domenica 16 novembre 2008

ATEISMO PASSATO E FUTURO

Ateismo, passato e futuro


Paolo Ricca: L’origine dell’ateismo è antica quanto l’uomo. Ma l'ateismo ha un futuro?

(Paolo Ricca) Gli storici delle culture e in particolare gli etnologi, cioè gli studiosi delle culture dei popoli cosiddetti primitivi (che dovrebbero rispecchiare quello che eravamo ai primordi della nostra storia), sostengono, sulla base dei loro studi, due tesi opposte: secondo alcuni l’uomo iniziale era perfettamente ateo, non possedeva cioè alcuna idea di un qualsiasi mondo divino; secondo altri, invece, l’uomo primitivo, in base all’esperienza del sogno, dell’estasi, della capacità immaginativa e della stessa morte, sarebbe stato fin dall’inizio indotto a concepire l’esistenza di una realtà superiore alla condizione umana, di un “altro mondo”, che non essendo a sua disposizione, avrebbe considerato divino. Questa religione originaria avrebbe addirittura assunto, presso certi popoli come i pigmei, i connotati di un monoteismo.

Ateismo e rivelazione
Le due posizioni - il rifiuto di credere nell’esistenza di un Dio, e quindi la convinzione di essere a-tei, cioè senza Dio perché Dio non c’è, e invece la convinzione opposta che Dio esiste e addirittura parla, o ha parlato, si è rivelato, cioè è uscito dal suo mistero, e può essere conosciuto e incontrato - queste due posizioni si sono perpetuate in forme e misure diverse, ma senza che una delle due venisse mai meno, lungo tutto il cammino della storia umana e sono oggi entrambe ben rappresentate a tutti i livelli.

Religioni e ateismo
Da un lato abbiamo infatti l’imponente fenomeno delle religioni, che contrariamente alle previsioni e attese di molti, e malgrado la secolarizzazione galoppante in Occidente, non sembrano affatto vivere il loro crepuscolo. Il grido di Nietzsche: “Dio è morto! E noi lo abbiamo ucciso” - un grido che in lui esprime non solo liberazione e vittoria, ma anche inquietudine e sgomento - ha indubbiamente una sua forza retorica, ma la verità che proclama è più apparente che reale. Dio non è morto, ma è!
D’altro lato però abbiamo il fenomeno, non altrettanto vistoso perché non organizzato né istituzionalizzato (come in genere lo sono le religioni), ma comunque assolutamente rilevante soprattutto in Occidente, ma anche altrove, dell’ateismo in tutte le sue forme che, semplificando molto il quadro, possiamo ricondurre a due principali.

Forme di ateismo
La prima è l’ateismo cosiddetto pratico, che è quello di tutti coloro che vivono, pensano e agiscono “come se Dio non ci fosse”, prescindendo cioè da lui nella loro esistenza quotidiana, tanto nelle loro relazioni con gli altri, quanto nella loro vita più personale e intima: nella loro interiorità, Dio non c’è (o non si chiama così). Questo ateismo pratico non è frutto di una scelta precisa, non è voluto o programmato, è semplicemente un dato di fatto, una condizione nella quale uno si trova.
La seconda forma di ateismo è il cosiddetto ateismo teorico, quello cioè che teorizza l’inesistenza o l’inconsistenza di Dio, che non sarebbe altro che un fantasma celeste creato dall’uomo, proiezione dei suoi desideri o delle sue frustrazioni. Questo tipo di ateismo, detto anche sistematico (perché eretto a sistema) o scientifico (perché assunto come verità dimostrabile scientificamente) è in realtà una creazione piuttosto recente (grosso modo dalla metà del XVI secolo in avanti), che coincide con la nascita e lo sviluppo della modernità e alla quale ha sicuramente contribuito in modo determinante lo sviluppo della scienza e della tecnica, che hanno dato vita a una visione del mondo nella quale Dio non era più necessario. Cartesio confessava (in privato): “Non ho bisogno della ipotesi Dio”. Ma nel Settecento e Ottocento europeo, com’è noto, Dio venne messo al bando da molti pensatori influenti non già perché superfluo, ma perché considerato nocivo, come una droga che aliena la gente dal mondo reale, o una sanguisuga celeste che assorbe e vanifica le migliori energie dell’uomo e lo pasce di illusioni e di rappresentazioni infantili che ne fanno un eterno fanciullo e gli impediscono di diventare adulto.
Il Novecento è stato teatro di immani tragedie, tutte costruite dall’uomo, ma è Dio che, stranamente, ne è stato incolpato con l’accusa di essere stato “assente”: non poco ateismo (o quanto meno agnosticismo) s’è nutrito e si nutre di questa ipotetica “assenza di Dio” dovuta alla sua probabile inesistenza.

Da Roma e Atene a oggi
Giova ricordare che l’antichità classica greca e romana conosceva già l’ateismo. Democrito, nato intorno al 460 a. C., sosteneva che la realtà prima e ultima non è Dio, ma l’atomo e che gli dèi, fatti anch’essi di atomi, altro non sono che la proiezione di impressioni prodotte sull’animo umano da fenomeni naturali.
Poco più tardi Protagora confessa, a proposito degli dèi, di non saperne nulla: l’argomento è troppo oscuro e la vita è troppo breve per esplorarlo! E il grande Socrate, com’è noto, fu accusato di ateismo e di empietà tanto da meritare la morte, in quanto non riconosceva gli dèi che la città riconosce e ne introduceva di nuovi.
Anche la Bibbia parla dello “stolto, che dice nel suo cuore: non c’è Dio” (Salmo 14,1), ma questo “ateo” è in realtà l’uomo iniquo e corrotto che nega Dio solo per fare impunemente il male. Il suo non è ateismo teorico, ma pratico.
Oggi, invece è, per così dire, tornato di moda l’ateismo teorico, con una serie di nuovi atei militanti come Richard Dawkins (L’illusione di Dio. Le ragioni per non credere, Mondatori 2007) e Christopher Hitchens, Dio non è grande. Come la religione avvelena ogni cosa, Einaudi 2007), i quali predicano l’ateismo con zelo missionario, convinti come sono che Dio e la religione facciano molto male alla salute dell’umanità.

Ragioni dell’ateismo
C’è l’ateismo perché Dio non è ovvio. E non lo è perché, essendo “Spirito” (come Gesù dice alla Samaritana), è invisibile, ma anche perché è “nascosto” (“In verità, tu sei un Dio che ti nascondi”, Isaia 45,15), “ha dichiarato che abiterebbe nell’oscurità” (1 Re 8,12), o, come dice ancora Gesù, “è nel segreto”. Non c’è nessuna evidenza di Dio nel mondo e nella vita. Ci sono tanti segni e tracce di lui, ma per vederle occorre uno sguardo particolare, che è quello della fede. Molti vedono cose meravigliose, ma il loro stupore non diventa fede. E comunque ci sono molte contraddizioni: ogni argomento a favore dell’esistenza di Dio può essere capovolto nel suo contrario. Ci sono ragioni per credere, ma altrettante per non credere. La partita tra fede e ateismo non si risolve sul piano della razionalità. La fede stessa non è frutto di una decisione umana e non ha in sé la chiave della sua spiegazione. Come non è ovvio Dio, così non è ovvia la fede. L’ateismo, in fondo, è abbastanza ovvio, tanto da essere quasi banale.
Siccome Dio è nascosto, non può essere dimostrato, può solo essere testimoniato, con la vita più che con le parole. Senonché Dio ha molti cattivi testimoni, e pochi buoni: questa è la seconda ragione dell’ateismo. Nel nome di Dio molti diventano fanatici, settari, intolleranti, violenti e persino omicidi, come un tempo gli inquisitori e oggi i kamikaze (ma non solo loro). C’è un “Dio” che è tutto fuorché Dio - il “Dio” della Guerra, della Patria, della Civiltà, della Prosperità, e così via, rispetto al quale si può solo essere radicalmente atei. C’è un “Dio” che produce una religione alienata e alienante, fata di ignoranza, superstizione e in cultura, di oscurantismo e del peggior tipo di conservatorismo: anche qui, rispetto a un simile “Dio” l’ateismo è d’obbligo. C’è poi un “Dio” che produce una “fede” nella quale c’è molta autosufficienza, arroganza, presunzione, prepotenza, autoritarismo, amore del potere e del comando. Anche nei confronti di questo “Dio”-Padrone, l’ateismo è meglio della “fede”. Insomma, Dio è in minoranza nel grande pantheon degli dèi che il nostro cuore infermo, fucina di idoli, continuamente crea. Sì, Dio è solo, là fuori porta, inchiodato a una croce. Beato chi non si sarà scandalizzato di lui!

Futuro dell’ateismo
Che l’ateismo abbia o meno un futuro dipende in parte dalla chiesa, e precisamente dalla qualità della sua testimonianza. Se questa sarà scadente, l’ateismo ne sarà rafforzato. L’incredulità del mondo rispecchia l’incredulità della chiesa. Se la chiesa crede poco (ricordiamo quante volte Gesù chiama i discepoli “gente di poca fede”, Matteo 8,26; 6,30; 16,8) o male, il mondo si sentirà autorizzato a non credere per niente.
La croce di Cristo è il cuore della fede cristiana, e questa croce, come sappiamo, è “scandalo per i Giudei [cioè per i religiosi] e pazzia per i Greci [cioè per i laici]” (1 Corinzi 1,23). Cristo con la sua croce resta perciò “segno di contraddizione” (Luca 2,34) per tutti e per sempre. In queste condizioni è difficile che l’ateismo non abbia futuro. Chi non ricorda la domanda inquietante di gesù: “Ma quando il Figlio dell’uomo tornerà, troverà egli la fede sulla terra?” (Luca 18,8).

Che fare?
Non c’è altro da fare che quello che faceva il Salmista: umilmente e tenacemente, con semplicità di cuore e trasparenza di vita, “annunzierò il tuo nome ai miei fratelli” (Salmo 22, 22). Sappiamo quanto del nome di Dio si sia abusato, quanto esso sia stato, anche per colpa nostra, compromesso. Ma come ha scritto Martin Buber in una splendida pagina del suo Eclissi di Dio: “Non possiamo lavare di tutte le macchie la parola “Dio”, e nemmeno lasciarla integra; possiamo però sollevarla da terra e, macchiata e lacera com’è, innalzarla sopra un’ora di grande dolore”. (Paolo Ricca, professore emerito della Facoltà valdese di teologia di Roma)

http://www.voceevangelica.ch/index.cfm?method=articoli.main&id=8029&print

RISPOSTA A LUCA SCHIANO CHE AMMIRA IL MONDO ISLAMICO

RISPOSTA A LUCA SCHIANO CHE AMMIRA IL MONDO ISLAMICO

Egregi Responsabili, in qualità di credente non posso fare a meno di notare
come l'uso della bestemmia sia molto diffuso in Italia (tale parole sono
usate anche dai bambini...) e sopratutto a Roma che è sede del Papato:
evidentemente 20 secoli di cristianesimo non hanno cambiato alla radice il
malcostume italico che vanta oggi circa 10 milioni di atei dichiarati:
d'altronde quando i cattolici stessi dicono che la Chiesa e lo Stato devono
essere separati non minano alla radice la volontà stessa di "evangelizzare"
la cosa pubblica? ( a mio avviso tale adagio -*date a Cesare ciò che è di
Cesare*..etc- è *completamente* *falso* e controproducente perchè fa
sembrare che Dio Onnipotente rinuncerebbe *de facto e de jure *ad una parte
di sovranità sul Cosmo che tutto gli appartiene ). Dal punto di vista mio
personale le dottrine islamiche su questo punto (l'integrazione tra società
religiosa e politica) producono una società migliore in quanto le
statistiche ci insegnano che l'ateismo nei paesi maomettani e pressoché
inesistente. Grazie in anticipo per l'eventuale contributo di idee e di
riflessioni che mi vorrete comunicare.


--
Luca Schiano
================================================================================================

CENTRO ANTI-BLASFEMIA

RISPOSTA A LUCA SCHIANO

Noi del centro anti-blasfemia studiamo tutte le religioni.

La religione islamica in realtà non è quello che sembra.

Per comprendere il mondo musulmano bisogna andare in un paese arabo e viverci qualche mese,

come hanno fatto cinque associati del centro anti-blasfemia.

Nei paesi musulmani non si rispetta il Corano, ci sono tutti i tipi di peccato, dai bordelli ai club gay e lesbo clandestini.

Esiste la droga e l'alcolismo, vengono rapite persone e perfino bambini per il traffico d'organi.

Sono ammessi i films porno, e le spiagge nudiste.

Sono presenti tutti i culti anche se alcuni clandestini ed esistono gli atei.

Perfino in Iraq esiste una setta di Lucifero, satanisti, dove si immolano bambini a Lucifero, buttandoli dentro un pozzo profondo.

In Iraq esiste la setta gnostica antica dei Mandei, in Libano c'è la setta sincretista dei Drusi e quella della fede Baha'i.

Fa notizia in occidente la persecuzione contro i critiani in Iran o Algeria, ma sono forme di terrorismo anti-occidentale.

Nelle famigli musulmane c'è l'inferno; poligamia, policoncubbinaggio, ripudio facile, matrimoni incestuosi perfino tra zio e nipote.

Esiste anche l'infanticidio, presso i contadini poveri, le bambine spesso vengono uccise dopo il parto.

Povere bambine, tramite il matrimonio conbinato vengono date in spose a vecchi anche di 100 anni, quindi pedofilia legale,

bambine anche di 5 anni sono costrette a rapporti intimi con il marito centenario.

I bambini se la passano pure male, vengono costretti a fare i kamikaze e morire negli attentati.

