sono stati il documento del 2001 e il libro 'Gesù di Nazaret' se non un confronto sul terreno propriamente teologico con l'unica religione con cui il cristianesimo può farlo?".

A formulare quest'ultima domanda – in una nota sul quotidiano "il Foglio" dell'11 gennaio – è stato Giorgio Israel, docente di matematica all'Università di Roma "La Sapienza" ed impegnato fautore del dialogo ebraico-cristiano in sintonia con l'attuale pontefice. Assieme a Guido Guastalla, assessore alla cultura della comunità ebraica di Livorno, Israel ha anche contestato pubblicamente, sul "Corriere della sera" del 26 novembre, la decisione di Laras e dell'assemblea dei rabbini di dissociarsi dalla giornata di riflessione ebraico-cristiana del 17 gennaio. A loro giudizio, la motivazione portata a sostegno del rifiuto, cioè la preghiera per gli ebrei formulata da Benedetto XVI per il rito antico del Venerdì Santo, non è più sostenibile dopo le chiarificazioni fatte in proposito dalle autorità vaticane, chiarificazioni accolte anche dal presidente dell'International Jewish Committee, il rabbino David Rosen.

Hanno replicato a Israel e Guastalla, sul "Corriere della Sera" del 4 dicembre, il rabbino Laras, l'altro rabbino Amos Luzzatto e il presidente dell'Unione giovani ebrei d'Italia, Daniele Nahum. I tre hanno restituito alla Chiesa cattolica e in particolare al papa la colpa della rottura, hanno definito le posizioni di Benedetto XVI "una regressione rispetto alle conquiste scaturite dagli ultimi decenni di dialogo e collaborazione" e hanno accusato i loro critici di voler usare il dialogo ebraico-cristiano in funzione anti islam.

Laras, Luzzatto e Nahum hanno concluso così la loro replica: "Si ricordi che i rapporti tra ebraismo e islam generalmente sono stati più proficui e sereni rispetto a quelli intercorsi tra ebraismo e cristianesimo".

La storia ha il suo peso irremovibile. Ma riletti oggi, nel pieno della guerra di Gaza, questo omaggio all'islam e questa stilettata alla Chiesa suonano surreali.

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Il documento diffuso dalla conferenza episcopale italiana per la "Giornata per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei" del 17 gennaio 2009:

> Ebrei e cristiani 1959-2009: mezzo secolo di dialogo

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L'articolo del rabbino capo di Venezia, Elia Enrico Richetti, sulla rivista missionaria dei gesuiti italiani, "Popoli":

> Giornata dell'ebraismo. Le ragioni del nostro no

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Il documento della pontificia commissione biblica del 24 maggio 2001 prodotto sotto la direzione dell'allora cardinale Joseph Ratzinger:

> Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana

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Un dossier sull'ebraismo d'oggi in Italia, nel numero di gennaio del 2009 del mensile dei religiosi paolini "Jesus"

> Torah, Torah, Torah

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Tutti i servizi di www.chiesa sul tema, tra cui quelli sulla preghiera del Venerdì Santo e sul libro "Gesù di Nazaret":

> Focus su EBREI



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http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/213449

Il Vaticano imbavaglia il gesuita Roger Haight. Tutta colpa di Gesù

Il Vaticano imbavaglia il gesuita Roger Haight. Tutta colpa di Gesù
Gli si contesta di occultare la divinità di Cristo, per renderlo più presentabile al mondo. Nel cuore della disputa c'è la Compagnia di Gesù. E anche un suo autorevolissimo membro, il cardinale Carlo Maria Martini

di Sandro Magister



ROMA, 22 gennaio 2009 – Roger Haight, 72 anni, teologo, appartiene alla Compagnia di Gesù. Ma il Gesù dei suoi scritti è troppo lontano da quello professato nel Credo, a giudizio delle autorità vaticane che vigilano sulla retta dottrina.

Già nel 2004, il 13 dicembre, la congregazione per la dottrina della fede presieduta all'epoca dal cardinale Joseph Ratzinger aveva emesso una notificazione di condanna delle tesi espresse da Haight nel suo libro di cinque anni prima "Jesus Symbol of God". E aveva concluso vietando al gesuita "l'insegnamento della teologia cattolica".

Haight abbandonò la cattedra presso la Weston School of Theology di Cambridge, Massachusetts, retta dai gesuiti. Ma non smise di insegnare teologia. Passò allo Union Theological Seminar di New York, un istituto non cattolico, fondato dai presbiteriani nel 1836, in cui insegnarono teologi protestanti di prima grandezza come Reinhold Niebuhr e Paul Tillich, oggi indipendente dal controllo di singole denominazioni cristiane.

E continuò a pubblicare libri di teologia che riproponevano le sue tesi di fondo. Due libri in particolare: "Christian Community in History", in tre volumi, e "The Future of Christology".

Ma ora le autorità vaticane sono di nuovo intervenute contro di lui. Gli hanno ingiunto di cessare di insegnare teologia ovunque, anche in istituti non cattolici, e di non pubblicare libri e saggi di soggetto teologico. Questo – come già nella precedente notificazione – "finché le sue posizioni non siano rettificate così da essere in piena conformità con la dottrina della Chiesa".

Il nuovo provvedimento risale alla scorsa estate, ma solo ai primi di gennaio del 2009 è divenuto di dominio pubblico. Haight non l'ha commentato.

L'esame delle posizioni di Haight, sia questa volta, sia prima della notifica del 2004, si è svolto secondo le procedure usuali. La congregazione vaticana per la dottrina della fede ha affidato il caso al preposito generale della Compagnia di Gesù e questi a sua volta ha attivato la provincia americana della Compagnia, alla quale l'inquisito appartiene. A Haight è stato chiesto di inviare chiarimenti e rettifiche sui punti indicati come erronei. E lui l'ha fatto. Senza però convincere i suoi giudici ad assolverlo. Nel 2002 vi fu anche un curioso contrattempo. La risposta di Haight, arrivata in Vaticano in ritardo sui tempi stabiliti, generò dubbi sulla sua autenticità: non parve sicuro che fosse stata scritta effettivamente da lui. Gliela rimandarono indietro esigendo che tornasse firmata in ogni sua pagina.

Le ragioni portate a sostegno della condanna di Haight non sono di poco conto. La notificazione del 2004 le elenca meticolosamente. A giudizio delle autorità vaticane Haight usa un metodo teologico che subordina i contenuti della fede alla loro accettabilità da parte della cultura postmoderna. E alle realtà oggettive definite dagli articoli del Credo sostituisce dei simboli.

Di conseguenza, si svuotano di sostanza verità capitali della fede cristiana come la preesistenza del Verbo, la divinità di Gesù, la Trinità, il valore salvifico della morte di Gesù, l'unicità e universalità della mediazione salvifica di Gesù e della Chiesa, la risurrezione di Gesù. Su ciascuno di questi punti la notificazione vaticana dice come e perché Haight contraddice la dottrina cattolica.

Haight si è sempre attenuto alle sanzioni ricevute, sia pure dilazionando un po' i tempi. Abbandonerà presto anche la cattedra allo Union Theological Seminary di New York. E sta preparando una nuova risposta scritta da inviare alla Santa Sede.

In Vaticano sono seriamente preoccupati per questo caso. Non lo ritengono affatto circoscritto agli ambienti accademici. Haight è un teologo di notevole capacità comunicativa, è apprezzato dalla cultura "liberal" ben presente nei media, e gode di diffusi sostegni dentro la Chiesa, in particolare nella Compagnia di Gesù.

Degli ultimi sette teologi inquisiti dalla congregazione per la dottrina della fede, quattro sono gesuiti. Oltre a Haight, gli altri sono stati Anthony De Mello, Jacques Dupuis e Jon Sobrino, quest'ultimo esponente di spicco della teologia della liberazione.

Non sorprende che un anno fa, mentre la Compagnia di Gesù era riunita per eleggere il suo nuovo preposito generale, le autorità vaticane richiamassero i suoi teologi ed esegeti a una maggiore fedeltà dottrinale e a un più effettivo "sentire cum Ecclesia".

Naturalmente, non tutti i teologi gesuiti sono sotto sospetto. Ve ne sono di di riconosciuta grandezza e di indubitabile ortodossia. Uno di questi era il cardinale Avery Dulles. Per convincere Haight a correggere le sue posizioni la provincia americana della Compagnia di Gesù chiese aiuto anche a lui, nonostante la sua età avanzata e la salute precaria. Il cardinale Dulles è morto a New York lo scorso 12 dicembre.

Ma è indubbio che la teologia di Haight trovi dentro la Compagnia di Gesù un ambiente complessivamente ospitale. Egli abita a New York nella casa dei gesuiti che pubblicano "America", rivista di punta del cattolicesimo progressista. Nel marzo del 2008, quando già era interdetto dall'insegnamento ed erano in arrivo su di lui le nuove sanzioni, ha pubblicato su "America" un ampia ricognizione della teologia cattolica di fine Novecento, con i maggiori teologi classificati in sette correnti efficacemente descritte e valutate. Il tutto per mostrare che il futuro della teologia cattolica si gioca sulla sua capacità di ripresentare gli articoli del Credo in una forma comprensibile per la cultura dominante nell'Occidente.

Un'altra rivista cattolica americana schierata a sostegno di Haight è "Commonweal". Nel gennaio del 2007 ha pubblicato un'appassionata apologia del suo pensiero dal titolo: "Not So Heterodox. In Defense of Roger Haight". Ne era autore un teologo molto quotato, Paul Lakeland, docente alla Fairfield University, Connecticut, una delle 28 università gestite dai gesuiti negli Stati Uniti, e primo titolare della cattedra di studi cattolici intitolata in questa università al teologo gesuita Aloysius P. Kelley.

Altri teologi americani hanno invece espresso severe critiche nei confronti di Haight, che per alcuni anni fu anche presidente della Catholic Theological Society of America. Tra i critici si ricordano William Loewe, della Catholic University of America di Washington, D. C., e John Cavadini, della Notre Dame University di South Bend, Indiana, consulente della commissione dottrinale della conferenza dei vescovi degli Stati Uniti.

Un altro critico delle posizioni di Haight è anche lui gesuita e anche lui insegna in una università della Compagnia di Gesù, la più importante del mondo. È Gerald O'Collins, professore di teologia sistematica alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, specialista in cristologia.

Di O'Collins si ricorda questa battuta, dopo la notizia della prima condanna di Haight: "Per il Gesù di Roger Haight non darei mai la vita. È un trionfo del conformismo sull'ortodossia".

Insomma, Haight tanto più preoccupa i vertici della Chiesa in quanto esprime la diffusa tendenza a sottomettere la figura di Gesù ai canoni di comprensione della cultura secolare, esaltandolo come uomo insigne e operatore di giustizia, ma offuscando la sua divinità.

Un'efficace espressione di questa tendenza – meno teologica, più discorsiva – è vista nell'ultimo libro di un altro gesuita famoso, il cardinale Carlo Maria Martini: "Conversazioni notturne a Gerusalemme. Sul rischio della fede".

È un Gesù, quello tratteggiato dal cardinale Martini, di sicuro successo, stando alle vendite di questo suo libro. In ogni caso lontanissimo dal Gesù vero Dio e vero uomo del libro "Gesù di Nazaret" di Benedetto XVI.

Ancora una volta, è Gesù salvatore il grande segno di contraddizione su cui la fede cattolica sta o cade. Ed è singolare che nel cuore di questa disputa ci sia proprio la Compagnia di Gesù.

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La notificazione vaticana del 13 dicembre 2004 sul libro "Jesus Symbol of God" di Roger Haight:

> "La Congregazione per la Dottrina della Fede..."

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http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/213869

domenica 25 gennaio 2009

Vescovo negazionista, l'ira di Israele

25/1/2009 (20:6) - IL PERDONO AI LEFEBVRIANI
Vescovo negazionista, l'ira di Israele

Continuano le polemiche da parte del mondo ebraico sulla decisione di Benedetto XVI di perdonare i quattro vescovi ultra-conservatori lefebvriani
CITTÀ DEL VATICANO
Continuano le polemiche da parte del mondo ebraico sulla decisione di Benedetto XVI di perdonare e riammettere nella Chiesa cattolica i quattro vescovi ultra-conservatori lefebvriani, tra cui un presule britannico, Richard Williamson, che nega la Shoah. Oggi il Museo dell’Olocausto Yad Vashem di Gerusalemme (dove è esposta la targa sul «silenzio» di Pio XII) ha diffuso un comunicato di dura critica al Vaticano. Ma fonti del ministero degli Esteri israeliano hanno assicurato che la visita di Benedetto XVI, prevista per il prossimo maggio, continua ad essere «in cantiere» e non è messa in pericolo da queste nuove controversie.

Dal Vaticano oggi nessun ulteriore commento sulla vicenda: valgono - si fa notare - le parole dette ieri da padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, che aveva condannato le tesi revisionistiche del vescovo britannico ma aveva anche sottolineato come la revoca della scomunica fosse un gesto assolutamente a sè stante e distinto dagli atteggiamenti personali dei singoli. Williamson «è una questione interna» della Chiesa cattolica, ha ammesso lo Yad Vashem: ciò non toglie però che sia «scandaloso» per un vescovo cattolico negare l’Olocausto. «La negazione dell’Olocausto - si legge nel comunicato diffuso a Gerusalemme - non solo rappresenta un insulto per i superstiti, per la memoria delle vittime e per i Giusti fra le Nazioni che rischiarono le loro vite per salvare ebrei, ma è anche un attacco brutale alla Verità ».

«Anche se la revoca della scomunica è indipendente dai commenti di Williamson sull’Olocausto - dice ancora Yad Vashem - che tipo di messaggio essa lancia circa l’attitudine della Chiesa verso l’Olocausto?». Oggi il Papa non ha fatto alcun accenno esplicito alla sua decisione di revocare la scomunica agli scismatici lefebvriani. Tuttavia, celebrando in serata i Vespri di chiusura della settimana del dialogo per l’unità inter-cristiana, ha sottolineato che servono «gesti coraggiosi di riconciliazione tra noi cristiani». Al rito, celebrato nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura a Roma, hanno assistito, come è tradizione, rappresentati anglicani, luterani e del patriarcato ortodosso di Costantinopoli. Le diversità tra i cristiani - ha spiegato il Pontefice - sono «legittime» ed anzi possono trasformarsi da ostacolo a «ricchezza nella molteplicità delle espressioni di una fede».

Il Papa ha anche ricordato che 50 anni fa, il 25 gennaio del 1959, esattamente nella Basilica paolina, Giovanni XXIII manifestava per la prima volta la sua intenzione di convocare un «Concilio ecumenico per la Chiesa universale». Una «provvida decisione», ha commentato Ratzinger. «Il concilio Vaticano II - ha osservato - ci ha prospettato che ’il santo proposito di riconciliare tutti i cristiani nell’unità della Chiesa di Cristò, una e unica, supera le forze e le doti umane "comuni"». Infine un accenno alla Terra Santa, dove l’unità dei cristiani è particolarmente «importante».

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200901articoli/40380girata.asp

INIZIA IL CAPODANNO CINESE E' L'ANNO DEL BUE

Capodanno cinese, arriva l'anno del bue
In Cina boom di viaggi

PECHINO (25 gennaio) - Fuochi d'artificio per scacciare lo spirito malvagio, dragoni danzanti per le strade e la sfilata allegorica detta danza del leone portato in giro per le strade cittadine. La Cina si prepara a festeggiare il Capodanno lunare che scatterà questa notte. L'anno del topo cederà il passo all'anno del bue. Il premier Wen Jibao ha fatto visita ai sopravvissuti al devastante terremoto dello scorso maggio in Sichuan.

Tutti in viaggio. Come tradizione, durante la ricorrenza del Capodanno, sono moltissimi i cinesi in viaggio che raggiungono le loro famiglie. Solo ieri, secondo il ministero dei Trasporti, sono stati effettuati oltre 63 milioni di viaggi. Ma la crisi si fa sentire soprattutto per gli spostamenti interni al paese. Infatti, mentre il numero dei viaggi prenotati per l'Europa e l'Australia restano costanti rispetto lo scorso anno, quelli interni al paese si sono drasticamente ridotti. «Il numero di persone che si sposta nel Paese dice un agente di viaggi, Lu Min - è un quarto rispetto a quello dello scorso anno».

E ieri cena record a Liuminying, quartiere di Pechino, dove è stata organizzata una cena con 12mila persone. Il menù prevedeva migliaia di ravioli al vapore realizzati con 400 chili di farina e 1000 chili di ripieno a base di carne e verdure.