La speranza futura nella religione islamica è il paradiso, dove il devoto islamico, o il kamikaze,

vivranno tra palme, ristori, frutti, delizie, facendo sesso con le mogli urì, le fanciulle dall'imene che ricresce,

dopo il rapporto, per essere così sempre vergini per l'atto intimo, ogni devoto può avere anche migliaia di urì,

a secondo dei meriti, è questa utopia orgiastica che spinge i musulmani a immolarsi come kamikaze !

Ci sono altre cose cattive, ma occorrerebbero libri interi a descrivere tutto il male del mondo musulmano.

=========================================================================

LA RELIGIONE CRISTIANA SI BASA SULLA LIBERA SCELTA

Gesù se voleva avrebbe convertito tutti gli ebrei, in un solo colpo con un segno portentoso dal cielo,

invece Gesù ha scelto la strada opposta, morendo in croce, Gesù vuole che diventiamo Santi,

non si diventa Santi in una religione forzata, solo il libero pensiero, e la libera scelta portano alla Santità.

Comunque in Israele, al tempo di Gesù la religione e la legge coincidevano,

tranne l'occupazione romana che padroneggiava su tutto.

Le cose cambiano con il diffondersi del cristiansimo nei pagani, dove per qualche secolo,

il potere temporale è diviso da quello religioso.

Ma ecco che dopo l'imperatore Costantino, a poco a poco si forma un regno TEOCRATICO.

Lo stato Vaticano in quasi 2000 anni di storia ha dimostrato che non si possono conciliare i due poteri.

L'inferno è stato lo stato Vaticano, in nome d Cristo i Papi hanno ordinato crociate, inquisizioni,

guerre fratricide in Italia, e tante ingiustizie, nello stato Vaticano la prostituzione ed i bordelli erano

legali, con tanto di albo e tasse in nome di Cristo!

Quanta ipocrisia regnava nello stato Vaticano, vedi Papi, cardinali, vescovi, richissimi e pieni di lussuria,

perfino mecenati, e tanti poveri nel popolo, che prfino dovevano pagare le tasse.

Ma la cosa peggiore è che la Parola di Dio , veniva occultata, infatti se qualcuno possedeva la S.Bibbia

veniva messo al rogo, quindi l'Evangelo non poteva essere proclamato, tranne qualche rigo durante la S.Messa.

Dobbiamo ringraziare Martin Lutero se oggi siamo liberi di possedere Bibbie e Vangeli e possiamo parlarne.

Se Gesù ha voluto separare i due poteri, quello di Cesare e quello di Dio , sapeva ciò che faceva.

Noi siamo con Gesù, e obbediamo ai suoi insegnamenti.

Lei Luca faccia come vuole è libero i scegliere, di salvarsi o dannarsi.

http://groups.google.com/group/centro-anti-blasfemia?hl=it

I SINCRETISTI CATTO-INDU'

CENTRO ANTI-BLASFEMIA
Poco fa abbiamo discusso con dei cattolici e dei sacerdoti,
risulta che molti cattolici per amore dello Yoga diventano
sincretisti catto-indù.
Questi falsi cattolici dovrebbero andarsi a studiare come è stata fondata la chiesa
cristiana in India, con il sangue, ecco che i primi cristiani indù
piuttosto che tornare indù o mischiare induismo e cristianesimo
si facevano uccidere imitando i S.Discepoli. La leggenda vuole
che sia stato S.Tommaso ad evangelizzare l'India dove sarebbe
morto martire, leggenda è descritta molto bene negli Atti apocrifi
di San Tommaso. Noi siamo in contatto con le chiese cristiane
in India sia cattoliche che ortodosse e protestanti.
Questi cristiani nemmeno vorrebbero incontrare gli indiani
di religione indù.Infatti ecco cosa credono gli indù ;mucche sacre,
prostituzione sacra, riti sessuali sacri,caste, reincarnazione,
perfino vedove al rogo.
La religione indù è pornografia sacra, basta andare nei loro templi indù,
le pareti tappezzate di sculture o pitture che raffigurano i loro idoli
mentre fanno sesso in tutti modi, orale, anale, in gruppo e con
le bestie, a parte il fatto che molti idoli sono raffigurati da animali:
elefanti, serpenti,scimmie ed altro, poi c'è il famoso idolo
fallico il Lingam, l'organo sessuale maschile e anche la Yonì,
organo sessuale femminile, che vengono adorati e ornati con fiori,
poi nei templi ci sono le veda-vasi cioè le prostitute sacre,
che si concedono ai fedeli.In alcuni templi dedicati alla
terribile dea Kalì, si fanno sacrifici animali, un vero macello,
e spesso si sacrificano anche vittime umane, la dea è
raffigurata con molte braccia, e ingiottisce pezzi di carne
umana,braccia, gambe,bambini interi.Questa è la religione
indù, se non credete documentatevi, andate in India !

Si la chiesa cattolica ha aperture sincretiste, però questo
succede dopo il Papa polacco perché il fumo
di Satana è entrato nella chiesa, cioè la massoneria
ecclesiastica,documentatevi !
Ecco noi centro anti-blasfemia, questo facciamo
lottiamo contro le eresie e gli eretici e falsi cristiani come
i catto-indù.


Attualmente in India è in corso una ingiusta e violenta
persecuzione verso i cristiani, non solo stanno facendo films
contro Gesù, ma vengono uccisi molti cristiani,oggi siamo preoccupati
per delle studentesse cristiane rapite, ancora non ci sono notizie.
Comunque non si può mischiare Gesù e Belial,cioè Satana
e quindi falsi idoli. Ecco un brano che potrà aprire gli occhi ai catto-indù.

SECONDA LETTERA AI CORINTI : 6,15-18


[14]Non lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli.
Quale rapporto infatti ci può essere tra la giustizia e l'iniquità, o quale unione tra la luce e le tenebre?
[15]Quale intesa tra Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele e un infedele?
[16]Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto:



Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò

e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo.

[17]Perciò uscite di mezzo a loro

e riparatevi, dice il Signore,

non toccate nulla d'impuro.

E io vi accoglierò,

[18]e sarò per voi come un padre,

e voi mi sarete come figli e figlie,

dice il Signore onnipotente.

http://groups.google.com/group/centro-anti-blasfemia/web/i-sincretisti-catto-indu?hl=it

IL VANGELO ILLUMINISTA

2008-11-15 REDAZIONE


Michele Turrisi scrive:

Caro Direttore,
ammetto d'aver esitato alquanto a inviarle queste brevi e un po' "scontate" (ma solo in teoria, purtroppo!) riflessioni sull'essenza del cristianesimo, le quali però traggono spunto da un classico della miscredenza. Possono esse giovare alla "meditazione" dei credenti (che in quanto tali non sono - nonostante certi luoghi comuni - necessariamente ingenui rispetto alle numerose ombre nella storia concreta della fede cristiana) e quindi trovare ospitalità sul suo sito? A lei l'ardua sentenza!
Con stima
Michele Turrisi
_________

Risponde il direttore:

Caro Turrisi,
ecco la mia sentenza:le pubblico il pezzo, non perché io non sono un seguace di Calvino, ma perché l'intero apparato della sola fide, sola gratia ecc... non si regge biblicamente in piedi. E' solo una parte della verità. Nel NT non c'è solo Paolo, c'è pure Giacomo; non c'è solo Antiochia, c'è pure e prima di tutto Gerusalemme. Come ci disse una volta Kristen Stendhal ad una lezione magistrale a Yale, "l'errore dei riformati è leggere Paolo fuori contesto".

Salvatore Loria
_________________



Il Vangelo secondo l'Illuminista


di Michele Turrisi

Amsterdam 1765: l'editore Varberg appronta una nuova edizione del Dictionnaire philosophique portatif di Voltaire che presenta nuovi articoli. Tra questi, uno basato su di una tanto provocatoria quanto avvincente visione intitolato "Dogmi", dove il grande illuminista francese svolge - con la sua tipica graffiante ironia - incisive considerazioni a proposito del criterio in base al quale ogni essere umano sarà giudicato quando comparirà davanti al Tribunale Divino alla fine dei tempi.

La scena del giudizio universale viene descritta profeticamente da Gesù in persona; a darcene conto è solo san Matteo (si raccomanda di ri-leggere il passo evangelico in questione: Matteo, cap. 25, vv. 31-46 - http://www.laparola.net/testo.php).

Nel gran giorno del Giudizio gli uomini di tutti i tempi saranno divisi in due classi (i benedetti e i maledetti) e il loro destino eterno sarà deciso non sulla base di ciò che avranno creduto ma unicamente sulla base di ciò che avranno fatto di bene all'umanità, secondo la regola d'oro "Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro" (Matteo 7,12). Del resto, secondo la Bibbia, "questa è la religione che Dio Padre considera pura e genuina: prendersi cura degli orfani e delle vedove che sono nella sofferenza, e non lasciarsi sporcare dal mondo" (Giacomo 1,27). Ma cos'è che rende immondo il mondo? Or le cose che "sporcano" il mondo e caratterizzano i discepoli del male sono manifeste, e sono: odio, violenza, iniquità, pregiudizi, intolleranza (cfr. Galati 5,19-21). Chi conduce una vita egoista, nel giorno del Giudizio si ritroverà alla "sinistra" (metaforicamente il posto degli empi, sui quali piomba la condanna) del Giudice supremo. Lo spirito del bene invece produce: "amore, gioia, pace, comprensione, cordialità, bontà, fedeltà, mansuetudine, dominio di sé" (Galati 5,22-23). Chi coltiva tali cose si ritroverà alla "destra" del Re di gloria, tra i giusti e "benedetti".

La Bibbia dice ancora: "Aiutatevi a portare i pesi gli uni degli altri, e così ubbidirete alla legge di Cristo" (Galati 6,2). Anche per Voltaire in fondo "il Cristianesimo non insegna che la semplicità, l'umanità, la carità; pretendere di tradurlo in metafisica significa farne una fonte d'errori" (Lettere filosofiche). Verrà mai il giorno in cui tutti i credenti vedranno come priorità assoluta l'osservanza di questa salutare legge almeno (ma sarebbe tantissimo!) tra di loro?

Nel brano che segue il principe dell'illuminismo manifesta tutta la sua (senz'altro giustificata) idiosincrasia verso ogni dogmatismo e fanatismo religioso, picconando indifferentemente cattolici, protestanti e sacerdoti di tutte le specie. La vera religione? Fatti, non parole! E fatti di pace, tolleranza, solidarietà.





Il 18 febbraio dell'anno 1763 dell'era volgare ... fui trasportato in cielo, come sanno tutti i miei amici. ... Confesso candidamente di non sapere come avvenne il mio viaggio.

Si può ben credere che fui sbalordito; ma ciò cui non si crederà è che vidi giudicare tutti i morti. E chi erano i giudici? Erano, non vi dispiaccia, tutti coloro che hanno fatto del bene agli uomini ... tutti i grandi uomini che, avendo insegnato e praticato le virtù che Dio esige, sembravano i soli ad avere il diritto di pronunciare le sue sentenze.

Non dirò su quali troni erano seduti, né quanti milioni di creature celesti erano prosternate dinanzi al creatore di tutti i globi... Renderò conto qui solo di alcuni piccoli dettagli assai interessanti che mi colpirono.

Notai che ogni morto che perorava la sua causa, e che ostentava i suoi buoni sentimenti, aveva accanto a sé tutti i testimoni delle sue azioni. Per esempio, quando il cardinale di Lorena si vantò d'aver fatto adottare alcune delle sue opinioni dal concilio di Trento e, a ricompensa della sua ortodossia, domandava la vita eterna, subito comparvero attorno a lui venti cortigiane o dame di corte, che recavano tutte sulla fronte il numero dei loro appuntamenti con il cardinale. Si vedevano quelli che avevano gettato con lui le basi della Lega; tutti i complici dei suoi perversi progetti venivano a circondarlo.

Di fronte al cardinale di Lorena era Calvino, che si vantava nel suo rozzo dialetto di aver preso a calci l'idolo papale, dopo che altri l'avevano abbattuto. "Ho scritto contro la pittura e la scultura", diceva; "ho reso evidente che le opere buone non servono proprio a niente, e ho provato che è diabolico danzare il minuetto: cacciate subito di qui il cardinale di Lorena, e mettete me al fianco di san Paolo".

Mentre parlava, apparve accanto a lui un rogo fiammeggiante; uno spettro spaventoso, che portava al collo una gorgiera spagnola mezza bruciata, usciva dal cuore delle fiamme con orribili grida: "Mostro", esclamava, "mostro esecrabile, trema! riconosci quel Serveto (1) che hai fatto perire col più atroce dei supplizi, perché aveva disputato contro di te sul modo in cui tre persone possono fare una sola sostanza". Allora tutti i giudici ordinarono che il cardinale di Lorena fosse precipitato nell'abisso, ma che a Calvino toccasse una punizione ancor più rigida.

(...) Il gesuita Le Tellier (2) comparve fieramente, con la bolla "Unigenitus" in mano. Ma attorno a lui spuntarono all'improvviso un mucchio di duemila mandati d'arresto. Un giansenista vi appiccò il fuoco: Le Tellier fu arso fino alle ossa; e il giansenista, che non aveva complottato meno del gesuita, ebbe la sua parte di scottatura.

Vedevo arrivare a destra e a sinistra truppe di fachiri, di talapoini, di bonzi, di monaci bianchi, neri e grigi, i quali avevano tutti immaginato che per fare la corte all'Essere supremo fosse necessario cantare, o frustarsi, o camminare tutti nudi. Udii una voce terribile che domandò loro: "Che bene avete fatto voi agli uomini?". A quella voce seguì un cupo silenzio; nessuno osò rispondere, e furono tutti condotti alle Petites Maisons (3) dell'universo: è uno dei più grandi edifici che si possa immaginare.