http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=43693&sez=HOME_NELMONDO

sabato 24 gennaio 2009

BARACK OBAMA ABORTISTA


WASHINGTON - La rivoluzione Obama comincia ad abbattere i primi pilastri dell'era Bush. A poche ore dall'insediamento, il presidente democratico sta per siglare lo sblocco dei fondi federali ai gruppi internazionali che promuovono o effettuano l'aborto. Il provvedimento era stato già preannunciato nel programma di Obama come una delle prime misure ad essere varate. L'attuale legislazione impedisce che il denaro dei contribuenti americani - di solito attraverso il canale dell'Agenzia per lo Sviluppo internazionale - sia utilizzato a vantaggio di organizzazioni di pianificazione familiare che offrano operazioni di interruzione di gravidanza o facciano opera di informazione, consulenza e indirizzamento a strutture che effettuano gli aborti. Conosciuta anche come "Global gag rule" o "Mexico City Policy", è stata introdotta per la prima volta ai tempi della presidenza Reagan (nel corso di una conferenza Onu nella capitale messicana nel 1984) e poi revocata e reintrodotta dalle successive amministrazioni democratiche e repubblicane. Bill Clinton l'aveva revocata nel 1993, ma era tornata come uno dei primi atti di George W. Bush al suo primo ingresso alla Casa Bianca nel 2001. Obama ha scelto di firmare il provvedimento in un'occasione di "basso profilo" - dice l'Associated Press - il giorno dopo il 36esimo anniversario, celebrato ieri, della famosa sentenza Roe v. Wade con cui la Corte Suprema legalizzò l'aborto. Il provvedimento non è una sorpresa, dal momento che sia Obama sia il segretario di Stato Hillary Clinton, che sovraintende agli aiuti internazionali, l'avevano introdotto tra le loro promesse in campagna elettorale. Ma nelle primissime ore della sua presidenza, finora, Barack Obama ha scelto sì di rovesciare le politiche Bush ma sempre su argomenti abbastanza condivisi, come la necessità di chiudere il campo di prigionia di Guantanamo o rendere più trasparenti i documenti pubblici.
Le associazioni antiabortiste si sono scatenate e i vescovi si sono detti "molto preoccupati per il deciso sostegno di Obama al diritto all'aborto". Ai microfoni della Radio Vaticana il vescovo di Orlando, monsignor Thomas Gerard Wenski, ha detto che "i vescovi sono impegnati a convincere la gente a contattare i rappresentanti in Congresso affinché si oppongano a qualsiasi iniziativa legislativa tesa ad ampliare il diritto all'aborto".


(Repubblica.it 23 gennaio 2009)

http://iosonoconvoiognigiorno.blogspot.com/2009/01/obama-tornano-i-fondi-alle-lobby-pro.html

OBAMA BARACK NON E' CRISTIANO


martedì 20 gennaio 2009
OBAMA GIURA SULLA BIBBIA MA NON E' CRISTIANO


http://www.isidarap.com/2009/01/07/obama-non-e-cristiano/




Oggi Barack Obama giura sulla Bibbia da Presidente degli Stati Uniti d'America.


C'è chi sostiene che Obama sia musulmano. Lui invece dice di essere cristiano protestante, ma lui evita sempre di parlare della sua religione.


Ecco sette specifiche ragioni per cui possiamo dire che Obama non è un cristiano, o quantomeno non è un cristiano coerente con il Vangelo, che sono chiarite da sette specifici filmati.




Ragione 1. Obama crede che vi siano molteplici percorsi per raggiungere il Paradiso.




Ragione 2. Obama nega l’autorità della Bibbia.




Ragione 3. Obama sostiene l’omosessualità.




Ragione 4. Obama sostiene l’aborto.




Ragione 5. Obama recita le preghiere musulmane




Ragione 6. Obama è collegato con la teologia della “Black liberation”




Ragione 7. Obama ritiene che Gesù sia un personaggio storico come tanti, un profeta come tanti, non certo il Figlio di Dio.




Che Dio illumini la mente dell'uomo più potente del mondo!


Pubblicato da Saulo a 5:57 PM
http://iosonoconvoiognigiorno.blogspot.com/2009/01/obama-giura-sulla-bibbia-ma-non-e.html

NUOVA CHIESA ANGLICANA DEI CONSERVATORI

America: anglicani nasce nuova chiesa
17 gennaio 2009 - (ve/zeitzeichen) Anglicani conservatori negli Stati Uniti e in Canada intendono costituire una “Chiesa anglicana nel Nord America”. La nuova denominazione potrebbe comprendere circa 100’000 dei 2,3 milioni di membri della Chiesa episcopale negli Stati Uniti e circa 3'000 degli 800’000 membri della Chiesa anglicana in Canada. Lo scisma anglicano in America settentrionale cova ormai da tempo. Alle radici del conflitto tra anglicani progressisti e conservatori c’è la nomina, avvenuta sei anni fa, del vescovo omosessuale dello stato del New Hampshire, Gene Robinson, e la decisione, presa dalla Chiesa anglicana canadese, di benedire l’unione di coppie omosessuali. Non è ancora chiaro se la nuova chiesa chiederà un riconoscimento ufficiale da parte del primate della comunione anglicana mondiale, l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams.

Il sito della Chiesa episcopale negli Stati Uniti
http://www.episcopalchurch.org/

Il sito della Chiesa anglicana in Canada
http://www.anglican.ca/index.htm



http://www.voceevangelica.ch/index.cfm?method=articoli.notizie_gen&id=8913

CHIESA EVANGELICA RENANIA-SALARIO AI PASTORI OMOSESSUALI

17 gennaio 2009 - (ve/dpa) Pastori evangelici omosessuali al servizio della Chiesa evangelica nella Renania, uomini e donne, che vivono in un’unione registrata, avranno diritto da ora in poi a un trattamento salariale uguale a quello applicato per le coppie pastorali composte da moglie e marito. Lo ha deciso ieri il sinodo della Chiesa evangelica nella Renania. Coppie pastorali omosessuali avranno dunque diritto ad esempio alle medesime rendite, attualmente in vigore per le coppie pastorali eterosessuali, in caso di decesso del partner. Si tratta, hanno precisato i responsabili della Chiesa renana, “di una decisione di principio”. La decisione riguarda attualmente dodici casi di coppie registrate e comporta una spesa, per la chiesa, di poco meno di 20’000 euro l’anno.
La Chiesa evangelica nella Renania comprende l’intero territorio dell’antica provincia prussiana della Renania e dunque parti degli attuali Land Nordrhein-Westfalen, Hessen, Rheinland-Pfalz e Saarland.

Il sito della Chiesa evangelica nella Renania
http://www.ekir.de/ekir/ekir.php




http://www.voceevangelica.ch/index.cfm?method=articoli.notizie_gen&id=8912

mercoledì 14 gennaio 2009

Immediato cessate il fuoco a Gaza-Lo chiedono i leader dell’ecumenismo mondiale


Immediato cessate il fuoco a Gaza
Lo chiedono i leader dell’ecumenismo mondiale




07 gennaio 2009 - (ve/nev) All’indomani dell0 scoppio delle ostilità nella Striscia di Gaza, diversi esponenti di chiese ed organizzazioni ecumeniche mondiali hanno alzato la voce contro il conflitto armato chiedendo un immediato cessate il fuoco tra Israele e Hamas.
Il pastore Samuel Kobia, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) con sede a Ginevra, lo scorso 29 dicembre ha esortato il governo israeliano e i responsabili di Hamas a “rispettare i diritti umanitari e umani”, invitando i contendenti a “cessare immediatamente ogni atto di violenza”. Alla comunità internazionale ha poi rivolto un appello, affinché ogni sforzo sia compiuto per proteggere le popolazioni civili, palestinese e israeliana, e portare gli aiuti necessari. Kobia ha inoltre denunciato ogni tentativo di istituire un blocco nei confronti della Striscia di Gaza teso ad impedire l’afflusso di medicinali, cibo e carburante. Le rappresaglie, perpetrate da ambedue le parti, ha proseguito Kobia, non sono tollerabili nel quadro di un serio tentativo di stabilire la pace.
Lo scorso 30 dicembre da Gerusalemme una dozzina di patriarchi, vescovi e capi di chiese mediorientali, hanno fatto appello alle due parti in causa perché possano ritrovare il lume della ragione e cessare ogni atto di violenza. Tra i firmatari, oltre a esponenti delle chiese di tradizione cattolica orientale (siriana, armena, greca), anche i patriarchi ortodossi delle chiese etiope, copta, latina e greca, nonché il vescovo luterano Munib A. Younan di Betlemme. Il 4 gennaio, prima domenica del nuovo anno, tutte le chiese cristiane dell’area hanno osservato un momento di preghiera ecumenica per la fine del conflitto e per una soluzione stabile di pace.
Una ferma condanna per le ostilità è giunta anche dal presidente della Federazione luterana mondiale (FLM), l’americano Mark S. Hanson, ed è stata reiterata ieri, 6 gennaio, in un comunicato stampa dal segretario generale della FLM, il vescovo Ishmael Noko. L’impegno è quello di promuovere una visione di pace tra israeliani e palestinesi, ma nell’immediato la richiesta è ancora una volta quella di un cessate il fuoco: “L’esercito israeliano si ritiri dalla Striscia di Gaza, e Hamas cessi il lancio di razzi sul Sud di Israele”. E aggiunge: “La FLM condanna gli attacchi di Hamas e di altre organizzazioni militanti quali risposte inaccettabili perché minacciano la vita di un’altra popolazione civile”, mentre ritiene del tutto “sproporzionate le operazioni militari israeliane rispetto all’attuale minaccia, operazioni che sono sfociate in un numero intollerabile di morti civili e di feriti”.
Intanto, nonostante la situazione di conflitto, ieri è partita nella regione una numerosa delegazione di vescovi della Chiesa evangelica luterana del Nordamerica. “In questo tempo difficile come vescovi speriamo che la nostra presenza possa essere fonte di conforto per i nostri fratelli nella regione”, ha dichiarato Mark Hanson, capo delegazione insieme alla vescova canadese Susan C. Johnson. Il viaggio si concluderà il 13 gennaio.