Uno gridava: "Bisogna credere alle metamorfosi di Xaca"; un altro: "No, a quelle di Sammonocodom". "Bacco fermò il sole e la luna", diceva questo. "Gli dèi risuscitarono Pelope", diceva quello. "Ecco la bolla In coena Domini", diceva un nuovo venuto; e l'usciere dei giudici urlava: "Alle Petites-Maisons, alle Petites-Maisons!".

Quando si pose termine a tutti questi processi, udii allora promulgare questa sentenza: "IN NOME DELL'ETERNO CREATORE, CONSERVATORE, REMUNERATORE, VENDICATORE, PERDONATORE, ecc., sia noto a tutti gli abitanti dei centomila milioni di miliardi di mondi che ci siamo compiaciuti di formare, che non giudicheremo mai nessuno dei detti abitanti sulla base delle sue vacillanti idee, bensì unicamente sulla base delle sue azioni; poiché questa è la nostra giustizia".

Confesso che per la prima volta sentii un tale editto: tutti quelli che avevo letto sul granello di sabbia in cui sono nato finivano con queste parole: "Poiché questo è il nostro piacere (4)".



(da Voltaire, Dizionario filosofico, trad. it. Newton Compton, Roma 1991, voce "Dogmi", pp. 125-127)





NOTE

(1) Michele Serveto (1511-1553), medico e riformatore religioso spagnolo. Antitrinitario (De trinitatis erroribus, 1531), fu perseguitato da cattolici e protestanti e, accusato di eresia da Calvino, fu arso sul rogo a Ginevra. Come medico, si deve a lui la scoperta della circolazione polmonare del sangue.

(2) Michel Le Tellier (1643-1718), gesuita e confessore di Luigi XIV, uno dei maggiori responsabili della persecuzione dei giansenisti.

(3) Così un tempo si chiamava il manicomio di Parigi.

(4) "Car tel est notre plaisir" era in Francia la formula conclusiva dei regi decreti.





http://www.icn-news.com/?do=news&id=5130

Padre Michele Piccirillo, una vita dedicata a seguire le tracce dei primi cristiani

ARCHEOLOGIA/ Padre Michele Piccirillo, una vita dedicata a seguire le tracce dei primi cristiani
Giuseppe Cafulli
sabato 15 novembre 2008


Padre Michele Piccirillo, morto il 26 ottobre scorso all'età di 64 anni, aveva un desiderio: riposare al Monte Nebo, in Giordania, dove aveva lavorato per tanti anni, mettendo in pratica ogni giorno il suo mestiere di archeologo e la sua vocazione di frate minore della Custodia di Terra Santa, che lo ha condotto a farsi esploratore dei segni della Rivelazione nelle pietre calpestate dai profeti e dal Figlio di Dio in persona. Padre Piccirillo desiderava essere sepolto accanto al Memoriale di Mosé che, in oltre trent’anni di lavoro, aveva scavato pietra per pietra, portando alla luce gli antichi e preziosi mosaici. E così è stato.

L'ultimo saluto i confratelli, gli amici arrivati da ogni dove, le autorità civili, glielo hanno dato sabato primo novembre. La giornata era iniziata nella capitale giordana Amman, nella chiesa affollata della Vergine Maria a Sweifeh. Qualche giorno prima, a Roma – il 29 ottobre esattamente - presso la basilica di Sant’Antonio, era stato celebrato un primo funerale. Al Nebo, luogo della sepoltura, si è celebrato il rito dell’ultimo addio con la gente che lo aveva amato e che aveva condiviso assieme a lui la straordinaria avventura della ricerca archeologica in molti luoghi del Medio Oriente. Una cerimonia semplice e sobria, presieduta dal patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal, insieme al Custode di Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa, sotto la grande croce di ferro del Giubileo del 2000 di fronte alla chiesa bizantina che finalmente - grazie agli sforzi di padre Michele – avrà tra non molto un tetto dignitoso per proteggere i preziosi mosaici.

Ora che padre Michele Piccirillo riposa sotto un albero frondoso nella pace del Nebo, di lui resta la mole enorme di scritti (era un instancabile divulgatore) e il lavoro realizzato. Un patrimonio che chiede di essere valorizzato e un’opera che serve ora proseguire. Ma soprattutto di lui deve restare la passione per le pietre vive, per la presenza cristiana in Terra Santa. Amava spesso ripetere agli amici il senso del suo impegno: trovare le tracce del passato significava rafforzare la fede nel presente. Nella Palestina tanto provata da dolori e sofferenze, l’archeologia diventava insomma anche il modo per aiutare le comunità cristiane a perseverare, proprio nel nome della fede tramandata dai Padri.

Padre Michele Piccirillo era nato a Casanova di Carinola (Caserta) il 18 novembre 1944. Docente di storia e geografia biblica presso lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, si era laureato in archeologia a Roma. Tra le sue opere ricordiamo Vangelo e Archeologia. Tracce cristiane in Palestina, Milano 1998; (con E. Alliata), Mount Nebo. New Archaeological Excavations 1967-1997, Jerusalem 1998; Il Viaggio del Giubileo. Alle radici della fede e della Chiesa, Edizioni Custodia di Terra Santa, Jerusalem 2000; The Mosaics of Jordan, in B. MacDonald-R. Adams-P. Bienkowski (eds), The Archaeology of Jordan, Sheffield 2001, pp. 671-676; Io Notatio Nicola De Martoni. Il pellegrinaggio ai Luoghi Santi da Carinola a Gerusalemme 1394-1395, (SBF Collectio Maior 42), Jerusalem 2003. Pochi mesi va aveva pubblicato La nuova Gerusalemme. Artigianato palestinese al servizio dei Luoghi Santi (Edizioni Terra Santa/Velar) e La Palestina cristiana (Edb, Bologna).

Tra le testimonianze più autorevoli del suo lavoro di studioso, ricordiamo le parole che il Presidente della Repubblica Carlo A. Ciampi gli scrisse il 19 febbraio 2001, all’indomani di una visita al Monte Nebo: «La ringrazio per averci ricevuto alla Missione Francescana del Monte Nebo e di averci guidato nella visita al Memoriale di Mosè, alla chiesa e alla Missione Archeologica. Nessuno di noi ha potuto sottrarsi alla suggestione della memoria biblica e del messaggio contemporaneo di pace e di speranza che ci trasmette, oggi più necessario che mai. A settant'anni dall'inizio degli scavi sul Monte Nebo, la Missione archeologica francescana ha ridato vita ad una pagina della Storia Sacra che è alle origini della civiltà cristiana. Visitare il Monte Nebo è guardare a radici che conoscevamo ma credevamo invisibili e sepolte. La riscoperta del sito che si protende verso la valle del Giordano e il Mar Morto, di fronte a Gerico e a Gerusalemme, ha un significato profondo per chiunque. Credente o no. Vi convergono le tradizioni delle tre grandi fedi monoteiste, a testimonianza di un retaggio comune che ci deve spingere al rispetto reciproco e alla comprensione».

L’amore per la Terra Santa, per le «pietre vive», ha spinto padre Michele a farsi sempre ambasciatore di pace e dialogo tra le genti e le culture. Un impegno che considerava importante tanto quanto la ricerca scientifica. «Fu uomo di dialogo con i musulmani e con gli archeologi ebrei che conosceva e con i quali discuteva spesso – ha ricordato padre Frederic Manns, direttore emerito dello Studium Biblicum di Gerusalemme, nell’omelia al funerale di Roma - la vocazione di Gerusalemme è di fare di due popoli un solo popolo di figli di Dio. Essere figlio di Dio significa rispettare l’altro, la sua cultura, le sue tradizioni. Padre Michele, da esperto archeologo, criticava spesso la falsa archeologia che cerca solo scoop televisivi. Ogni anno – scriveva - siamo di fronte a qualche falso ritrovamento importante. Ma sono solo cose commerciali senza fondamento scientifico. Oggi i luoghi della predicazione di Gesù sono teatro di guerra, incomprensione, ostilità, chiusura. Luoghi sacri alle tre religioni monoteiste unite e al tempo stesso divise da quel lembo di terra così arido e così spirituale. In questo contesto padre Michele ha voluto seminare la pace di Cristo».


http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=8740

Se Oxford cancella il Natale...

/11/2008

Se Oxford cancella il Natale...




La città inglese famosa per la sua Università ha sostituito con la "Festa della luce invernale" le celebrazioni natalizie. Contrari tutti gli esponenti religiosi.


Il consiglio comunale di Oxford ha ufficialmente cancellato la parola Natale, “Christmas” da tutti gli eventi del 25 dicembre e dei giorni successivi per sostituirla con una nuova definizione, quella di “Winter Light Festival” , la Festività della Luce Invernale. Una associazione di beneficenza locale, la Oxford Inspires, sarebbe la principale ispiratrice della decisione. Tei Williams, portavoce dell'organizzazione, ci tiene a ricordare che questa “Winter Light Festival” è ben di più del Natale: due mesi di festa nei quali rientrano eventi, incontri, spettacoli, concerti... tutto quanto fa spettacolo (e possibilmente, fa vendere). "In questo contesto ci saranno anche celebrazioni del Natale, come i cori di canzoni natalizie". Il vicesindaco di Oxford, Ed Turner, approva l'idea: "Faremo lo stesso un grande albero di Natale nella piazza principale della città", dice. "Ma lo chiameremo in modo diverso". "Mancherà qualcosa alle luminarie di Natale a Oxford, quest'anno: qualsiasi riferimento al Natale". Il Daily Mail sintetizza, così, nell'attacco dell'articolo, la novità 'politically correct' decisa dall'amministrazione comunale della cittadina inglese famosa in tutto il mondo per la sua Università. La Chiesa Anglicana è scandalizzata, e altrettanto critiche le confessioni cristiane di Oxford: ma contrari all'iniziativa anche i rappresentanti di altre religioni. Anche se la decisione degli amministratori era motivata dall'intenzione di non offendere la comunità islamica locale, per Sabir Hussain Mirza, presidente del Consiglio Musulmano di Oxford, "il Natale è la data del calendario attesa da tutti. Non solo i cristiani, ma anche i fedeli islamici e quelli di altre confessioni lo aspettano con trepidazione. Il Natale è una festa speciale e non può essere cancellato con un tratto di penna. Il Natale fa parte dell'essere britannici". Fra l’altro i musulmani conoscono il Natale, “Aid al Ualid”, anche se non lo festeggiano come altre feste islamiche, perché considerano gesù, Issa, uno dei profeti. Dello stesso parere il rabbino Eli Bracknell, direttore del Jewish Educational Centre, il centro di studi ebraici di Oxford: "E' importante mantenere un tradizionale Natale britannico. Qualsiasi iniziativa che diluisce la cultura tradizionale e la cristianità del Regno Unito non è positiva per l'identità britannica". Secondo la Santa Sede la decisione del consiglio comunale di Oxford di abolire qualsiasi riferimento al Natale è un sintomo dell'ateismo che oggi si promuove con l'indifferenza religiosa, constata un rappresentante vaticano. L'Arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha commentato la decisione della città britannica di menzionare tutti gli eventi del 25 dicembre e dei giorni successivi con il nome "Festività della luce invernale". Monsignor Ravasi, ha constatato alla "Radio Vaticana" che il desiderio di questa iniziativa di Oxford "non è tanto quello, a mio avviso, di riuscire a ristabilire un dialogo in modo tale da non avere prevaricazioni, quanto, piuttosto, quello di stingere fino al punto di estinguere qualsiasi identità propria, qualsiasi storia che sta alle spalle, e non stabilire un vero dialogo". "Il vero dialogo lo si costruisce proprio attraverso le identità; quindi, in questo caso, io ritengo che non solo si tratti di una stravaganza, ma alla fine anche di una negazione consapevole - non so fino a che punto - di una grandezza che sta alle proprie spalle, che costruisce il proprio stesso volto". "Mentre in passato, quando si combatteva la presenza dei segni religiosi, lo si faceva con delle argomentazioni, persino con il desiderio di opporre un sistema del tutto alternativo, ora, invece, tante volte, questa avanzata della negazione è una specie di onda grigia, di nebbia; si vuole introdurre proprio una componente così fluida ed inconsistente che è la caratteristica della secolarizzazione attuale", spiega il rappresentante vaticano. "Dio non viene negato, viene del tutto ignorato e l'impegno pastorale è ancora più complesso perché di fronte ad una negazione si possono apportare le argomentazioni. Di fronte invece a questa sorta di 'gioco di società' incolore, inodore, insapore, c'è, alla fine, l'impossibilità di una reazione". "Ora noi non abbiamo più l'ateismo nel senso forte, qualche volta drammatico del passato. Noi ora abbiamo l'indifferenza. Questa indifferenza stempera tutto, stinge, scolora, e alla fine, forse impedisce all'uomo anche di interrogarsi - come fanno tutte le grandi religioni - sui temi fondamentali, temi capitali che vengono invece dissolti nell'interno di un'atmosfera così inconsistente".L'Arcivescovo considera molto positivo il fatto che i musulmani si oppongano a questa iniziativa, perché significa che anch'essi sono consapevoli dei pericoli di questo tentativo di eliminare le identità. “Ancora una volta si tratta di linguaggio politicamente corretto impazzito e sono contento di sapere che i nostri amici musulmani e ebrei la pensano allo stesso modo”. Così mons. Crispian Hollis, vescovo responsabile della diocesi di Portsmouth, alla quale appartiene il lato meridionale di Oxford, ha commentato la decisione della nota città universitaria di bandire la parola Natale e chiamare le prossime festività “Festival invernale della luce”. “La decisione offende la comunità cristiana della città, non fa nulla per promuovere l’armonia razziale e, nel nome dell’inclusività, esclude le tradizioni di una significativa parte della popolazione della città. Deploro questa decisione e spero che il comune ci ripensi”, ha detto ancora il vescovo.


http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=196&ID_articolo=168&ID_sezione=396&sezione=

Da Oxford agli autobus, l'illusione di essere felici eliminando Dio

Da Oxford agli autobus, l'illusione di essere felici eliminando Dio
Pigi Colognesi
venerdì 7 novembre 2008


Due notizie provenienti dall’Inghilterra danno da pensare. La prima è che la municipalità di Oxford, la cittadella accademica più celebre del mondo, ha deciso di non chiamare più il Natale col suo nome, ma con quello più neutro di Festività Invernale della Luce. Con questa denominazione un po’ ridicola si vorrebbe evitare di urtare la suscettibilità di tutti quelli per cui andare in vacanza perché si festeggia la nascita di Gesù Cristo risulta fastidioso. Ed è singolare che coloro che più si sono lamentati di questa decisione siano i capi delle comunità ebraica e musulmana di Oxford; a loro risulta evidente che cancellare il Natale significa eliminare un pezzo dell’identità britannica, da loro stessi vissuta. Ma passiamo alla seconda notizia.