http://www.voceevangelica.ch/index.cfm?method=articoli.notizie_gen&id=8889

Ateismo, la polemica corre sul bus

Ateismo, la polemica corre sul bus
Destra all´attacco: "Dio non esiste è una pubblicità ingannevole...". Anche l´Azione Cattolica scende in campo: "Se hanno ragione loro è in errore il 90 per cento del mondo"
di Donatella Alfonso

SE L´ATEISMO CORRE SUL BUS - o almeno così vorrebbe l´Uaar, affittando spazi pubblicitari su due mezzi dell´Amt per tutto febbraio - la polemica sull´iniziativa diventa rovente, e non solo nel mondo cattolico: dubbi arrivano infatti anche dal mondo ebraico e islamico (che bolla l´iniziatiova di "gesto folkloristico"), mentre da destra arriva, oltre ad una serie di attacchi durissimi all´associazione degli atei e anche alla sindaco di Genova Marta Vincenzi che ha chiarito come non debba esserci, in assenza di offesa, alcuna censura, anche una provocazione. Cioè il ricorso al garante della concorrenza per pubblicità ingannevole: «far viaggiare sotto gli occhi di tutti, bambini compresi, uno spot pubblicitario che nega l´esistenza di Dio e invita a farne senza è una pubblicità ingannevole e quindi può essere bloccata» tuona Giorgio Bornacin, senatore e coordinatore regionale di An. Se peraltro la Curia ufficialmente tace, la Sir,agenmzia di stampa religiosa, attacca: «Il motivo dichiarato è quello di colpire il cardinale Bagnasco, reo di essere presidente dei vescovi italiani e attraverso di lui la Chiesa, rea di esistere». E mentre l´Azione cattolica segnala che, se avesse ragione lo spot, il 90% del mondo sarebbe in errore perché crede, e il teologo morale Antonio Frungi lancia su Facebook il gruppo «"Dio esiste»"

Dal canto suo il leghista Edoardo Rixi invita i cattolici a boicottare l´Amt e il Comune in una botta sola: non pagando il biglietto. Attacchi pesanti da molti esponenti del centrodestra (Gasparri, Carlucci, il governatore del veneto Galan che prende di mira la Vincenzi e il suo riferimento a De André); per Yunus Distefano, portavoce della CO. RE. IS. (Comunità Religiosa Islamica Italiana) si tratta di un gesto «eclatante», «folkloristico», del quale «non si sentiva il bisogno» e che «lascia qualche perplessità». E Giuseppe Momigliano, rabbino capo della Comunità ebraica di Genova, l´ha definito «un gesto folkloristico non rilevante» e non crede «che una persona che abbia una sua maturità di pensiero si faccia influenzare da una scritta su di un bus».



Lo scontro sulla frase incriminata («la cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno») fa tirare il freno anche alla concessionaria di pubblicità, mentre la Vincenzi sottolinea che il codice etico della pubblicità sarà quello che dirimerà la vicenda, escludendo ogni rischio di offesa alla religione insito nella frase. Così come sottolinea Marco Fabiani, product manager della IGP Decaux, che chiarisce di aver appreso la notizia dai giornali e di essere ora in attesa dei bozzetti per il 19 gennaio. E la valutazione finale «non è scontata». Gli spazi, per inciso, costano all´Uaar 8000 euro che dovrebbero venire coperti dalle donazioni di socie e simpatizzanti; la prima giornata si era conclusa con 111 donazioni per 2.735 euro, mentre ieri sera, come testimonia Silvano Vergoli, segretario ligure dell´Uaar, si erano superati i 4000 euro.
(14 gennaio 2009)

http://genova.repubblica.it/dettaglio/%C3%88-polemica-sul-bus-degli-atei-La-destra-insorge-Parla-Villaggio/1574633?ref=rephp





il Giornale.it
n. 12 del 2009-01-14 pagina 0

La pubblicità atea sui bus spot involontario per la fede
di Michele Brambilla


Al giornalista de La Stampa che le ha chiesto se non pensa che qualche genovese potrebbe sentirsi offeso dalla pubblicità atea sugli autobus della città, il sindaco Marta Vincenzi ha risposto «Si può sempre salire sul bus successivo», e in questa battuta c’è tutta la sciatteria e l’incoscienza con la quale il nostro mondo «illuminato» sta affrontando la questione religiosa, e più in generale la questione delle nostre radici, della nostra tradizione, della nostra cultura. Si ritiene del tutto ininfluente che di fronte alle nostre cattedrali si preghi come alla Mecca; che la festa del Natale venga cancellata nelle scuole e negli asili; che nei presepi compaiano moschee o le natiche di una pornostar. Tanto, «di Dio non hai bisogno», come recita la pubblicità che comparirà sui bus genovesi.

La storia si è già incaricata di smentire. E non solo perché - come qualsiasi antropologo può confermare - ogni civiltà di ogni tempo e di ogni luogo ha sempre sentito il bisogno di interrogarsi su Qualcosa che la trascende; ma anche perché c’è stato, e non tanto tempo fa, un sistema politico che ha cercato di estirpare il senso religioso e di creare un «uomo nuovo» finalmente liberato dalle «vecchie superstizioni», e le macerie lasciate dall’impero sovietico sono lì a dimostrare com’è finita.

Non credo che alla campagna scattata con singolare sincronia in diverse città del mondo (Washington, Londra, Barcellona, Genova e presto, forse, anche Roma) la Chiesa debba reagire con toni da crociata. Anzi, penso che faccia bene a reagire con un sorriso di compatimento. In fondo, pagliacciate di questo tipo sono destinate a confortare il credente nella sua fede. Aveva ragione Pascal quando diceva che le ragioni degli atei lo convincono dell’esistenza di Dio più che le ragioni dei credenti. Quale «ragionevolezza» c’è, infatti, nel proselitismo ateista? Se uno è convinto che Dio non c’è, perché dovrebbe affannarsi tanto nel cercare di convincere gli altri della sua stessa idea? Si goda la vita senza perdere troppo tempo, vistoche la vitaè breve, anzi è un soffio come dice la Bibbia, e come l’esperienza conferma.

E proprio questo è scritto sui bus di Barcellona: «Dio non esiste, quindi non preoccuparti e goditi la vita». Paradossalmente, questa esortazione fa cadere la maggiore obiezione che viene posta ai credenti, e cioè che ci si aggrappa all’idea di un Dio per cercare una consolazione. Si crederebbe, insomma, perché fa comodo credere. La pubblicità dei militanti ateisti di mezzo mondo ci fa invece capire, al contrario, che credere è scomodo perché pone Qualcuno e una Legge Morale sopra di noi, e quindi non ci fa sentire totalmente liberi di fare ciò che vogliamo, non ci permette appunto di «goderci la vita». La campagna sui bus ci dimostra insomma che, se è vero che molti vorrebbero credere ma non ci riescono, e per questa assenza provano angoscia, molti altri preferirebbero, e di gran lunga, un cielo vuoto per farsi una morale a proprio uso e consumo. «Se Dio non esiste, tutto è permesso», dice Ivan Karamazov. In un periodo in cui anche tanti preti sono spesso tentati di parlare solo di questioni terrene (la pace,la solidarietà, la crisi economica, l’inquinamento) la campagna ateistica dei pullman arriva quasi provvidenziale, riporta la discussione al nocciolo: Dio esiste oppure no? Ed è provvidenziale pure che, come ai tempi di Pascal, le ragioni di chi nega siano affidate a protagonisti tanto fragili, come a quella Uaar (Unione atei agnostici e razionalisti) di cui è presidente onorario Odifreddi, il matematico di Cuneo che i genitori chiamarono Piergiorgio in onore del beato Frassati, che studiò in seminario per diventare prete, ma che poi cambiò progetto di vita e ora dice (testualmente) che solo un cretino può essere cristiano.

Quante prese di posizione si spiegano più con la psicologia che con la teologia. La Chiesa lo sa, e fa bene a non prendere troppo sul serio l’apostolato al contrario dei mezzi pubblici. Resta la sciatteria di cui dicevamo, quella di un mondo occidentale che sembra aver deciso di chiudere i conti con il cristianesimo, e che crede che a tale scopo tutto faccia brodo,dallepubblicità degliatei all’avanzata dell’islam, considerato alleato strategico contro ilnemicostorico, la Chiesa. Si accorgeranno presto di quanto un musulmano possa apprezzare un autobus che nega quel Dio che, secondo l’islam, solo un pazzo non riconosce nel sole che sorge a mezzogiorno. A differenza dei cristiani, per i quali la fede è una grazia, e che anche per questo sono molto più «laici» nei confronti di chi non crede.



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Anche sui bus di Genova "Dio non esiste"


Anche sui bus di Genova "Dio non esiste"
Inserita il 14/1/2009 alle 14:37 nella categoria: Dall'Italia
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GENOVA - Si estende l'iniziativa degli slogan atei affissi sugli autobus: dopo l'Inghilterra, la Spagna e gli USA è prevista anche a Genova; sui bus del capoluogo ligure campeggerà la scritta "La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno".

Dopo il successo ottenuto dalla campagna pro-ateismo lanciata dalla British Humanist Association e inaugurata dallo scienziato Richard Dawkins, altre associazioni di atei hanno deciso di promuovere l'iniziativa in diversi Paesi, tra cui la Spagna e l'Italia.

Negli USA il motto ideato da Fred Edwords "Why believe in a god? Just be good for goodness' sake" (Perché credere in dio? Sii buono per amore della bontà) spiccava sui mezzi di trasporto pubblico già a novembre dello scorso anno, invitando i passanti a considerare «la responsabilità - ha precisato Edwords - dell'uomo di condurre una vita con senso etico di autoregolamentazione senza teismo»; in Spagna, invece, l'Union de Ateos y Librepensadores de Cataluna ha ripreso lo stesso slogan inglese traducendolo in lingua spagnola: sui bus di Barcellona, e prossimamente a Madrid, Valencia, Zaragoza, Siviglia e a Bilbao, si legge "Probablemente Dios no existe. Deja de preocuparte y disfruta de la vida".

Gli evangelici spagnoli si sono mossi in anticipo, quando appena si intravedeva la possibilità che i bus atei circolassero anche nelle città della penisola iberica, e già dal 25 dicembre Paco Rubiales, pastore della chiesa evangelica "Centro Cristiano de Reunión" di Fuenlabrada nei pressi di Madrid, ha esposto sul bus 493 della società di trasporti Martin la scritta "Dios sí existe. Disfruta de la vida en Cristo" (Dio esiste. Gusta la vita in Cristo).

In Italia, gli autobus atei circoleranno per le strade di Genova; la scelta del capoluogo ligure non è casuale, infatti è la sede arcivescovile del capo dei vescovi italiani Angelo Bagnasco. «È una specie di sfida atea in casa di Bagnasco (Presidente della Conferenza episcopale italiana) - dichiara il Segretario generale dell'Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar) Raffaele Carcano -. Dopo le frequenti uscite del cardinale in materia di scienza, diritti, riproduzione, l'Uaar ha deciso di riprendersi un po' di par condicio».

La campagna italiana, che dovrebbe iniziare il prossimo 4 febbraio, ha già incontrato diverse resistenze, sia di natura politica che religiosa: dalle accuse di pubblicità ingannevole, agli inviti del leghista Rixi, che suggerisce ai credenti di non pagare il biglietto, alle precisazioni dei rappresentanti della comunità ebraica e islamica, che considerano folkloristica l'iniziativa: «Una persona che abbia una sua maturità di pensiero - dichiara Giuseppe Momigliano, rabbino capo della Comunità ebraica di Genova - non si fa influenzare da una scritta su di un bus». Nessuna comunicazione ufficiale è pervenuta da parte della Curia di Genova.

Intanto gli autisti dell'Atm rappresentati da Faisa-Cisal minacciano di scendere dai mezzi se non verrà disdetta la pubblicità; le reazioni politiche e quelle all'interno di Amt rendono più difficile il realizzarsi del debutto a Genova e l'Azienda municipale dei trasporti temporeggia: «Stoppare la campagna pubblicitaria? Deciderà la nostra concessionaria. La censura sarebbe davvero sgradevole».

«Vedremo cosa succederà nella laica Genova - conclude Raffaele Carcano - quando gireranno per la città mezzi pubblici che, al posto delle solite pubblicità, incoraggeranno a vivere senza il conforto della fede». [sr]




http://www.evangelici.net/notizie/1231940221.html

giovedì 8 gennaio 2009

A Borsano si festeggia di nuovo il Natale, ma è quello greco-bizantino

Busto Arsizio - La parrocchia guidata da don Mauro ha ospitato il rito misto venendo incontro alla folta comunità ucraina, rumena e greca che segue il rito bizantino
A Borsano si festeggia di nuovo il Natale, ma è quello greco-bizantino


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Cattolici greci, ucraini, rumeni e italiani hanno pregato insieme a Busto Arsizio seguendo il rito bizantino, una forma del rituale liturgico nato dal riavvicinamento di una parte degli ortodossi al cattolicesimo. La parrocchia di Borsano dedicata ai santi pietro e paolo si è trasformata per un pomeriggio in luogo di preghiera misto, oggi mercoledì 7 gennaio, nel giorno del Natale ortodosso celebrato dal sacerdote don Andrea, venuto da roma su richiesta delle locali comunità rumena, ucraina e greca.

Circa un centinaio le persone presenti alla cerimonia religiosa, in maggioranza colf e badanti che hanno assistito al rito, in lingua slava, con grande partecipazione. Le belle voci del coro hanno accompagnato tutta la messa officiata di spalle dal sacerdote e dal diacono. Le due ali della chiesa erano occupate da una parte dai cattolici romani e dall'altra dai cattolici bizantini.

La celebrazione del natale dei cattolici bizantini è stata possibile grazie al locale parroco di Borsano don Mauro che ha permesso il rito. Per la chiesa bustese il rituale misto non è una novità e già in precedenza erano stati celebrati matrimoni ortodossi. L'esigenza nasce dalla forte presenza nella zona di fedeli di questa confessione, che unisce elementi di cattolicesimo (riconoscendo il papa) ad elementi ortodossi. La funzione di oggi segue quella celebrata un anno fa nella parrocchia di San Carlo. Positivi i commenti dei fedeli che hanno ringraziato la chiesa cattolica per la possibilità concessa.



http://www3.varesenews.it/busto/articolo.php?id=115866

RELIGIONE: SEDE ITALIANA CHIESA ORTODOSSA ALL'AQUILA

RELIGIONE: SEDE ITALIANA CHIESA ORTODOSSA ALL'AQUILA
La Chiesa ortodossa italiana ha trasferito la propria sede da Ravenna a L'Aquila nella chiesa da poco ristrutturata di Santa Croce che si trova di fronte il palazzo di giustizia. La notizia e' stata ufficializzata stamane, dal sindaco dell'Aquila Massimo Cialente e dai rappresentanti della Chiesa Ortodossa in Italia, Antonio De Rosso, Arcivescovo dell'Aquila e Metropolita d'Italia e dal vescovo Basilica Grillo Miceli. "Abbiamo scelto L'Aquila come sede della nostra Chiesa perche' a Ravenna c'erano solo fedeli ma non avevamo una Chiesa - ha detto Miceli - e anche per la sua centralita' geografica, facilmente raggiungibile anche dalle isole. I rapporti con la curia aquilana sono sicuro che saranno ottimi, in fondo i nostri scopi sono gli stessi, a cominciare dalla predicazione del Vangelo di Cristo. Da parte nostra - ha proseguito Miceli - ci sara' la massima collaborazione. La nostra attivita' non sara' solo spirituale ma anche materiale verso gli indigenti e chi vive in condizioni d difficolta". La consacrazione della nuova Cattedrale Metropolitana avverra' sabato 10 gennaio alle ore 16 alla presenza anche di rappresentanti della curia aquilana. Domenica alle 10.30 sara' invece celebrata la prima Divina Liturgia pontificale, presieduta dal metropolita d'Italia, Antonio De Rosso. Per il sindaco dell'Aquila la citta' ha tutte le carte per essere, a livello nazionale e internazionale, il luogo della pace e della spiritualita'". (AGI)
(07 gennaio 2009 ore 16.49)

http://ilcentro.repubblica.it/dettaglio-news/LAquila-16:49/3488108?edizione=LAquila

In manette con l’accusa di poligamia: arrestati i leader della setta di Bountiful

In manette con l’accusa di poligamia: arrestati i leader della setta di Bountiful
In manette i due leader religiosi della setta di Bountiful
Due leader religiosi della comunità di poligami vicino Crest, in British Columbia, sono stati arrestati. Si tratta di Winston Blackmore e di James Oler: il primo è stato accusato di essere sposato con venti donne, il secondo “solo” con due.
«L’indagine è stata molto complessa - -ha detto l’Attorney General Wally Oppal - e si è trascinata per più di venti anni. La disputata è ruotata sempre intorno al principio di libertà religiosa». Secondo due costituzionalisti le accuse di poligamia potrebbero essere annullate dopo un ricorso alla Carta dei diritti e delle libertà «ma - ha aggiunto - sono sempre stato convinto che ciò non sarebbe accaduto».
A giugno dello scorso anno il governo della British Columbia aveva nominato un magistrato per investigare su presunti abusi a Bountiful.
Nella comunità di poligami di Bountiful, vicino Creston, in British Columbia, vivono circa 1000 persone, frangia del Foundamentalist Church of Jesus Christ Of Latter Day Saints (Flds), che fa capo a Winston Blackmore, che predica la poligamia. L’uomo è stato scomunicato dalla Flds, ma continua a predicare i suoi principi nel piccolo villaggio.
Fra le accuse c’è anche quella di “sfruttamento di donne e bambini”. Oltre ad essere sposato con più di una donna, infatti, Blackmore è accusato anche di aver costretto ragazze molto giovani della comunità a diventare mogli di uomini molto più vecchi o a trasferirsi per matrimoni combinati in altre sette gemelle degli Stati Uniti. Blackmore si è rifiutato di commentare quest’accusa. L’uomo, che è di fatto il leader della comunità nonostante sia stato ufficialmente scomunicato dalla Flds, ha pubblicamente ammesso di praticare la poligamia, di essere sposato con molte donne e di avere molti figli da mogli diverse, ma ha fermamente respinto le accuse di “sfruttamento dei minori’.