Sui bus e nelle metropolitane di Londra è comparsa nelle scorse settimane la seguente scritta pubblicitaria: «Probabilmente Dio non esiste. Dunque smettete di preoccuparvi e godetevi la vita».



L’iniziativa è partita da un blog del giornale progressista Guardian e, dicono gli organizzatori, ha avuto un successo clamoroso: si dovevano raccogliere cinquemila sterline per una piccola campagna pubblicitaria e ne sono arrivate oltre centodiciassettemila. Scopo del messaggio è quello di «rassicurare» chi si sente minacciato dal ritorno del fervore religioso. È chiaro, infatti, cosa i sostenitori dell’iniziativa (tra loro figura Richard Dawkins, diventato celebre per un libro sulle «ragioni per non credere») intendano per Dio: un nemico della vita. Coi suoi precetti e divieti, con la minaccia della punizione eterna, con le sue regole soffocanti questo simulacro di Dio appare evidentemente un ostacolo per la realizzazione dell’uomo. E quindi la constatazione che «probabilmente» non esiste fa tirare il fiato.



Ma siamo così sicuri che, senza Dio, noi possiamo «goderci la vita»? Come dovremmo fare?



Occorrono un sacco di condizioni di non facile raggiungimento (e questo lo slogan ateistico tende a nasconderlo): bisogna avere la salute e un lavoro soddisfacente, disporre di un minimo di agiatezza economica, essere capaci di instaurare rapporti interpersonali ed affettivi appaganti. E poi è necessario che la situazione intorno a sé consenta di godersela, la vita. Se sei seduto sul bus (magari quello con la scritta ateistica sulla fiancata) e ti schiacciano un piede, tutto il tuo godimento se ne va.



E non basta. Siamo sicuri che uno possa tranquillamente godersi la vita quando legge quello che legge sui giornali? Le migliaia che fuggono dai loro villaggi in Congo o quelli che perdono il posto di lavoro perché la banca fallisce; i cristiani ammazzati in India e la bambina lapidata in Somalia.



Ci vorrebbe un po’ di giustizia perché questa vita sia davvero godibile. Ma anche guardando più da vicino: come farei a «non preoccuparmi» se una persona che mi è cara soffre, è scontenta, magari un pochino depressa?



Insomma «godersi la vita» è un affare complicato. Ma, soprattutto, cos’è questa vita che dovrei godermi? È la somma di salute, affetti, lavoro, soldi, circostanze più o meno favorevoli? È il susseguirsi di raggiungimenti parziali e sempre effimeri? Non c’è, invece, in ognuno l’urgenza di trovare qualcosa che dia consistenza e durata a tutti quei fattori? Non vive ognuno lo struggente bisogno di un «godimento» che non lasci fuori nulla e che sia permanente? Della felicità, insomma.



Questa esigenza non apre forse la prospettiva su un orizzonte infinito e misterioso, quello che gli uomini hanno sempre chiamato Dio? Limitare simile apertura non è un rimpicciolimento della persona, una sua riduzione a misure meschine, quelle facilmente gestibili da un potere prodigo di «godimenti»? L’uomo che è nato quel giorno di duemila anni ha detto che proprio per camminare verso la felicità ogni uomo è venuto al mondo e che la misura del suo desiderio è infinita. È per questo che gli amministratori di Oxford vogliono farci dimenticare il suo Natale?






http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=8330

Il Papa apre la Chiesa di Pietro alle donne

FEDE

Svolta storica del Sinodo. Il Papa apre la Chiesa di Pietro alle donne: "Sono anche esse ministri di Dio"
di Donatella Papi
Il Papa apre alle donne. Per esse sara' istituito un apposito ministero per la lettura della Bibbia e la diffusione della parola di Dio. E' quanto ha stabilito il dodicesimo sinodo dei vescovi che si è chiuso sabato in Vaticano, dopo tre settimane di dibattito sul tema della Parola di Dio. Un confronto serrato tra i 253 ecclesiastici provenienti da ogni angolo del pianeta, due terzi dei quali per la prima volta partecipanti a un sinodo e fotografia di una Chiesa cattolica che, pur riaffermando con forza i suoi principi di fondo nell'intento di arginare derive fondamentaliste e teologi dissidenti, cerca di adeguarsi ai tempi che cambiano, partecipare alla vita pubblica e aprire a un dialogo interreligioso a tutto campo ma a precise condizioni.

La novita' e' rappresentata dall'apertura della Chiesa di Benedetto XVI al ruolo femminile. E sono rimasta sorpresa con quanta grazia il Pontefice abbia raccolto la sollecitazione storica a riconsiderare il ruolo della donna nella trasmissione della fede e dei misteri, colmando un vuoto di secoli.

Il Papa e i suoi vescovi lo hanno fatto scavalcando difficolta' e polemiche, dimostrando di essere guida sicura pur in questo secolo travagliato e difficile per affermare un credo forte e limpido. Mi sono chiesta che cosa potrebbe dire Dio di questa svolta e lo immagino affannato e devoto, lui, al Papa perche' "ama tanto la Chiesa".

Benedetto XVI mostra una fede nei principi fondamentali del credo universale al di sopra di tutto e questo lo rende il Papa del Secolo e sicuramente una delle personalita' di Spirito Santo piu' alte che la dottrina abbia avuto. Il suo decisionismo non e' mai segno del potere ma dell'ubbidienza alla parola di Dio, che Egli sa cogliere anche nei piu' umili e nei segnali piu' lontani.

La riconciliazione con le donne rappresenta un fatto di portata storica e che colma un lungo ritardo. Parte da quella lontana "ultima cena", come ho raccontato in altri articoli, e dal rapporto che Gesu' ebbe con tutte le donne della sua vita: dalla madre, Maria, a Miryam di Magdala, la donna amata. E' ad essa che Dio e suo figlio Gesu' avevano affidato il ruolo di "compagna della fede". E non solo perche' la donna e' una trasmettitrice di valori e del valore della vita, ma perche' cosi' si realizza anche nella Chiesa quell'unione fondamentale uomo e donna che e' al centro di tutto il Creato.

Qualcosa si era spezzato. Perche' alla morte di Gesu', avvenuta non solo per l'inevitabile calvario di salvezza ma per colpa degli uomini e dell' abbandono di essi, i discepoli confusi, addolorati ma anche attraversati da un grande senso di colpa per aver rinnegato il loro Maestro non vollero ascoltare quella donna che fu sempre vicina a Gesu' e attraverso l'amore della quale fu possibile salvare il corpo di Cristo e dare luogo alla resurrezione. Nella sua passione.

Ma qual e' il ruolo di questa donna? Poiche' e' certo che Gesu' istitui' il sacerdozio per i suoi discepoli e la predicazione unita alla remissione dei peccati quale compito supremo. Il ruolo della donna e' secondo me "essere accanto". Cio' che mancava nella Chiesa era la donna in quel concetto di "accanto", come lo fu nella prima Chiesa di Gesu' coi suoi discepoli.

E' pur vero che gia' da molto tempo la donna e' presente nelle messa e in alcuni offici per la lettura dei brani del vangelo e nell'adempimento di alcuni ruoli. Ma il ruolo della donna interamente nella Chiesa fa riferimento a uno svolgimento piu' profondo. Riguarda le donne e alcune donne tali da saper raccogliere e accogliere il segnale di Dio per trasmetterlo al suo compagno, l'uomo, e alla comunita'.

Era necessaria una riconciliazione anche sessuale poiche' mancava nella chiesa il segno del femminile in assenza del quale non ci puo' essere garanzia di equilibrio. Gesu' sacrifico' la sua persona e la sua realizzazione personale per il compito affidatogli da Dio Padre, ma non risparmio' il suo cuore all'amore che però consacro' nell'alto dei cieli.

La Chiesa ha bisogno delle donne, del loro amore e della loro dedizione perche' esse sono la completezza del Creato. Ma non credo possano essere sacerdoti. Non lo furono. E questo e' quello che confuse tanto Pietro, il quale dopo la morte di Gesu' visse l'intensita' dei pronunciamenti della Maddalena come una intromissione, un pericolo, una rivalita'. Invece la compagna di Gesu' avrebbe dovuto camminare insieme con essi, come lo fece con Gesu' vivo per proteggerlo, aiutarlo e allontanare da lui il male. Spettava ad essa, come fece, indicare su quale sponda attraccare la barca della fede.

Si colma dunque un esilio di secoli. Ma d'altro canto Benedetto XVI, come dimostro' Papa Giovanni Paolo II, ha gia' spiegato e dunque riconosciuto che alcune donne anticipano ai Papi la parola di Dio. Come e' stata Chiara Lubich. Come alcune sante e anche donne laiche.

Si aprono dunque le porte della Chiesa di Pietro a Colei scelta da Dio e da Gesu' di Nazareth per indicare la direzione dello Spirito Santo e il motore dell'universo.

© 2008 Copyright Comincialitalia.net

http://www.comincialitalia.net/interna.asp?id_tipologia=29&id_articolo=6815

GESU' CI CHIEDE LA VERA SOLIDARIETA' SOCIALE PER IL REGNO DEI CIELI

VANGELO SECONDO SAN MATTEO: 25, 31-46

Il giorno del giudizio
25-31"Quando il Figlio dell'uomo verrà nel suo splendore, insieme con gli angeli, si siederà sul suo trono glorioso.
32Tutti i popoli della terra saranno riuniti di fronte a lui ed egli li separerà in due gruppi, come fa il pastore quando separa le pecore dalle capre:
33metterà i giusti da una parte e i malvagi dall'altra.
34"Allora il re dirà ai giusti:
- Venite, voi che siete i benedetti dal Padre mio; entrate nel regno che è stato preparato per voi fin dalla creazione del mondo.
35Perché, io ho avuto fame e voi mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato nella vostra casa;
36ero nudo e mi avete dato i vestiti; ero malato e siete venuti a curarmi; ero in prigione e siete venuti a trovarmi.
37"E i giusti diranno:
- Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere?
38Quando ti abbiamo incontrato forestiero e ti abbiamo ospitato nella nostra casa, o nudo e ti abbiamo dato i vestiti?
39Quando ti abbiamo visto malato o in prigione e siamo venuti a trovarti?
40"Il re risponderà:
- In verità, vi dico: tutte le volte che avete fatto ciò a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, lo avete fatto a me!
41"Poi dirà ai malvagi:
- Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno che Dio ha preparato per il diavolo e per i suoi servi!
42Perché, io ho avuto fame e voi non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere;
43ero forestiero e non mi avete ospitato nella vostra casa; ero nudo e non mi avete dato i vestiti;
ero malato e in prigione e voi non siete venuti a trovarmi.
44"E anche quelli diranno:
- Quando ti abbiamo visto affamato, assetato, forestiero, nudo, malato o in prigione e non ti abbiamo aiutato?
45"Allora il re risponderà:
- In verità, vi dico: tutto quel che non avete fatto a uno di questi piccoli, non l'avete fatto a me.
46"E questi andranno nella punizione eterna mentre i giusti andranno nella vita eterna".

http://www.bibbiaedu.it/pls/bibbiaol/GestBibbia_int2.Ricerca?Libro=Matteo&Capitolo=25


http://groups.google.com/group/studio-biblico?hl=it

La celebrazione di Ognissanti

La celebrazione di Ognissanti



Già la cristianità primitiva era solita celebrare feste in onore dei Santi: i primi resoconti scritti risalgono a Tertulliano e a Gregorio di Nizza (223-395 d.C.), ma solo le pagine scritte da Sant’ Ephraem, morto nel 373 d.C., danno una sicura testimonianza della "festa celebrata in onore dei martiri della terra" il giorno 13 maggio.

La festa, dunque, nacque nel nord Europa e giunse a Roma il 13 Maggio del 609 d.C., quando Papa Bonifacio IV dedicò il Pantheon di Roma alla Vergine Maria e a tutti i martiri.

Le ragioni dello spostamento della data al primo novembre non sono certe: sembra che fin dall’ 800 d.c. Alcuino, consigliere di Carlo Magno, decise di stabilire la santissima solennità di tutti i santi in questa data e di celebrarla con una festa di tre giorni. In questo modo, la Chiesa voleva cristianizzare la festa pagana del Capo d'anno del popolo Celtico, che cadeva ai primi di novembre.

Nel tentativo di far perdere significato ai riti legati alla festa di Samhain, nell'anno 835 Papa Gregorio Magno spostò la festa di Ognissanti, dedicata a tutti i Santi del Paradiso, dal 13 Maggio al primo Novembre, come avveniva già da tempo in Francia. Lo stesso Papa Gregorio III fece costruire all'interno della Basilica Vaticana la cappella di Ognissanti. In inglese la festa di "Ognissanti" si chiama "All Hallows' Day"; la vigilia del giorno di Ognissanti, cioè il 31 ottobre, si chiama All Hallow' Eve. Queste parole si sono trasformate prima in "Hallows' Even", e da lì ad Halloween il passo è stato breve. Nonostante i tentativi della Chiesa Cristiana di eliminare i riti pagani, Halloween è rimasta una festa legata al mistero, alla magia, al mondo delle streghe e degli spiriti.

La stretta associazione con la commemorazione dei defunti, celebrata il giorno successivo, fu istituita solo nel 998 d.C.: si pensava che i morti entrassero in comunicazione coi vivi. Così, l’abate Odilone di Cluny diede disposizioni per celebrare il rito dei defunti a partire dal vespro del primo Novembre. Il giorno seguente era invece commemorato con un'Eucarestia offerta al Signore, "pro requie omnium defunctorum", un'usanza che ben presto si diffuse in tutta l'Europa cristiana e che fu ufficialmente istituzionalizzata da Papa Gregorio IV. Fu Papa Sisto IV, nel 1474, che rese obbligatoria la solennità in tutta la Chiesa d'Occidente, per celebrare la comunione tra la Chiesa gloriosa e la Chiesa ancora pellegrinante e sofferente.

Il 1 giugno 1949, la Costituzione italiana inserisce il giorno di Ognissanti tra quelli considerati "festivi, agli effetti della osservanza del completo orario festivo e del divieto di compiere determinati atti giuridici".

Come l’Italia, anche l’Austria, il Belgio, la Germania, la Spagna, la Francia, la Grecia, il Lussemburgo ed il Portogallo hanno istituito ufficialmente questa celebrazione.


http://www.intrage.it/rubriche/societaeistituzioni/santi_morti/a_ognissanti/index.shtml

HALLOWEEN DA WIKIPEDIA

HALLOWEEN DA WIKIPEDIA

Halloween (corrispondente alla vigilia della festa cristiana di Ognissanti) è il nome di una festa popolare di origine pre-cristiana, ora tipicamente statunitense e canadese, che si celebra il 31 ottobre. Tuttavia, le sue origini antichissime affondano nel più remoto passato delle tradizioni europee: viene fatta risalire a quando le popolazioni tribali usavano dividere l'anno in due parti in base alla transumanza del bestiame. Nel periodo fra ottobre e novembre, preparandosi la terra all'inverno, era necessario ricoverare il bestiame in luogo chiuso per garantirgli la sopravvivenza alla stagione fredda: è questo il periodo di Halloween.



In Europa la ricorrenza si diffuse con i Celti. Questo popolo festeggiava la fine dell'estate con Samhain, il loro capodanno. In gaelico Samhain significa infatti "fine dell'estate" (Sam, estate, e Fuin[senza fonte]). A sera tutti i focolari venivano spenti e riaccesi dal "sacro falò" curato dai druidi a Tlachtga, vicino alla reale collina Tara.

Nella dimensione circolare del tempo, caratteristica della cultura celtica, Samhain si trovava in un punto fuori dalla dimensione temporale che non apparteneva né all'anno vecchio e neppure al nuovo; in quel momento il velo che divideva dalla terra dei morti (Tir na n'Og) si assottigliava ed i vivi potevano accedervi .

I Celti non temevano i propri morti e lasciavano per loro del cibo sulla tavola in segno di accoglienza per quanti facessero visita ai vivi. Da qui l'usanza del trick-or-treating.

Oltre a non temere gli spiriti dei defunti, i Celti non credevano nei demoni quanto piuttosto nelle fate e negli elfi, entrambe creature considerate però pericolose: le prime per un supposto risentimento verso gli esseri umani; i secondi per le estreme differenze che intercorrevano appunto rispetto all'uomo. Secondo la leggenda, nella notte di Samhain questi esseri erano soliti fare scherzi anche pericolosi agli uomini e questo ha portato alla nascita e al perpetuarsi di molte altre storie terrificanti.

Si ricollega forse a questo la tradizione odierna e più recente per cui i bambini, travestiti da streghe, zombie, fantasmi e vampiri, bussano alla porta urlando con tono minaccioso: "Dolcetto o scherzetto?" ("Trick or treat" nella versione inglese). Per allontanare la sfortuna, inoltre, è necessario bussare a 13 porte diverse.

Infine,il nome "Halloween" deriva da "All Hallows Eve",che vuole dire appunto "Vigilia di tutti i santi", perciò "Vigilia della festa di tutti i santi", festa che ricorre, appunto, il 1° di novembre.



Il cristianesimo, come già la dominazione romana, tentò di incorporare le vecchie festività pagane dando loro una connotazione compatibile con il suo messaggio.

Papa Bonifacio IV istituì la festa di tutti i santi; nella festa, istituita il 13 maggio 610 e celebrata ogni anno in quello stesso giorno, venivano onorati i cristiani uccisi in nome della fede. Per oltre due secoli le due festività procedettero affiancate, sino a che papa Gregorio III (731-741) ne fece coincidere le date. Secondo altre fonti, fu invece Sant'Odilone di Cluny che nel 1048 decise di spostare la celebrazione cattolica all'inizio di novembre al fine di detronizzare il culto di Samhain. Quell'anno l'Ognissanti fu spostata dal 13 maggio al 1 novembre per dare ai cristiani l'opportunità di ricordare tutti i santi e, il giorno dopo, tutti i cristiani defunti (Commemorazione dei Defunti). Per questo nei paesi di lingua inglese la festa divenne Hallowmas, che significa "messa in onore dei santi"; la vigilia divenne All Hallows Eve, che si trasformò nel nome attuale, Halloween.

Si ebbe, inoltre, una recrudescenza di proibizionismo dal 1630 al 1640, quando la chiesa cattolica fece in modo di far sopprimere ogni festa di tipo pagano legata a questa ricorrenza.

Negli Stati Uniti le diverse tradizioni legate alla festa d'Ognissanti confluirono, fino ad arrivare alle consuete moderne celebrazioni.

Inizialmente era una festa regionale, le cui caratteristiche erano legate alle culture degli immigrati ed alla fede religiosa personale.

In epoca vittoriana furono gli strati più elevati della società ad impadronirsi della festa: era di moda, negli Stati Uniti, organizzare feste, soprattutto a scopo benefico, la notte del 31 ottobre. Era necessario eliminare i collegamenti con la morte ed amplificare i giochi e la parte scherzosa della festa.

Già nel 1910 le fabbriche statunitensi producevano tutta una serie di prodotti legati unicamente a questa festa. Prende in questo periodo la connotazione di "notte degli scherzi" o "notte del diavolo", durante la quale ci si abbandonava all'anarchia ed erano ricorrenti gli atti di vandalismo, fino al punto da ritenere opportuno l'annullamento della festività.

Con la seconda guerra mondiale si fece leva sul patriottismo americano e la festa servì a tenere alto il morale delle truppe ed il vandalismo degli scherzi di peggiore specie venne eliminato.

Terminato il conflitto mondiale i bambini si impossessarono della festa, anche grazie alle aziende, che dedicarono a loro tutta una serie di costumi, dolci e gadget trasformando la festa in un affare commerciale. Alimentarono l'affare con storie di lamette nei dolci e avvelenamenti di caramelle fatte in casa, inducendo gli americani a volgersi verso dolci preconfezionati.[senza fonte]

Nella nota serie I Simpson, molte puntate sono dedicate ad Halloween, sotto il nome (in italiano) di La paura fa novanta.



È usanza ad Halloween intagliare zucche con volti minacciosi e porvi una candela accesa all'interno.

Questa usanza nasce dall'idea che i defunti vaghino per la terra con dei fuochi in mano e cerchino di portare via con sé i vivi (in realtà questi fuochi sono i fuochi fatui, causati dalla materia in decomposizione sulle sponde delle paludi); è bene quindi che i vivi si muniscano di una faccia orripilante con un lume dentro per ingannare i morti. Questa usanza fa riferimento anche alle streghe, che nei tempi più remoti venivano bruciate sui roghi o impiccate; infatti, oggi si pensa che queste vaghino nell'oscurità della notte per rivendicare la loro morte (abbigliate in maniera più o meno orrenda) e ne approfittano per usare il loro potere ad Halloween, quando quest'ultimo aumenta in misura maggiore rispetto alla loro normale paranormalità. L'usanza è tipicamente statunitense, ma probabilmente deriva da tradizioni importate da immigrati europei: l'uso di zucche o, più spesso in Europa, di fantocci rappresentanti streghe e di rape vuote illuminate, è documentato anche in alcune località del Piemonte, della Campania, del Friuli (dove si chiamano Crepis o Musons), dell'Emilia-Romagna, dell'alto Lazio[senza fonte] e della Toscana, dove la zucca svuotata era nota nella cultura contadina con il nome di zozzo.[1] Anche in varie località della Sardegna la notte della Commemorazione dei Defunti si svolgono riti che hanno strette similitudini con la tipica festa di Halloween d' oltreoceano, nel paese di Pattada si incidono le zucche e all' interno viene accesa una candela, in altri paesi si svolge il rito delle "Is Animeddas" (Le Streghe), del "Su bene 'e is animas", o del “su mortu mortu”, dove i bambini travestiti bussano alle porte chiedendo doni.

La leggenda narra anche di un ragazzo, "Jack",il quale compiva solo atti malvagi,che, quando morì, divento' un fantasma vagando con una lanterna ricavata da una zucca illuminata.


Note [modifica]
^ Alessandro Fornari, Le feste dell'anno, in Cultura contadina in Toscana, vol II. L'ambiente e la vita. Firenze, Bonechi, 1989. p. 281.
http://it.wikipedia.org/wiki/Halloween

INDAGINE SU RAMTHA

Il Cattolico
... Credo nella Chiesa, una, Santa, Cattolica, Apostolica...

RAMTHA


Qualche giorno fa stavo ammirando dalla vetrina della libreria vicino casa le novità editoriali.
Da un giorno all'altro sembrava diventata una libreria di spiritualità, e tanti erano i libri nuovi.
Vi cito alcuni titoli:[...]
Io sono ramtha, Dio in te, Il mistero dell'amore, ed altri libri similari, con belle copertine a colori vivaci, prezzi bassi e tutti degli stessi autore ed editore.
Siccome sto studiando il fenomeno della new age, ho voluto approfondire chi fosse questo autore, dal nome indianeggiante, e l'editore, xchè non mi convinceva.
L'editore è specializzato in libri del gerere new age, spiritualità, esoterismo, e nella top 6 degli autori più amati al primo posto c'è proprio il nostro Ramtha.
Allora sono andato a cercare su internet chi diavolo è costui che, a me finora sconosciuto, vende così tanto ed ha fatto così tanti libri di spiritualità.
Ed ecco il responso: Ramtha nella sua autobiografia si autodefinisce "Io sono Ramtha l'Illuminato. Ero conosciuto come il Ram. Fui il primo conquistatore che questo piano abbia mai conosciuto. Conquistai tre quarti del mondo conosciuto. La mia marcia durò sessantatré anni. Ascesi sul lato nord est del fiume Indo di fronte a tutta la mia armata di due milioni di persone. Ora la mia gente costituisce la popolazione dell'India, del Tibet, del Nepal fino a quella che è chiamata Mongolia del Sud. La mia gente è costituita da lemuriani, da ioni - che più tardi avrebbero popolato la Macedonia - e da ciò che chiamiamo le tribù dell'Atlatia. Il mio sangue è in tutti loro.
Io sono il Ram, sono ciò che è chiamato il Dio. Fui il primo Dio mai conosciuto. Fui il primo uomo che sia mai asceso, nato da ventre di donna e da uomo su un piano di consapevolezza, e ascesi non grazie all'insegnamento di un essere umano, ma alla comprensione innata dello scopo della vita in ogni cosa. La mia ascensione avvenne 35.000 anni fa secondo il vostro calcolo del tempo. Che cosa significa ascensione? Significa portare tutto quello che io sono nell'eternità, come il vento. Se avessi dato ascolto ad un essere umano, sarei morto in quella vita. Tutti qui muoiono, perché pensano che moriranno, e tutti qui vivono seguendo le opinioni di qualcun altro. È una follia! Io ho imparato ad amare me stesso appagandomi con qualcosa di grande e di maestoso. Qualunque cosa l'essere umano contempli in se stesso lo diverrà, perché egli è il Dio che si cela dietro la maschera della propria umanità."
Dei propri insegnamenti dice che "Il messaggio che vi porto è questo: che se siete Dio - e lo siete davvero, quantomeno a livello filosofico - allora ciò dovrebbe spingervi a farne esperienza nel modo che più si avvicini a quel principio"
"Non è una nuova religione o pura filosofia, bensì la verità dell'esperienza.
La forma in cui gli insegnamenti di Ramtha vengono trasmessi è intrinseca nel messaggio stesso. Gli insegnamenti non sono una semplice dissertazione intellettuale su temi specifici o una pura analisi intellettuale di essi, e non sono nemmeno una forma di verità rivelata che richieda la cieca osservanza della fede. Gli insegnamenti di Ramtha non sono una nuova religione, né le basi di una nuova chiesa. I suoi insegnamenti sono un sistema di pensiero che contiene nel suo approccio alla realtà gli elementi e gli strumenti che permettono all'individuo di misurarsi con la filosofia di Ramtha e di verificarne e sperimentarne i contenuti in prima persona. In altre parole, questa particolare caratteristica degli insegnamenti permette che si faccia esperienza di quella filosofia, ossia dei concetti della realtà, trasformandola in saggezza sulla natura della realtà."
Come si struttura l'apprendimento?
Ve lo spiego subito; si inizia con il vedere "n° 5 videocassette, (A PAGAMENTO), che la Scuola di Illuminazione di Ramtha utilizza come introduzione a Ramtha, ai suoi insegnamenti e alle discipline della manifestazione.", prerequisito fondamentale per partecipare agli Event, sorta di corsi di formazione a PAGAMENTO!
Ed ecco il problema: perchè, se io sono Dio di me stesso, come la new age va propugnando da anni, e posso sviluppare alcune "caratteristiche", perchè debbo pagare 5 videocassette ed uno o più corsi nei quali, oltretutto, "Chi utilizza un contenitore-frigorifero potrà comprare del ghiaccio."?
Quanto costa tutto ciò? I video 93,00, il corso per principianti 800$, una giornata con Ramtha 50$, il prossimo corso in Italia dai 500 ai 650$...(dati del sito internet)
Considerazioni:
1) se qualcuno afferma che ognuno di noi è Dio, o almeno a livello filosofico, e vuole spiegarmelo, potrebbe spiegarmelo gratis? A me puzza di BUSINESS, qui la spiritualità sta in centesimo piano. Ve lo immaginate il Papa o qualche catechista delle nostre parrocchie che si facesse pagare per insegnare la dottrina cattolica? Sarebbe ovviamente tacciato delle peggiori accuse infamanti di questo mondo, simoniaco, e quant'altro.
2) Se qui c'è business, allora siamo nella completa malafede, che fa parte anche di altre sette che non cito, che fanno corsi di "conoscenza di sè" e similari, con prezzi variabili, fino al miliardo di vecchie lire, per ottenere un pò di autostima in più e qualche bracciale energetico. Se il cattolicesimo fosse stato basato sul business, non sarebbe durato fino ad oggi.
Io ho detto la mia.
E voi che ne pensate?
Abbracci e baci.
IlCattolico.