http://www.corriere.com/viewstory.php?storyid=82719

martedì 6 gennaio 2009

Il retroscena Sagrato profanato e svastiche: «Vaticano preoccupato»

il Giornale.it
n. 5 del 2009-01-06 pagina 8

Il retroscena Sagrato profanato e svastiche: «Vaticano preoccupato»
di Andrea Tornielli

RomaIn Vaticano c’è preoccupazione per quanto avvenuto durante le manifestazioni di solidarietà con il popolo palestinese, con le bandiere israeliane bruciate e la stella di David trasformata in svastica nazista, e i cortei culminati con centinaia di partecipanti che pregavano in direzione della Mecca, davanti alle porte del Duomo di Milano e di San Petronio a Bologna. Lo conferma al Giornale il direttore dell’Osservatore Romano, Gian Maria Vian: «C’è preoccupazione per questo uso violento della religione, sono rimasto impressionato da quanto è accaduto. Bisogna far di tutto per evitare queste strumentalizzazioni». Il quotidiano vaticano, nel numero oggi in edicola, non dedica molte righe ai cortei italiani e soprattutto, pur citandoli, omette riferimenti alle polemiche suscitate dalla preghiera islamica in piazza Duomo, trasformata in moschea all’aperto.
L’intenzione di tutti è quella di non enfatizzare quanto accaduto. Ma, al tempo stesso, a nessuno sfugge la delicatezza della situazione. La Curia milanese tace, dopo le parole dell’arciprete del Duomo, monsignor Luigi Manganini, che aveva definito la vicenda una «mancanza di sensibilità» da parte dei manifestanti musulmani e aggiungendo: «Da cristiano non avrei partecipato a una manifestazione che si fosse conclusa con una preghiera proprio di fronte a una moschea».
Preoccupazione, come pure volontà di non gettare benzina sul fuoco, si percepisce anche ai vertici della Conferenza episcopale italiana. Né la presidenza né il segretario generale sono intervenuti direttamente. Un commento su quanto avvenuto è stato però affidato a don Gino Battaglia, direttore dell’ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei: «La preghiera è cercare Dio: è sempre mettere nelle sue mani le nostre attese, speranze o desideri. Ovvero espressione di gratitudine e di lode. Ha dunque una sua logica, che non può essere mai contro qualcuno, a meno di non tradire la sua stessa essenza».
«Bisogna fare attenzione», osserva un vescovo della Santa Sede, collaboratore di Benedetto XVI, «perché secondo la visione islamica, la preghiera in un determinato luogo può significare renderlo musulmano per sempre. E poi, vorrei sperare che quanti si sono inginocchiati a pregare in direzione della Mecca a due passi dai portoni del Duomo di Milano, chiusi nonostante la messa vespertina, non siano gli stessi che hanno esultato bruciando la bandiera di Israele. Proprio oggi ho parlato di questo con un cardinale, il quale mi ha detto: “Se pregano, non fanno la guerra”. Mi auguro davvero che sia così. Purtroppo però negli ultimi anni abbiamo visto spesso il contrario, e cioè la crescita di un fondamentalismo che incita all’odio e alla violenza usando il nome di Dio: un abuso che prima Giovanni Paolo II e ora Benedetto XVI hanno fortemente criticato».


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http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=318810

venerdì 2 gennaio 2009

IL VATICANO CONTRO MARIA MADRE DI GESU'

CENTRO ANTI-BLASFEMIA

DA UN PO' DI TEMPO IL VATICANO STA CERCANDO DI DISTRUGGERE LA FIGURA DELLA MADRE DI GESU'
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Vediamo che per distruggere la figura di Maria il Vaticanon usa i mezzi più idonei nel mondo attuale;
i media e particolarmente films e opere teatrali, i libri non li legge nessuno.

Ultimamente il Vaticano patrocinia il Musical " Maria di Nazaret una storia che continua " di M.Pia Liotta (1)

Al Centro Anti-Blasfemia abbiamo scritto verso Agosto di questo Musical " Maria di Nazaret un storia che continua "
sulla Madonna che era stato presentato in Vaticano ed il Vaticano lo aveva sostenuto, noi siamo diventati tristi,

perché i Musical dissacrano i Santi, li fanno cantare e quindi apparire degli imbecilli senza nessuna santità.
Ancora non eravamo a conoscenza del peggio, ecco che dei nostri membri Daniele Ascarelli e Martino Gerber,
sono stati a Roma recentemente per visitare dei loro amici e per incontrare degli studiosi biblisti americani che si
trovano a Roma, per casualità si sono trovati alla casa di Maria teatro tenda presso cinecittà, dove fanno
questo Musical, e quindi hanno visto questo spettacolo blasfemo, non potevano crederci, e perfino volevano
andare fuori a non vedere, ecco che una cantante ballerina calabrese Alma Manara figlia della M.P.Liotta
la regista e inventrice di queste bestemmie, interpreta Maria la Madre di Gesù, danzava, volteggiava, faceva salti accrobatici,
era anche sostenuta in aria con una mano,
poi cadeva sul corpo del ballerino che interpretava Giuseppe e mimava, un rapporto sessuale, ora questi balletti
scandalizzano quando sono fatti su persone normali, sono troppo osceni, figuriamoci se rappresentano Maria e Giusppe.
Ancora potrei continuare con la danza, ma è meglio raccontere il resto, in questo Musical Maria non ha nessuna grazia,
nessuna santità, è volgare, civetta, disinibita, fa la fornaia, una donna matura che lavora, grezza e popolana,
incontra gente e anche uomini, uomini che ne vogliono aprofittare, ecco che c'è un uomo che sta con lei,
perfino nella sua stanza da letto, la invoglia a fare sesso, lei ha desideri , vorrebbe,ma poi si trattiene.
Questo losco individuo è Barabba. Lasciamo il racconto che contiene altre bestemmie, un Gesù troppo
umano soggetto a sua Madre più del dovuto e tante altre cose.
Vogliamo spiegare un punto fondamentale, nei Vangeli ufficiali ed apocrifi, Maria quando incontra l'Arcangelo Gabriele,
è ancora Bambina, ben protetta e custodita, piena di virtù, il Signore è con lei, quindi è una bimba
diversa da
tutte le altre, perché piena di Santità, ora nei Vangeli ufficiali, Maria sebbene sia promessa a Giuseppe,
lo conoce solo di vista, così era uso allora con i matrimoni combinati. Dichiara in Luca " Non conosco uomo"
Ora devi sapere che Giuseppe avvertito in sogno che Maria è gravida per opera dello Spirito Santo, crede
sì ma conosce anche l'innocenza di Maria. Se invece Maria fosse la donna di mondo del Musical,
Giuseppe non l'avtrebbe creduta sincera, e avrebbe pensato che il bimbo fosse figlio di Barabba trafficante d'armi,
o altro losco individuo, i massoni cercano di ufficializzare che Gesù è nato da un soldato romano
come è scritto nel Talmud e Toledot Yeshua.
Con questi Musical e i films blasfemi voglio lavare il cervello ai cattolici.

Daniele e Martino sono di origine ebraica e biblisti, conoscono bene la storia d'Israele, e sanno che Barabba
era un brigante assassino, liberato in cambio di Gesù, ed aveva la sua età, un giovanotto, che mai
avrebbe potuto conoscere Maria bambina chiusa e protetta in casa, protetta anche dal Signore.

Come inventano storie così cattive per distruggere i Vangeli, Gesù e Maria ?

Comunque se il Musical fosse fatto da atei, pazienza, ne fanno tanti di opere blafeme.
Ma questo Musical è patrocinato dalle più alte cariche Vaticane, che vogliono diffonderlo,
anche in tutte le chiese. La prima si è svolta il Vaticano con grande successo,
poi con aiuti dall'alto queti commedianti bestemmiatori hanno ottenuto spazio a Cinecittà,
restano in questo teatro tenda fino a Maggio, poi vanno in tourné,
ora per sembrare vei cattolici fanno anche la mensa ai poveri, un vero complotto contro la Madonna.
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NON E' LA PRIMA VOLTA DEL VATICANO CONTRO LA VERA FIGURA DI MARIA CHE LA CHIESA HA CUSTODITO PER 2000 ANNI.