scritto da IlCattolico alle ore 23:43

http://ilcattolico.blog.excite.it/archive/category/Societ%C3%A0

commenta leggi commenti (35)

Falsa Luce che inganna i viandanti

Falsa Luce che inganna i viandanti


RAMTHA L'ILLUMINATO

Una sedicente medium americana nota come J.Z. Knight, il cui vero nome è Judith Darlene Hampton, sostiene di aver contattato un'entità di nome Ramtha servendosi delle tecniche di channeling. Questo Ramtha sarebbe un guerriero di Lemuria, che più di 35.000 anni orsono condusse una guerra contro gli Atlantidei. Secondo questa narrazione, Ramtha avrebbe guidato un imponente esercito di oltre due milioni di guerrieri reclutati in tutti i continenti, e sarebbe giunto a conquistare i due terzi delle terre emerse del globo. Nel periodo in cui visse come uomo, la Terra avrebbe attraversato un periodo di gravi catastrofi geologiche. Knight dice che Ramtha fu tradito e quasi ucciso, e che passò quindi sette anni in un luogo isolato, osservando la natura e sviluppando doti paranormali. Divenne chiaroveggente e in grado di muoversi fuori dal corpo. Avrebbe quindi raggiunto il suo esercito in India e dopo aver insegnato ai suoi uomini una nuova filosofia, sarebbe asceso in cielo.

Secondo un canovaccio ormai sperimentato a fondo, Ramtha avrebbe portato la sua conoscenza agli umani delle varie epoche fondando le civiltà che si sono succedute sulla Terra, a partire dagli Antichi Egizi. Tutto ciò che è ritenuto positivo nella storia, viene attribuito all'influenza di Ramtha, dagli insegnamenti di Socrate al genio di Leonardo da Vinci, dall'Induismo all'arte di Michelangelo.

Dalla rivelazione che Knight avrebbe avuto è stata fondata a Yelm nel 1987 la Ramtha's School of Enlightenment (Scuola di Illuminazione di Ramtha, RSE). La dottrina trasmessa da questa entità incorporea è di tipo panteista. Non riconosce una netta separazione tra spirito e materia, definendo la materia come la parte più densa di un universo che per sua natura è in ogni caso spirituale. In questo si oppone in modo radicale allo Gnosticismo. Il punto centrale dell'insegnamento di Ramtha è la cosiddetta Internalizzazione della Divinità, ossia l'idea di Dio come vivente in ogni individuo. Ogni essere umano sarebbe così Dio, e dovrebbe soltanto rendersi conto di ciò per accedere a un'esistenza superiore. E' ancora la dottrina del Libero Spirito che riemerge prepotentemente in questo periodo storico di eclissi del Dualismo. Essendo impossibile comprendere e metabolizzare il Male da simili presupposti, questo sarebbe riconducibile a uno stato di semplice ignoranza. Per vincere il Male, quindi, sarebbe sufficiente sviluppare la propria consapevolezza interiore e riconoscendo la propria natura più profonda si influenzerebbe in modo positivo il destino. Un tocco di ottimismo psichedelico si rivelata spesso vincente.

Questi sono i princìpi fondamentali della filosofia di Ramtha:

1) L'affermazione "Tu sei Dio";
2) l'orientamento che permette di rendere noto l'ignoto;
3) il concetto che la consapevolezza e l'energia creano la natura della realtà;
4) la sfida a conquistare se stessi.



In teoria Ramtha dovrebbe comunicare usando la lingua di Lemuria, o almeno trasmettere a Knight la conoscenza di alcune parole significative di quel suo passato. Invece si esprime in un inglese corretto, il cui unico tocco esotico sarebbe un lieve accento indostano. Altra cosa che colpisce è la sua incapacità di comprendere alcune parole, come per esempio "carota". Davvero strano per un benefattore dell'umanità che dovrebbe conoscere ogni parola di ogni lingua terrestre, avendo egli vagato per la Terra ed essendo stato l'ispiratore dei più elevati intelletti umani. In netto contrasto con queste difficoltà linguistiche, Ramtha sarebbe ben informato su dettagli di politica mondiale. Anche solo da questi indizi si può comprendere che questo channelling non è genuino, ma le descrizioni della fauna e della flora di Lemuria sono ancora più assurde: quel continente scomparso sarebbe stato popolato esclusivamente da umani e - letteralmente - da lemuri, ossia da proscimmie.


Ci sono state numerose controversie. Ritengo notevole il caso di un uomo sieropositivo che evitò di curarsi nell'assurda convinzione di poter essere risanato dalla sua fede in Ramtha, e quando si accorse di essere in fin di vita denunciò J.Z. Knight. Il colmo del paradosso è che quest'uomo si chiamava realmente Knight (il caso fu detto "Knight vs. Knight).

Grottesca e degna di irrisione è invece la regolare apposizione di copyright allo spirito guida decisa dalla medium per prevenire la proliferazione di veggenti plagiarie. Forse alcuni ufologi riterranno inquietante sapere che J.Z. Knight è nata proprio a Roswell, New Mexico.



http://antikosmikos.splinder.com/post/17599827

Libertà religiosa. Il punto della situazione nel 2008

Libertà religiosa. Il punto della situazione nel 2008
Scritto da Simone Baroncia
Lunedì 27 Ottobre 2008 22:24
La negazione della libertà religiosa è sulle pagine di tutti i giornali. Violenze e soprusi si registrano continuamente in ogni parte del mondo. Per fare il punto sulla situazione, fornire notizie, fatti, situazioni e testimonianze su avvenimenti che potrebbero rischiare di passare sotto silenzio o sfuggire all’opinione pubblica è stato presentato il Rapporto 2008 sulla Libertà Religiosa nel Mondo di Aiuto alla Chiesa che Soffre.


Sono intervenuti padre Bernardo Cervellera, Camille Eid, Marco Politi, padre Joaquin Alliende, Paola Rivetta. Realizzato da ACS-Internazionale, il Rapporto, ha ricordato padre Allende, "risponde a un’esigenza sempre più avvertita dall’opinione pubblica, di conoscere la reale situazione dei diritti umani in generale e della libertà religiosa in particolare, quale diritto inalienabile di ogni essere umano. Questo Rapporto si qualifica per il suo approccio non confessionale, prendendo in esame la situazione di ciascun Paese, con riferimento a ogni restrittiva fattispecie giuridico-istituzionale o ad ogni tipologia socio-culturale o ideologica". Libertà di cambiare religione, di manifestare e praticare le proprie convinzioni religiose sia in privato che in pubblico, di sviluppare la propria vita religiosa, di trasmettere il proprio credo e di diffonderne i valori, il Rapporto analizza la presenza o la negazione della libertà religiosa in ogni nazione, fornendo dati e cifre, in molti casi, allarmanti.

"Quando si rompono le dighe della convivenza – ha affermato Marco Politi – il problema della violazione della libertà religiosa si presenta in tutta la sua valenza, al di là delle frontiere confessionali. Oggi gli Stati che rappresentano un problema sono Stati chiave per l’equilibrio mondiale: come ad esempio la Cina, dove perdura il controllo sulla libertà religiosa, o l’India, dove le violenze anticristiane di questi ultimi mesi hanno raggiunto proporzioni incredibili". Camille Eid ha posto l’attenzione invece sugli esodi forzati di cristiani dall’Iraq, registratisi in questi ultimi mesi. "La legge approvata lo scorso settembre in Parlamento a Baghdad – ha ricordato Camille Eid - ha abrogato l’articolo che in minima parte garantiva la libertà religiosa dei cristiani in Iraq".

"Cosa viene fuori dal Rapporto ACS 2008? – si è domandato padre Cervellera nel suo intervento alla conferenza stampa - un dato interessante è senza dubbio che le offese alla libertà religiosa avvengono sempre meno per cause ideologiche e sempre più per motivi di potere. Il tentativo di bloccare la libertà religiosa mira soprattutto a impoverire gli Stati, mantenendo la popolazione in una situazione di schiavitù. In altre nazioni come ad esempio la Cina, il timore di aprirsi alla libertà di culto coincide con il timore di non sollecitare in senso più ampio le altre libertà. Quindi dietro lo show di facciata, basti pensare alle Olimpiadi, la situazione di chiusura e di negazione della libertà rimane alterata". Sono oltre 60, ancora oggi, i Paesi nei quali si contano attacchi alla libertà religiosa.

Tra i Paesi del vicino Oriente l'Egitto è quello che conta il più grande numero di cristiani. In grande maggioranza appartengono alla Chiesa copto-ortodossa, gli altri fanno parte delle comunità ultra-minoritarie: copto-cattolica, armena, greco-ortodossa, greco-cattolica, caldea, maronita e latina. Delicata la situazione dell’Eritrea, dove nell’agosto 2007 le autorità hanno ordinato alla Chiesa cattolica di cedere al ministero per il Benessere sociale e il lavoro tutte le strutture sociali, quali scuole, cliniche, orfanotrofi e centri d’istruzione per le donne. Varie fonti indicano che ci sono non meno di 2mila detenuti per ragioni religiose (secondo Compass Direct News per il 95% sono cristiani, soprattutto di gruppi evangelici non riconosciuti) arrestati a partire dal maggio 2002 per la loro fede, incarcerati per mesi e anni senza accuse formali e senza processo (nonostante la legge proibisca detenzioni superiori a trenta giorni senza che sia contestata l’accusa), spesso in carceri militari, con condizioni di vita molto dure e senza assistenza medica. Ma è l’Arabia Saudita il Paese islamico in cui la libertà religiosa viene negata con maggiore evidenza, anche da un punto di vista formale. Il Regno si dichiara "integralmente" islamico, considera il Corano l'unica Costituzione del Paese e la sharia la sua legge fondamentale.

Tra le minacce maggiori alla libertà religiosa in Indonesia vi è soprattutto il terrorismo. Negli ultimi anni il Paese è stato colpito da una serie di sanguinosi attentati rivendicati dalla JI, braccio locale di al-Qaeda, che ha attaccato in prevalenza obiettivi "occidentali", come chiese e ambasciate. Pur garantendo la libertà religiosa, la costituzione indonesiana non ha di fatto impedito le minacce nate da una intensa campagna di islamizzazione, portata avanti da movimenti e formazioni estremiste e contro le cui iniziative il governo stenta spesso ad intervenire. In Nigeria, invece, i più diffusi atti di intolleranza e discriminazione religiosa sono quelli lamentati dalle varie comunità cristiane presenti negli Stati più islamizzati della Nigeria settentrionale che coincidono quasi sempre con i 12 Stati che hanno introdotto nella loro legislazione la sharia. Anche in Myanmar la situazione della libertà religiosa e dei diritti umani nel 2007 ha subito un netto peggioramento.

Tra agosto e settembre monaci buddisti si sono messi a capo di un movimento pacifico contro i soprusi e le politiche repressive del regime militare che dal 1962 regge il Paese con il pugno di ferro. In Iran la minoranza perseguitata con più violenza è quella dei Bahai, la più grande minoranza religiosa del paese, con circa 300mila fedeli. Grave anche la situazione nel Pakistan, dove lo strumento peggiore della repressione religiosa è la legge sulla blasfemia, l’esempio di legislazione più settaria e fondamentalista del Paese, che continua a mietere vittime. A Cuba invece le restrizioni alla libertà religiosa contribuiscono a impoverire la presenza dei giovani tra i fedeli cattolici e a far sì che, perfino tra i praticanti, il livello di appoggio alle misure morali come l'opposizione all'aborto e al divorzio, o il gesto di sposarsi in chiesa, non siano seguiti neanche dalla metà della popolazione.

Ultimo aggiornamento ( Lunedì 27 Ottobre 2008 22:31 )

http://www.korazym.org/index.php/esteri/6-internazionale/560-liberta-religiosa-il-punto-della-situazione-nel-2008

L'eretico padre gesuita Jon Sobrino

Notificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede su alcune affermazioni erronee del padre gesuita Jon Sobrino








La Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato una Notificazione su alcune opere del padre Jon Sobrino, della Compagnia di Gesù. Il padre gesuita è nato 68 anni fa in Spagna e da 50 anni vive in Salvador. “Diverse proposizioni” di padre Sobrino – afferma la Notificazione – “possono nuocere ai fedeli, a causa della loro erroneità o pericolosità”: tra queste il concetto di Chiesa dei poveri e di opzione esclusiva a loro favore, la negazione del valore normativo delle affermazioni del Nuovo Testamento e dei grandi Concili della Chiesa antica mettendo in dubbio punti cruciali della fede, come la divinità di Gesù Cristo, l’Incarnazione del Figlio di Dio, la relazione di Gesù con il Regno di Dio, la sua autocoscienza ed il valore salvifico della sua morte.
Le opere in questione sono due: Jesucristo liberador. Lectura històrico-teològica de Jesùs de Nazaret (Jesucristo) e La fe en Jesucristo. Ensayo desde las vìctimas (La fe).
Sui contenuti della Notificazione Giovanni Peduto ha intervistato il teologo professor don Donato Valentini:

**********

R. – Padre Sobrino dà rilievo alla esperienza; si precisa da parte della Congregazione: esperienza sì, ma “letta” secondo la autentica dottrina della Chiesa. Padre Sobrino afferma che “la Chiesa dei poveri” è il luogo ecclesiale per interpretare Cristo e per configurare “fondamentalmente” la cristologia. Si risponde: la Chiesa deve certo prestare attenzione e amore, in senso privilegiato, ma non esclusivo, ai poveri; però il luogo teologico fondamentale per la conoscenza della dottrina della Chiesa è la fede apostolica secondo la Vivente Tradizione della Chiesa. Padre Sobrino sostiene che le formule dogmatiche dei Concili sono “limitate e pericolose”. Si nota: esse sono limitate quanto al loro contenuto; non dicono tutto, né possono dirlo. Però, per il carisma del Magistero ecclesiastico, esprimono realmente verità cristiane e non sono “pericolose” ai fini della reale conoscenza ecclesiale della Parola. Si osserva che i “difetti” metodologici nei due scritti di padre Sobrino sono all’origine di alcuni suoi errori su Cristo.

D. - Dal punto di vista contenutistico, quali sono, secondo la Notificazione, gli errori circa la divinità di Gesù Cristo e la Incarnazione del Figlio di Dio?

R. - Primo: contrariamente alla dottrina cattolica, padre Sobrino scrive che nel Nuovo Testamento la divinità di Gesù Cristo è presente solo “in germe”; non ritiene con la “dovuta chiarezza” che in passi dello stesso Nuovo Testamento è affermata la divinità di Gesù in senso stretto e che, perciò, lo sviluppo dogmatico è in una chiara continuità con il Nuovo Testamento. Quanto all’Incarnazione del Figlio di Dio, padre Sobrino “stabilisce una distinzione fra il Figlio e Gesù, che suggerisce al lettore la presenza di due soggetti /due individui/ in Cristo: il Figlio assume la realtà di Gesù; il Figlio sperimenta l’umanità, la vita, il destino e la morte di Gesù. Non risulta con chiarezza che il Figlio è Gesù e Gesù è il Figlio”. Secondo: contrariamente alla errata nota teologia dell’ “homo assumptus” in cui l’Autore appare collocarsi, la Fede cattolica afferma l’unità della persona di Gesù in due nature, quella divina e quella umana (Concili di Efeso e soprattutto di Calcedonia). Gesù di Nazaret è vero perfetto Dio e vero perfetto uomo. L’unità della persona di Cristo “in due nature” fonda in Gesù la cosiddetta comunicatio idiomatum, ossia “la possibilità di riferire le proprietà della divinità all’umanità e viceversa”. Solo sulla base di questa possibilità, Maria è “genitrice di Dio”, Madre di Dio (Concilio di Efeso).

D. - Quali sono, secondo la Notificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, gli errori che seguono dalla precedente visione cristologica errata di padre Sobrino?

R. - Nella Notificazione, se ne evidenziano tre: la relazione di Gesù con il Regno di Dio, la autocoscienza di Gesù e il valore salvifico della sua morte. Primo: padre Sobrino “afferma certamente l’esistenza di una relazione speciale fra Gesù Cristo (mediador) ed il Regno di Dio (mediación), in quanto Gesù è il mediatore definitivo, ultimo ed escatologico del Regno”. Però “Gesù e il Regno vengono distinti in modo tale che il vincolo fra essi risulta privato del suo contenuto peculiare e della sua peculiarità”. Nota la Congregazione: in un certo modo il Regno di Dio si identifica con Gesù; esso infatti è presente e si compie in Lui. Inoltre, data la divinità di Cristo, la sua mediazione salvifica è singolare, unica, cioè a Lui solo propria, e assoluta e universale. (Dichiarazione Dominus Jesus). Secondo: padre Sobrino afferma che Gesù di Nazaret è un “credente come ognuno di noi”. Si osserva: ciò non salva la particolare relazione filiale di Gesù con il Padre; essendo Gesù Figlio di Dio fatto uomo, Egli ha, fin dal primo istante della sua esistenza, una visione diretta e immediata del Padre, una visione beatifica. Terzo: padre Sobrino della morte di Cristo enfatizza il valore di esemplarità e non ne afferma sufficientemente, chiaramente il valore di efficacia salvifica. Ora, si rileva nella Notificazione, la morte di Gesù di Nazaret ha certo un valore esemplare, ma non solo esemplare; essendo Dio fatto uomo ha pure un singolare, particolare valore salvifico: è causa di salvezza per tutti gli uomini. Gesù, lo ripetiamo, è vero Dio e vero uomo.
*********

Sulla vicenda ascoltiamo la riflessione del nostro direttore generale padre Federico Lombardi:

**********

Per comprendere il significato della Notificazione della Congregazione della Fede su alcune opere del Padre Jon Sobrino, penso che sia opportuno ricordare l’importanza della giusta comprensione della natura e dell’opera di Gesù Cristo come cuore stesso della fede cristiana.

Gesù Cristo è per la Chiesa il “mediatore” fra Dio e l’uomo, è il “pontefice”, cioè il costruttore del ponte che permette agli uomini di rientrare in rapporto di amicizia e unione con Dio, superando la distanza, la impossibilità di comunicazione provocata da una intera storia di peccati.

Per essere mediatore e ponte, Gesù Cristo deve poggiare saldamente sia sul versante dell’umanità, sia su quello della divinità. Se no, il passaggio da un versante all’altro è interrotto, o perlomeno insicuro. Fin dai primi secoli del cristianesimo questa necessità del ponte è stata affermata con forza e difesa con decisione nei confronti di numerose teorie che di fatto negavano o l’uno o l’altro pilastro fondamentale del ponte stesso: o l’umanità, o viceversa la divinità. Negando l’uno o l’altro aspetto si mette in questione in realtà la stessa salvezza dell’uomo, poiché viene a mancare la via concreta, reale, attraverso cui l’uomo può comunicare con Dio.

La riflessione teologica su Gesù Cristo ha quindi sempre dovuto tenere in conto i due aspetti, ambedue essenziali, anche se i differenti contesti storici e culturali hanno influito dando toni e accentuazioni caratteristiche alle diverse correnti teologiche o spirituali.

Spesso il contesto della esperienza cristiana porta a insistere sulla solidarietà fra Gesù e gli uomini, sulla sua partecipazione alle vicende umane: le sue controversie, la sua passione, la sua morte violenta sono cruciali per l’annuncio e per l’accoglienza del Vangelo da parte dei poveri, di chi soffre per la fede e la giustizia.

Chi vive la sua fede partecipando alle esperienze più drammatiche del popolo, coltiva naturalmente una sintonia spirituale profonda con l’umanità di Cristo, e – se teologo – è portato ad approfondire una “cristologia dal basso”, che fonda in profondità il pilastro del ponte che sta sul versante dell’umanità. E’ certo questa la situazione del P. Sobrino, nel solco caratteristico della teologia latinoamericana, così attenta al contesto del cammino di liberazione umana e spirituale dei popoli del continente. Non dimentichiamo che il P. Sobrino è stato membro di quella équipe dell’Università Centro Americana di San Salvador, sei membri della quale furono barbaramente assassinati nel 1989 proprio per il loro impegno culturale in solidarietà con il popolo salvadoregno.
Allo stesso tempo, la insistenza sulla solidarietà fra Cristo e l’uomo non deve essere portata al punto da lasciare in ombra o sottovalutare la dimensione che unisce Cristo a Dio. Perché se Cristo non è allo stesso tempo uomo e Dio il ponte manca del suo secondo appoggio e la realtà della nostra comunicazione con Dio viene messa radicalmente in questione.

Questo è il problema su cui si sviluppa l’argomentazione della “Notificazione”, che manifesta rispetto per l’opera di Sobrino e le sue intenzioni, ma ritiene di non potersi esimere dal mettere in rilievo che in alcune sue opere certe affermazioni su alcuni argomenti cruciali – come la divinità di Cristo, la Incarnazione del Figlio di Dio, l’autocoscienza di Gesù Cristo e il valore salvifico della sua morte – mettono in questione punti veramente fondamentali della fede permanente della Chiesa.

In altre parole, mettono in questione l’integrità e la stabilità del ponte che permette la comunicazione fra gli uomini e Dio, anche quella dei poveri di tutti i tempi.

*********


http://www.oecumene.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=122867

CONDIZIONI PER SEGUIRE GESU'

CONDIZIONI PER SEGUIRE GESU'
Vangelo di San Matteo: 16, 24-17, 13
16[24]Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. [25]Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. [26]Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima? [27]Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni. [28]In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno».

17[1]Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. [2]E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. [3]Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. [4]Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». [5]Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». [6]All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. [7]Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». [8]Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.

[9]E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».

[10]Allora i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». [11]Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. [12]Ma io vi dico: Elia è gia venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro». [13]Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista.

http://www.maranatha.it/Bibbia/5-VangeliAtti/47-MatteoPage.htm

La suora "eretica" e la prostituta

24/10/2008 - IL VECCHIO CRONISTA

La suora "eretica" e la prostituta



IGOR MAN

Madre Teresa (1912-1997), l’abbé Pierre (1912-2007), suor Emmanuelle (1908-2008): i grandi vecchi di Dio se ne vanno. Ognuno di loro è morto come sperava. Madre Teresa di Calcutta in fuga dai funerali di Stato, la minuscola bara passata di mano in mano sino al tempio della Dea Kalì dove i suoi amici indiani avevano ritagliato uno spazio per lei; l’abbé Pierre che dice ai confratelli di non accendere la luce perché «sta arrivando Gesù»; suor Emmanuelle svanita dormendo all’alba dello scorso ottobre, diceva di non temere la morte ma il «prima» (l’agonia) e ogni notte, addormentandosi, «Signore, prendimi nel sonno», pregava. Il Vecchio Cronista ha avuto la ventura di passare una bella serata con lei. Accadde a Palermo nel settembre 2002, dopo la preghiera interreligiosa guidata dalla Comunità (laica) di Sant’Egidio. Nella corte cardinalizia avevano preparato un buon pranzo, Angela ci piazzò al tavolo di suor Emmanuelle. Ogni tanto lei rimaneva con la forchetta a mezz’aria: «Questo buon boccone - bisbigliava,- piacerebbe a Labib, sì a Labib Adli». E chi è Labib? «È l’egiziano che mi ha fatto scoprire gli zabbalín, gli straccivendoli. È lui che mi ha portato a Ezbet el-Nakhl».

In quel luogo non luogo infame dove underdogs in sembianze umane selezionano e riciclano l’immondizia del Cairo, la suora trova «il posto giusto». Per pregare. Nella sua baraccopoli la ragazza-bene che s’è fatta monaca mettendo in crisi l’intera sua famiglia, lei, suor Madeleine Cinquin detta Emmanuelle, arrangia un alloggio saccheggiato dai topi e da tre maiali, col bagno pubblico dietro un cumulo di sterco e monnezza. In quel tempo ha 62 anni, spera di mettere un po’ d’ordine nel letamaio abitato da centomila disgraziati. In quel luogo-non-luogo coabitano islamici cristiani copti, pochi cattolici. Contro le autorità religiose, la suora si ostina a rimanere «a casa mia», come dice. E giorno dopo giorno diventa «una di loro» adoperandosi per dare a chi non ha quel che desidera: il campo di calcio, la scuola, la dignità del lavoro. Ad adottarla sono in primis le donne che grazie a lei scoprono la dignità. Ma se gli straccivendoli alla fine l’adottano, il rapporto con le autorità religiose rimane difficile: c’è chi l’accusa d’essere «eretica», persino. In fatto suor Emmanuelle è una credente atipica: proclama di rinunciare al proselitismo, nega, fortemente nega che fosse necessario crocefiggere Gesù. E lo scrive ai superiori. «Mi infastidisce - afferma -, l’idea ch’era necessario che Gesù morisse affinché suo padre ci perdonasse. Ma come: Dio ch’è amore senza confini avrebbe avuto bisogno di sacrificare il suo stesso figlio per rimediare ai nostri peccati? Dio coinvolto nell’assassinio di suo figlio, lui che perdona settanta volte sette, vale a dire sempre? Cristo non è morto per far piacere a suo padre, tuttavia non significa ch’egli non sia morto per noi. Sì, è morto per noi perché si è fatto uno di noi. Ha accettato, per rivelarci ch’era Dio, di morire come noi». Ed è interessante che per dar nerbo al suo discorso, la suora degli straccivendoli citi l’allora cardinale Ratzinger: «Alcuni testi di devozione sembrano suggerire che la giustizia inesorabile abbia preteso un sacrificio umano, il sacrificio del suo stesso figlio. Questa immagine è tanto diffusa quanto fallace» (J. Ratzinger, Foi chrétienne hier et aujourd’hui, Mame 1976).