ECCO IL NATALE 2006 IL VATICANO APPOGGIAVA IL FILM NATIVITY DI C.HARDWIKE (1)

La chiesa cattolica da una parte si appoggia sui dogmi mariani, ma ultimamente li sta distruggendo approvando certi film blasfemi.
Il film Nativity, sostenuto dalla Chiesa Cattolica e Vaticano, ci mostra una Maria che fa un parto moderno, suo marito estrae il bambino Gesù che sta per nascere,
insanguinandosi le mani. Maria sente forti dolori, quindi questo spettacolo blasfemo del parto annulla la verginità post-partu.
Nel film ci sono altre falsità, come quella in cui gli abitanti di Nazaret criticano Maria e Giuseppe, perché lei è in attesa prima di vivere insieme,
invece dai Vangeli sappiamo che di questo mistero nessuno sapeva nulla, tranne Maria e i suoi famigiari e Giuseppe suo fidanzato.
In una scena Maria cade nel fiume, c'è un serpente, roba da matti, quando dai Vangeli sappiamo che Maria era protetta dall'Altissimo.
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Nello stesso anno 2006 il Vaticano dona l'autorizzzione pr la miniserie di Canale5 : " LA SACRA FAMIGLIA" (3)

La Sacra Famiglia. Il film per la tv è stato diretto da Raffaele Mertes ed interpretato da Alessandro Gassman nella parte di Giuseppe,
da Ana Caterina Morariu in quella di Maria, da Brando Pacitto in quella di Gesù bambino e da Franco Nero in quello di Zaccaria, padre di Giovanni il Battista.

La miniserie; " La Sacra Famiglia"di raffaele Mertes, di Canale 5, approvata dal Vaticano, fa vedere una famiglia perversa.

Maria, donna libera, scappa per convivere con un uomo, Giuseppe che è agnostico e crede che Gesù è figlio di un soldato romano.

Giacomo figlio di Giuseppe, vuole Maria, non riuscendosi con le buone,cerca di violentarla,con molta violenza,sbattendola tante

volte contro una parete ,questo Giacomo nel film così maniaco e perverso, sarebbe il S.Giacomo il Giusto,

fratello del Signore, morto martire, e Santo davvero, da una vita piena di preghiere e da una grande castità, morendo vergine.

Nella miniserie, Giuseppe e Maria si amano e fanno l'amore. Gesù non si capisce cosa sia,

da bambino sta per annegare nel fiume, poi ancora bambino amoreggia con la sua fidanzatina, Maria Maddalena.

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L'APPROVAZIONE DEL VATICANO PER QUESTE OPERE BLASFEME

(1) I testi del Musical " MARIA DI NAZARET UNA STORIA CHE CONTINUA ";
sono stati visionati ed accettati dal mariologo Padre Stefano De Fiores e don Antonio Tarzia direttore responsabile del gruppo periodici San Paolo.
Il Musical è patrocinato dal Vaticano; con sostenitori entusiasti e patricinatori: il Segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone, i Pontifici Consigli delle Comunicazioni sociali e della Cultura
e il presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, Claudio Maria Gelli. Qindi le autorità Vaticane approvano la dissacrazione della S.S. V.Maria.
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(2) FILM NATIVITY
CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 17 novembre 2006 (ZENIT.org).- Domenica 26 novembre avrà luogo in Vaticano la presentazione mondiale del film “The Nativity Story”.

Tra le settemila persone che assisteranno alla proiezione nell’Aula Paolo VI ci saranno la regista del film, Catherine Hardwicke, gli attori Shohreh Aghdashloo e Oscar Isaac, i produttori Marty Bowen e Wyck Godfrey e lo sceneggiatore Mike Rich.

La proiezione del film, prodotto dalla New Line Cinema, sarà preceduta dalla lettura di un brano del Vangelo e da una preghiera scritta da monsignor Angelo Comastri, Vicario generale del Papa per lo Stato della Città del Vaticano e Arciprete della Basilica di San Pietro in Vaticano.

L’Arcivescovo John P. Foley, Presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, pronuncerà un discorso di presentazione.

L’evento servirà per raccogliere fondi per la costruzione di una scuola nella città israeliana di Mughar – la cui popolazione è formata da cristiani, musulmani e drusi –, a 40 chilometri da Nazareth.

“The Nativity Story” racconta dell’anno di vita di Maria culminato con la nascita di Gesù, della visita dei pastori e dei Magi, della stage degli innocenti da parte di Erode e della fuga di Giuseppe e Maria con il Bambino in Egitto.

Secondo Peter Malone, critico cinematografico di Signis, la World Catholic Association for Comunication, la pellicola è interessante sia per i cristiani che per i non cristiani.

“La sceneggiatura è ben radicata nei testi biblici, sia nell’eredità dell’Antico Testamento che nel testo e nello spirito delle narrazioni evangeliche dell’infanzia”, ha affermato.

“Questo dà al film un vantaggio sulle narrazioni che limitano la prospettiva a una lettura letterale dei testi e si basano su tradizioni di pietà per la presentazione visiva”, ha osservato.

“E’ stato anche notato che la sceneggiatura offre un importante background storico per comprendere la Palestina dell’epoca e come i personaggi siano stati influenzati dal loro ambiente e dall’oppressione delle autorità”, ha spiegato Malone.

“Il successo de ‘La Passione di Cristo’ e il fatto di aver compreso che esiste un pubblico per questo tipo di film religiosi è stato un incoraggiamento”, ha quindi osservato il critico.

“Il film interesserà il pubblico cristiano, che dovrebbe apprezzarlo – con la speranza che lo apprezzeranno anche i non cristiani”, ha concluso Malone.

La pellicola verrà presentata in numerosi Paesi il 1° dicembre.


http://www.zenit.org/article-9872?l=italian

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(3) MINISERIE LASACRA FAMILIA
«Una scelta 'coraggiosa, ai limiti del temerario', dice ancora Barbieri, se è vero che - come spiega la produttrice Lorraine de Selle du Real – la famiglia reale giordana ha chiesto una lettera ufficiale di autorizzazione al Vaticano: non volevano essere il primo Paese musulmano a fare un film anticristiano, tanto più perché siamo arrivati laggiù subito dopo il polverone sollevato dalle vignette su Maometto'.
Quella lettera, firmata da monsignor John Patrick Foley, presidente del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, è arrivata, e la produttrice ne mostra una copia, da cui legge testualmente: 'Il fatto che la storia si basi principalmente sui Vangeli apocrifi non sembra motivo di preoccupazione, visto che anche The Passion di Mel Gibson si rifaceva ai Vangeli apocrifi. (Mel Gibson si è basato per il suo film non sui Vangeli apocrifi, bensi' sui 4 Vangeli e sulle rivelazioni della Beata Caterina Emmerich n.d.e.)
Il Consiglio ha preso visione del copione e la lettura non ha evidenziato elementi offensivi verso il sentimento religioso cristiano'. Parole che rafforzano la serenità di De Rita, che si è avvalso anche di consulenti cattolici: 'Abbiamo cercato di toccare il sacro facendo noi stessi un percorso di fede', dice l'autore, che ha anche curato la sceneggiatura con Luigi Spagnol e Maria Grazia Saccà.
'La fonte sono sostanzialmente i Vangeli apocrifi, in particolare quelli dell'infanzia di Gesù.
Poco è inventato, e comunque è nato dall'approfondimento di quelle testimonianze.
L'interrogativo di partenza è stato: come si comportano un padre e una madre davanti a un figlio che è Dio? Resta una domanda vera, anche se forse abbiamo sbagliato le risposte'.
'Speriamo che su di noi non si abbattano i fulmini', scherza il regista Mertes» (a firma di Ester Barcella).

http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=1630¶metro=


http://groups.google.com/group/centro-anti-blasfemia?hl=it

giovedì 1 gennaio 2009

PRETI CATTOLICI SINCRETISTI

il Giornale.it
n. 1 del 2009-01-01 pagina 0

I fedeli in rivolta: "Via la moschea dal presepe"
di Michele Brambilla

Fuoco amico sui simboli cristiani. Costretto alla retromarcia dai parrocchiani, il sacerdote di Genova che esponeva in chiesa una versione "rivista" della Natività sostituisce l'icona islamica con il Vangelo. Ma ne sottolinea polemicamente una frase
Dev’essere proprio vero quel vecchio motto secondo il quale la Provvidenza a volte scrive diritto su righe storte. Ad esempio. La crisi delle vocazioni sacerdotali, in teoria, è una sciagura per la Chiesa; una riga storta, insomma. Ma, vista la deriva di una parte ormai non marginale del clero, può rivelarsi provvidenziale che i preti siano così pochi da dover lasciare la gestione della Chiesa ai laici.
Quel che è successo ieri a Genova pare essere una prova evidente del fatto che, di fronte al tradimento dei chierici, sono i fedeli a salvare tradizione e ortodossia, oltre che il buonsenso. Sono stati infatti i semplici fedeli a costringere don Prospero, parroco di Nostra Signora della Provvidenza (guarda caso), nel quartiere Oregina, a togliere dal presepe allestito all’interno della chiesa quella moschea che era stata collocata in ossequio al più banale conformismo perbenista, e che tanto aveva fatto discutere. Al posto della moschea è stato messo un vangelo: e anche il più incallito degli atei o degli agnostici può dirsi d’accordo sul fatto che si tratta di un qualcosa di più pertinente.