Congedandoci, chiesi alla suora quale fosse il ricordo suo più bello. «Nel ferragosto del 1967 il caldo si mangiava i polmoni. Avevo sete ma la mia borraccia era sparita. La mia vicina, L., professione meretrice, alzò la stuoia che le faceva da giaciglio e divise con me l’acqua che aveva nascosta. La bevemmo tutta. Insieme». La suora e la prostituta, lodando San Francesco.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=5157&ID_sezione=&sezione=

LA CHIESA EVANGELICA DI PALMI AMICA D'ISRAELE

LA CHIESA EVANGELICA DI PALMI AMICA D'ISRAELE
Dagli anni '50 esiste a Palmi una Chiesa evangelica in forte espansione, di origine pentacostale, che riconosce solo il battesimo degli adulti e si caratterizza per l'accettazione personale da parte dei suoi membri della salvezza che viene da Gesù, nonché per un grande impegno missionario e di aiuto ai più poveri e bisognosi.
Caratteristica di questa chiesa (come di tutte le altre che si riconoscono in EDIPI (Evangelici d'Italia per Israele) è una grande amicizia e un grande amore per gli ebrei e per lo Stato di Israele.

Segno e frutto particolare di questa amicizia è la splendida Corale (che ho avuto modo di seguire con commozione l'anno scorso a Bova Marina in occasione della Giornata della cultura ebraica), che predilige i canti e le musiche ebraiche, e li esegue con amore e perizia, come potete direttamente sentire e vedere nel loro sito.


Voglio ora riprendere dal loro sito quanto dicono a proposito di Israele:
"La Chiesa di Palmi ha abbracciato pienamente quello che è il proposito di Dio per Israele. Mentre il tempo dei gentili volge al termine e l’Evangelo viene predicato in tutto il mondo, il Signore sta raccogliendo e portando nella Terra Promessa il popolo ebraico, perchè è là che lo incontrerà. Ed è proprio in questo momento particolare, mentre il piano di Dio per la reintegrazione nazionale e spirituale di Israele si adempie, che lo Spirito Santo ci induce ad intercedere per la pace di Gerusalemme con quella passione che viene dall’alto.
Questo significa benedire e sostenere Israele, combattendo le entità infernali dell’antisemitismo e dell’antisionismo.
Questo significa pregare affinché sia riversato “sugli abitanti di Gerusalemme lo Spirito di grazia e di supplicazione” ed essi possano guardare a Colui che hanno trafitto e dire: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!” (vedi Zaccaria 12:10; Matteo 24:39).
Questo significa pregare per il ritorno di Gesù, il Principe della pace, Colui che poggerà i Suoi piedi sopra il Monte degli Ulivi, che sarà re su tutta la terra e che sarà adorato da tutte le nazioni (vedi Zaccaria 14:4,9,16)".
Pubblicato da Agazio Fraietta a 16.49 0 commenti Link a questo post
Etichette: Attualità, Tematiche
http://calabriajudaica.blogspot.com/2008_09_01_archive.html

LA DIASPORA DEGLI EBREI CALABRESI

LA DIASPORA DEGLI EBREI CALABRESI

Come "diaspora" (golah), qui intendo gli ebrei calabresi che si sparsero nei diversi paesi in seguito alle successive cacciate a cui furono soggetti; ovviamente è un termine improprio, in quanto qui sono inclusi anche quelli che in realtà fecero ritorno (aliyah) nella Terra dei Padri.
Le notizie, quando non indicato diversamente, sono tratte da:

(L) = Fabrizio Lelli, L’influenza dell’ebraismo italiano meridionale sul culto e sulle tradizioni linguistico-letterarie delle comunità greche, in AISG (Associazione italiana di studio del giudaismo): Materia giudaica, Anno XI/1-2 (2006): Atti del XIX Convegno Internazionale dell'AISG, L'ebraismo dell'Italia meridionale nel contesto mediterraneo. Nuovi contributi. Siracusa 25-27 settembre 2005, a cura di Mauro Perani, pp. 201-216
(M) = Attilio Milano, Storia degli ebrei italiani nel Levante, Firenze, Israel, 1949



Come premessa bisogna ricordare che furono tre le cacciate degli ebrei dal Meridione:
1) In seguito all'ondata antiebraica scatenata dalla discesa del francese Carlo VIII nel 1494, molti ebrei fuggono, e più numerosi saranno, quando, tornati gli Aragonesi, il 26 ottobre 1496 re Federico espelle gli ebrei dal Napoletano; in realtà il bando ebbe breve durata, e si ebbe, come a compensazione, un flusso di ebrei scacciati nel 1497 dal Portogallo.
2) Passato il Meridione alla Corona spagnola, Ferdinando il Cattolico pubblica il 31 dicembre 1510 un nuovo decreto di espulsione, che ordinava la partenza entro il 25 lugilo dell'anno successivo; sarà questo che segnerà realmente la fine delle comunità ebraiche, sebbene nel 1520, per le proteste delle popolazioni oppresse dai "banchieri cristiani" che avevano sostituito gli "usurai ebrei", Carlo V dovrà riammetterli; si tratterà, almeno per quanto riguarda la Calabria, di un rientro poco numeroso.
3) Il 31 ottobre 1541, in seguito ad un provvedimento del viceré Pietro Da Toledo, avviene l'ultima e definitiva cacciata dei non moltissimi ebrei che ancora si trovavano al Sud; dopo di questa data possiamo dire che ogni presenza ebraica che non sia sporadica e temporanea sia cessata in Calabria e nella maggior parte del Sud, fatte salve la comunità di Napoli rinata nell'800, la recentissima comunità pugliese, e la comunità di Palermo, estinta dopo le persecuzioni razziali fasciste e la seconda guerra mondiale.

Nell'esposizione seguirò un criterio geografico piuttosto che cronologico, e, nel testo, richiamerò con un numero tra parentesi le località segnalate nella cartina.


Secondo molti studiosi e secondo quanto dice Domenico Spanò Bolani in Storia di Reggio di Calabria da' tempi primitivi sino all'anno di Cristo, del 1857, il 25 luglio 1511 gli ebrei di Reggio (ed è da supporre che insieme a loro molti altri ebrei calabresi), fatto scalo a Messina si dirigono verso LIVORNO (1) e ROMA (2); sarebbe molto interessante (e importante) poter effettuare una ricerca negli archivi di queste due comunità per reperire notizie su questa emigrazione. A Roma si sa che esistette una Schola (sinagoga e quindi comunità) siciliana, alla quale è possibile che fossero aggregati anche i calabresi.

Ad ARTA (3) (in Grecia, nei pressi di Corfù), (M) nel primo decennio del Cinquecento troviamo la popolazione ebraica organizzata in quattro comunità distinte: quella di Corfù, che raccoglieva tutto l’elemento indigeno, quella di Puglia, - che da sola contava circa trenta famiglie – quella di Calabria, e quella di Sicilia; in breve la comunità corfiota scomparve: l'influenza degli italiani si fece numericamente così prevalente, e così prevalente la attrazione negli ebrei indigeni verso genti e modi di vita più raffinati, che pochi anni appresso i corfioti finirono per disperdersi in mezzo alle altre tre comunità, e principalmente nella pugliese.
Arta fu sede di un'accesa discussione tra le comunità italiane, ed all'interno di essa.
Nel 1570 (M) alcuni fedeli della comunità Sicilia ebbero da ridire sul loro rabbino Abraham Albilada, e si rivolsero per consiglio al rabbino della comunità Calabria, Menachem Del Medigo (probabilmente veneto, come altri rabbini di queste comunità), che consigliò di separarsi dalla comunità e dal rabbino. Albilada si rivolse per giustizia al tribunale ebraico di Salonicco e Del Medigo, forse spazientito per fatto, si trasferì nello stesso 1570 a Safed, che, come vedremo, fu meta di altri italiani tra cui alcuni calabresi.
Ma a sua volta, la comunità calabrese lamentava dei torti da parte di quella siciliana. (L) Il consiglio della comunità calabrese aveva decretato che nessuno potesse lasciare la comunità per andare a pregare in una delle altre sinagoghe. Ma invece una parte passò alla sinagoga siciliana e gli anziani della comunità calabrese si recarono dagli anziani di quella siciliana per convincerli a rifiutare di accogliere i dissidenti, senza però averne soddisfazione.

A CASTORIA (4) (sempre in Grecia, ma all'interno, verso il confine con le attuali Albania e Macedonia) (M) vi era il Tempio detto di Sicilia, che era il più importante, perché raccoglieva la maggioranza degli ebrei viventi a Castoria; fondato dai siciliani, accolse anche i pugliesi e i calabresi.

(M) Tra i saccheggi delle giudecche alla calata di Carlo VIII (1495-96) e l'espulsione da parte del Re Cattolico nel 1511, moltissimi calabresi e pugliesi abbandonarono il Regno; è in questo periodo che a SALONICCO (5) (ancora in Grecia), alle comunità Italia e Sicilia, vennero ad affiancarsi quelle di Calabria e Puglia.
Ma, come abbiamo visto nel caso della comunità siciliana di Arta, dove ci sono due ebrei ci sono tre partiti, e così (L) la comunità Calabria, fondata nel 1497 , poco dopo la metà del Cinquecento, si divise in tre: Calabria Jashàn (Calabria Antica), nota dopo il 1553 come Nevè Shalòm (Dimora di pace), che nel 1537 diede origine alla sinagoga Calabria Chadasch (Calabria Nuova), detta anche Ishmael, e, nel 1545, alla sinagoga Chiana (il cui nome potrebbe derivare da una corruzione di Lucania, ma io avanzo l'ipotesi personalissima che potrebbe invece essere formata da calabresi della Piana, o da pugliesi di una delle tante zone pianeggianti della regione) la quale, si divise ulteriormente, dando vita alla sinagoga Nevè tzedek (Dimora di giustizia).
La sede della comunita’ Chiana, ricostruita dopo l’incendio del 1891, fu uno dei pochi edifici religiosi ebraici a sopravvivere alle distruzioni naziste; del piccolo luogo di preghiera, demolito negli anni ’80 del XX secolo, si conserva l’architrave marmorea dell’ingresso principale (ornata di iscrizione di dedica in ebraico), esposta al museo recentemente istituito dalla comunità tessalonicese, che conserva anche alcune foto dell’esterno e dell’interno del tempio. Fino all’incendio del 1917 la comunità Chiana custodiva otto rotoli della Torah, portati dall’Italia del Sud. L’antica sinagoga aveva la particolarità che la tevah (pulpito/altare) si trovava al centro della sala, secondo l’uso sefardita, ma a un livello ribassato rispetto al suolo. Questa particolarita’ veniva interpretata secondo Sal. 130,1: “Dagli abissi io t’invoco, Signore”.
A Salonicco (M) erano presenti i cognomi Rossano e Geraci (non si sa se appartenente a persone provenienti da Gerace in Calabria o da Geraci in Sicilia); tuttora esistono le famiglie ebraiche Tiano (che, anche nella variante Diano, è molto presente in Calabria) e Tzimino (che sembra risalire al siculo-calabro Cimino, piuttosto che al propriamente greco Kymino, e che potrebbe risalire ad un antenato coltivatore o commerciante di cumino); seppur di origine italiana, il cognome Soriano sembra aver invece il significato di "siriano" (in italiano antico la Siria era chiamata "Soria"), piuttosto che essere originario di Soriano Calabro.

A COSTANTINOPOLI (6) (l'odierna Istanbul, in Turchia), (M) intorno alla sinagoga Italia, che forse scomparve dopo la frammentazione, vennero a formarsene altre quattro: Puglia, Messina, Sicilia e Calabria.

Altri insediamenti di ebrei provenienti dalla Calabria si possono ricavare dalle notizie biografiche della famiglia Vital (M): intorno al 1540 risultano viventi a DAMASCO (7) (in Siria) Chaim Vital con il fratello Mosè ed il figlio Samuel suo.
Il quale Chaim era nato a SAFED (8) (nel Nord di Israele), di padre calabrese, ed anch’egli studioso di Cabala e noto in Palestina ed in per la sua abilità nella trascrizione su pergamenta dei tefillìm (i filatteri).
Da Safed la famiglia Vital si trasferì prima a Damasco e poi a GERUSALEMME (9), ma nel 1570 Chaim ritornò a Safed, dove, morto il maestro Luria, egli, non ancora trentenne, ne è il successore.
Un nipote di Chaim Vital sarà anche rabbino al Cairo, ma ormai sarà passato tanto di quel tempo che non se ne può più parlare come di facente parte di un gruppo, ma della normale mobilità (più o meno imposta, più o meno spontanea) che caratterizzerà sempre gli ebrei.
Pubblicato da Agazio Fraietta a
Etichette: Storia, Tematiche
http://calabriajudaica.blogspot.com/2008_09_01_archive.html