Don Prospero, fatto bersaglio di inevitabili polemiche, aveva detto che l’arcivescovo di Genova, il cardinal Bagnasco, era d’accordo con lui. Di certo a tenere bordone a don Prospero era stato un altro prete genovese, il famoso don Gallo. E quando un don Gallo ti dà ragione, puoi stare certo di essere dalla parte del torto.
La verità, anche se non ufficializzata, è che è stata proprio la Curia genovese a intimare il parroco di Oregina di togliere la moschea; e lo ha fatto perché subissata di proteste da parte dei fedeli. Don Prospero, che forse ha dimenticato il precetto dell’obbedienza e soprattutto uno dei vizi capitali più pericolosi, la superbia, ha sì tolto la moschea per mettere il Vangelo: ma del Vangelo ha evidenziato una frase in cui Gesù condanna chi respinge lo straniero. L’intento del parroco è evidente: tacciare di xenofobia, o meglio di razzismo, il vescovo e i fedeli che non hanno voluto la moschea.

E questo è l’aspetto peggiore della vicenda: l’ipocrisia di gabellare una moschea nel presepe per segno di accoglienza verso la straniero. È chiaro che il cristiano ha il dovere di accogliere ed amare tutti, anche se sono atei, anche se professano altre fedi, perfino se sono seguaci di una religione di conquista. Ma il cristiano distingue la persona dalle idee e dalle fedi. Dà da mangiare all’islamico, ma non dice – non può dire – che Gesù e Maometto sono la stessa cosa, che il Dio padre dei cristiani è uguale al Dio padrone dei musulmani (per chi non lo sapesse, «musulmano» vuol dire «sottomesso»). La moschea nel presepe è una forma di sincretismo religioso, un pasticcio teologico e ancor di più storico, un minestrone di culti mescolato in omaggio alla melassa buonista di gran moda.

Mi permetto un ricordo personale. Anni fa, per aver scritto (senza fare il nome né del prete, né della Chiesa) di una messa in cui il parroco, in diocesi di Milano, aveva detto che quando si recita il Padre Nostro si prega anche Allah, fui aggredito da un monsignore che mi diede del bugiardo. A distanza di anni, c’è la prova che quell’episodio non solo era vero, ma figlio di una cultura che sta dilagando in tante diocesi, seminari, facoltà teologiche, parrocchie. A pochi chilometri dalla chiesa di Oregina – a Sestri Levante, nella chiesa di Sant’Antonio – un’altra moschea è spuntata nel presepe. E non c’è praticamente giorno in cui non giungano notizie di iniziative del genere. Per tacere di programmi pastorali che invocano la costruzione di una moschea per quartiere.

Facciamo salva, ovviamente, la buona fede dei tanti don Prospero in servizio effettivo e permanente. Più che da un atteggiamento offensivo, le loro iniziative sono originate probabilmente da una debolezza, da un’insicurezza. È il vedere che il mondo scappa via, che le chiese si svuotano, che i media parlano un linguaggio diverso: è tutto questo, forse, che li spinge a cercare di recuperare terreno inseguendo le mode del momento; che li spinge a cercare l’applauso facile del politico progressista, del giornalista illuminato, del sindacalista impegnato. Ma la storia, anche recente, della Chiesa dovrebbe avere insegnato ai tanti don Prospero e ai tanti don Abbondio dei giorni nostri che chi sposa le mode rimane presto vedovo.

Anni fa un notissimo scrittore, di cui taccio il nome per riservatezza, fu sottoposto a un delicato intervento chirurgico, durante il quale avrebbe potuto lasciarci la pelle. Prima di entrare in sala operatoria mi confidò: «Sono tranquillo: mi sono confessato. Ma ho preteso un prete che avesse almeno settant’anni». Un prete, cioè, la cui origine non fosse inquinata dalla sbornia degli anni Settanta. Don Prospero, mi dicono, è sulla cinquantina. Avrà tempo di ricredersi su certe mode come l’hanno avuto i suoi confratelli che credevano di essere all’avanguardia sventolando la bandiera rossa, e che un giorno si sono trovati, improvvisamente, tra i rottami della storia.


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I CATTOLICI USANO IL PRESEPE PER CREARE IL SINCRETISMO CATTO-ISLAMICO

Presepe cristiano nel centro islamico
La consegna di Dino Pistolato alla comunità di corso del Popolo
di Nadia De Lazzari

Un presepe cristiano al centro islamico di Mestre. Lo porta, oggi alle 12, nella sede di corso del Popolo 117, monsignor Dino Pistolato, direttore della Caritas diocesana di Venezia, a Wael Farhat, presidente della Comunità islamica di Venezia e provincia. Lo scorso 23 dicembre la notizia di un presepe con la capanna e la sacra famiglia associato a una moschea (foto), realizzato nella città lagunare nel Centro cattolico di formazione professionale del Cif, aveva diviso la città.

La vicepresidente del Cif Maria Oliva ha spiegato: «L’idea e la decisione sono esclusive di questa scuola cattolica. Non ci sentiamo “eretiche” come ci ha definito il leghista Mazzonetto e l’innovazione non deve dividere». Padre Konrad Friedrich Ferdinand, cappellano nella chiesa di San Simon Piccolo dove si celebra abitualmente la messa in latino, è invece esploso in un’esclamazione di dissenso: «Oh no! È sbagliato aggiungere la moschea. Ma chi lo ha fatto? E con quale spirito? Si deve sapere che i musulmani non hanno lo stesso concetto di Gesù Cristo, per noi Gesù Cristo è Dio, mentre per i musulmani non lo è. L’elemento moschea stona».

A favore si è espresso monsignor Dino Pistolato: «La novità non mi disturba; è un bel segno. Il messaggio cristiano è: Dio viene per tutti indistintamente». Anche il frate minore conventuale Nicola Riccadona, parroco dei Frari: «Non è da farne uno scandalo. La scuola che lo ha preparato ha meno problemi verso l’altro e ha capito il bisogno di vivere in pace e di stare insieme». Alberto Mazzonetto, consigliere comunale della Lega Nord, ha commentato: «Non fa parte della nostra tradizione e identità culturale. La commistione rischia di diventare sincretismo, cioè confusione tra le diverse religioni. La moschea nel presepe è un’esterofilia insulsa. Si rischia di confondere i piani: è qualcosa di eretico».



Giuseppe Caccia, consigliere comunale dei Verdi: «Non vedo perché stracciarsi le vesti. È un segnale positivo in linea con la grande apertura del mondo cattolico veneziano verso tutte le religioni e non soltanto le tre monoteiste». Poi a gran voce qualcuno aveva chiesto: «In nome di un gesto di reciprocità tra religioni sarebbe possibile collocare il presepe dentro una sinagoga o una moschea?». La Nuova ha posto la domanda ai due rappresentanti ebraico e islamico. Elia Richetti, rabbino capo della Comunità ebraica di Venezia: «Appartiene alla religione cristiana, qui si parla di una scuola cattolica.

Se io mettessi un simbolo ebraico in qualcosa di non ebraico non avrebbe senso. Da qui impariamo che il dialogo è qualcosa di più serio di facili sincretismi». E quella di Wael Farhat: «Sì, ma non nel tempio. Non vedo cosa c’entra in una moschea. Noi non ammettiamo rappresentazioni. Non ci sono nemmeno statue e quadri. Vedrei bene l’inserimento nel Centro culturale islamico e sono disposto a collocarlo».
Dalle parole all’azione. Nel frattempo il presidente della Comunità islamica ha inviato un messaggio augurale agli oltre 10 mila musulmani in provincia di Venezia, a istituzioni pubbliche e associazioni di volontariato: «Quando mettiamo in pratica le parole del nostro Signore Gesù figlio di Maria; quando amiamo il prossimo come amiamo noi stessi, sì che possiamo festeggiare Gesù rendendolo più felice e meritare la benedizione di Dio». Wael Farhat afferma: «La comunità islamica prega Dio, Gesù e Maria. Continuamente noi invitiamo i musulmani a leggere la Bibbia. Con la Chiesa siamo in armonia».

Monsignor Pistolato conclude: «Dio non esclude nessuno. Con i musulmani abbiamo in comune almeno tre punti: Abramo, il padre delle tre religioni; Gesù, il profeta; e la figura di Maria. Questo scambio di segni religiosi è il segno che, pur nella diversità, si può avere un dialogo costruttivo con la consapevolezza che parlando delle cose di Dio gli uomini non si separano ma si uniscono».

I vostri commenti
(28 dicembre 2008)

http://nuovavenezia.repubblica.it/dettaglio/Presepe-cristiano-nel-centro-islamico/1567439?edizione=EdRegionale